SCARDINARE I PROCESSI CHE FRENANO LA CRESCITA
Il quadro fornito dall’Istat sulle prospettive dell’economia italiana nel 2020 e 2021 certifica la drammaticità dei numeri per il 2020, ma soprattutto fornisce un segnale che merita qualche riflessione per gli anni successivi. Mi riferisco al fatto che nel 2021 il Paese recupererà poco più della metà di quanto avrà perso quest’anno, in tutte le componenti del PIL: consumi, investimenti, esportazioni. A queste dimensioni va poi aggiunta la componente legata al mondo del lavoro, che è destinata a seguire la stessa dinamica.
Ci troveremo dunque alla fine del 2021 ben lontani dalla situazione pre Covid-19, che a sua volta non aveva ancora raggiunto i valori economici precedenti alla crisi del 2008 e 2010, come invece accaduto nel resto d’Europa. Queste indicazioni sulla dinamica del 2021 rispetto al 2020 sono comuni a tutti i Paesi ma ciò significa che, nel contesto globale, diventerà fondamentale la velocità con la quale si riuscirà a impostare la crescita dal 2021 in avanti. Nel nostro caso bisognerà assolutamente evitare di tornare a una situazione di sviluppo troppo modesto. E ciò si può fare solo scardinando i processi che hanno governato il nostro Paese fino ad ora.
Avremo a disposizione risorse come mai accaduto, con le quali poter davvero impostare un futuro diverso.
Ma dovremo essere capaci di compiere due passi fondamentali: una spietata analisi dei nostri gap strutturali e un rigoroso piano di riforme che li affronti con determinazione e ne imposti il superamento in tempi brevi. Ogni Paese comincerà a spingere per uscire dalle sabbie mobili con energia e il più in fretta possibile. Sarà una nuova competizione, ben diversa dal precedente prolungarsi di posizioni acquisite. Dobbiamo essere in grado di giocare questa partita, agendo sul fronte interno per generare le condizioni che ci possano anche portare ad essere un attore di primo piano a livello internazionale.
Abbiamo tutte le caratteristiche di base per poterlo fare: personalità di eccezione e asset nazionali unici in grado di conquistare il mondo. Ma sarà necessario disegnare un piano organico, di medio-lungo periodo, di profondo cambiamento. Dobbiamo alzare lo sguardo e spostare in avanti i limiti.
Significa progettare un grande piano di sostegno all’occupazione, ai redditi e quindi ai consumi; incentivare gli investimenti privati, indirizzandoli verso criteri di sostenibilità e innovazione; varare un programma di infrastrutture nazionali e locali, fisiche e digitali; pensare a una profonda sburocratizzazione, a semplificazioni normative, a una Pubblica Amministrazione più efficiente e davvero al fianco dei cittadini, a una giustizia più certa e veloce; promuovere, in Italia e all’estero, il turismo, particolarmente nelle regioni del Mezzogiorno; intervenire a tutela e manutenzione del territorio; affrontare il tema dello sviluppo della natalità; prospettare una migliore conciliazione casa-lavoro; ridisegnare l’istruzione, rendendola più attuale, moderna, vicina al mondo del lavoro; aumentare l’investimento in innovazione e ricerca.
Ciò che verrà deciso nei prossimi mesi avrà un’importanza vitale per noi e per le prossime generazioni. Potremo disegnare un futuro brillante, di prospettiva, da protagonisti oppure condannarci a tornare nelle seconde linee, con un percorso di recupero molto lungo dei valori economici passati e sempre costretti a inseguire.
Presidente di Federdistribuzione