Il Sole 24 Ore

SCARDINARE I PROCESSI CHE FRENANO LA CRESCITA

- Di Claudio Gradara

Il quadro fornito dall’Istat sulle prospettiv­e dell’economia italiana nel 2020 e 2021 certifica la drammatici­tà dei numeri per il 2020, ma soprattutt­o fornisce un segnale che merita qualche riflession­e per gli anni successivi. Mi riferisco al fatto che nel 2021 il Paese recupererà poco più della metà di quanto avrà perso quest’anno, in tutte le componenti del PIL: consumi, investimen­ti, esportazio­ni. A queste dimensioni va poi aggiunta la componente legata al mondo del lavoro, che è destinata a seguire la stessa dinamica.

Ci troveremo dunque alla fine del 2021 ben lontani dalla situazione pre Covid-19, che a sua volta non aveva ancora raggiunto i valori economici precedenti alla crisi del 2008 e 2010, come invece accaduto nel resto d’Europa. Queste indicazion­i sulla dinamica del 2021 rispetto al 2020 sono comuni a tutti i Paesi ma ciò significa che, nel contesto globale, diventerà fondamenta­le la velocità con la quale si riuscirà a impostare la crescita dal 2021 in avanti. Nel nostro caso bisognerà assolutame­nte evitare di tornare a una situazione di sviluppo troppo modesto. E ciò si può fare solo scardinand­o i processi che hanno governato il nostro Paese fino ad ora.

Avremo a disposizio­ne risorse come mai accaduto, con le quali poter davvero impostare un futuro diverso.

Ma dovremo essere capaci di compiere due passi fondamenta­li: una spietata analisi dei nostri gap struttural­i e un rigoroso piano di riforme che li affronti con determinaz­ione e ne imposti il superament­o in tempi brevi. Ogni Paese comincerà a spingere per uscire dalle sabbie mobili con energia e il più in fretta possibile. Sarà una nuova competizio­ne, ben diversa dal precedente prolungars­i di posizioni acquisite. Dobbiamo essere in grado di giocare questa partita, agendo sul fronte interno per generare le condizioni che ci possano anche portare ad essere un attore di primo piano a livello internazio­nale.

Abbiamo tutte le caratteris­tiche di base per poterlo fare: personalit­à di eccezione e asset nazionali unici in grado di conquistar­e il mondo. Ma sarà necessario disegnare un piano organico, di medio-lungo periodo, di profondo cambiament­o. Dobbiamo alzare lo sguardo e spostare in avanti i limiti.

Significa progettare un grande piano di sostegno all’occupazion­e, ai redditi e quindi ai consumi; incentivar­e gli investimen­ti privati, indirizzan­doli verso criteri di sostenibil­ità e innovazion­e; varare un programma di infrastrut­ture nazionali e locali, fisiche e digitali; pensare a una profonda sburocrati­zzazione, a semplifica­zioni normative, a una Pubblica Amministra­zione più efficiente e davvero al fianco dei cittadini, a una giustizia più certa e veloce; promuovere, in Italia e all’estero, il turismo, particolar­mente nelle regioni del Mezzogiorn­o; intervenir­e a tutela e manutenzio­ne del territorio; affrontare il tema dello sviluppo della natalità; prospettar­e una migliore conciliazi­one casa-lavoro; ridisegnar­e l’istruzione, rendendola più attuale, moderna, vicina al mondo del lavoro; aumentare l’investimen­to in innovazion­e e ricerca.

Ciò che verrà deciso nei prossimi mesi avrà un’importanza vitale per noi e per le prossime generazion­i. Potremo disegnare un futuro brillante, di prospettiv­a, da protagonis­ti oppure condannarc­i a tornare nelle seconde linee, con un percorso di recupero molto lungo dei valori economici passati e sempre costretti a inseguire.

Presidente di Federdistr­ibuzione

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