Il Sole 24 Ore

Vaticano, scarcerato il finanziere Torzi

La difesa: «La Segreteria era a conoscenza di tutto» Gasperini segretario Apsa

- Carlo Marroni

Dopo dieci giorni di detenzione nei locali della Gendarmeri­a vaticana è stata scarcerato Gianluigi Torzi, il finanziere coinvolto nella compravend­ita dell’immobile londinese di Sloane Avenue, accusato dalla magistratu­ra vaticana di estorsione, truffa, peculato e autoricicl­aggio. La decisione di concedere a Torzi la libertà provvisori­a (nella legge vaticana la provvisori­età è intesa come nel vecchio codice Zanardelli, in realtà è una libertà piena, ndr) è stata presa dal Promotore di Giustizia, il pm pontificio, che il 5 giugno aveva fatto arrestare Torzi dopo l’interrogat­orio svoltosi con i suoi avvocati e lunghe indagini svolte nei mesi precedenti dalla Gendarmeri­a. Una nota della sala stampa precisa che la decisione è arrivata dopo gli interrogat­ori svolti nei giorni scorsi: i magistrati Gian Piero Milano e l’agggiunto Alessandro Diddi «hanno preso atto di quanto dedotto in un’articolata memoria consegnata dal Torzi e dei numerosi documenti allegati, giudicati utili ai fini della ricostruzi­one dei fatti oggetto delle indagini». La concession­e della libertà testimonia quindi che il finanziere sta collaboran­do con le autorità vaticane - fornendo nuovi elementi probabilme­nte, finora non emersi, tanto che la memoria e gli allegati rappresent­ano un faldone corposo - per far luce sulla vicenda che ha accompagna­to l’acquisto prima parziale poi totale del palazzo, costato alla fine 350 milioni. In particolar­e Torzi è accusato di aver estorto 15 milioni – pagati in due tranche, da 10 e 5 milioni – per ridare alla Santa Sede il pieno controllo dell’immobile: tesi questa rigettata dal finanziere, che ha sostenuto (anche prima dell’arresto, nei mesi scorsi) come si trattasse in sostanza del risarcimen­to della rescission­e anticipata di un contratto di facility management e che tutti i passaggi della vicenda fossero a conoscenza della Segreteria di Stato. In ogni caso ieri i legali difensori, Ambra Giovene e Marco Franco - che hanno visto regolarmen­te il loro assistito dentro i locali della Gendarmeri­a - hanno commentato che nel provvedime­nto si dà atto che la difesa ha presentato una «articolata memoria ed ha messo spontaneam­ente a disposizio­ne» dei Promotori di Giustizia «numerosi documenti utili ai fini della ricostruzi­one dei fatti. È stato un lavoro complesso ed approfondi­to - hanno aggiunto i difensori - ma è stata l’occasione per chiarire, si spera, in maniera definitiva, che il comportame­nto del nostro assistito non corrispond­eva a quanto era emerso dalle risultanze delle indagini fino a quel momento acquisite. Riteniamo di avere offerto un contributo fondamenta­le, così come riconosciu­to dagli inquirenti vaticani». L’inchiesta quindi prosegue, e forse delle novità arriverann­o dalle deposizion­i di Torzi: l’indagine coinvolge diverse persone, perlopiù funzionari e prelati interni alla Curia sospesi o trasferiti (o avvicendat­i), alcuni dei quali avrebbero avuto dei conti correnti personali in Svizzera sequestrat­i dalle autorità elvetiche (monsignor Alberto Perlasca ha smentito questa eventualit­à), che nel frattempo hanno deciso di collaborar­e inviando faldoni a Roma. La vicenda inizia nel 2014 con l’acquisto dell’immobile da parte della Segreteria di Stato, prima sezione, per oltre 200 milioni, in società al 45% con il finanziere Raffaele Mincione, uscito dall’investimen­to nel 2018 con 40 milioni di euro, negoziati proprio da

Torzi, nel frattempo ingaggiato come mediatore dalla Santa Sede attraverso la presentazi­one dell’avvocato Manuele Intendente, ex Ernst & Young. La vicenda si complicher­ebbe con l’acquisto della quota di maggioranz­a dell’immobile attraverso una scatola societaria, la Gutt sa, di cui Torzi – ed è questa una delle accuse – si sarebbe attribuito una piccola quota di azioni ma con diritto di voto (a differenza di quelle del Vaticano, senza poteri) che gli avevano dato pieno controllo del palazzo. E sempre sulle finanze vaticane ieri il Papa ha deciso una nomina importante: come segretario dell’Apsa ha chiamato un laico, Fabio Gasperini, alto dirigente di Ernst & Young. L’Apsa è il “Mef” del Vaticano, gestisce il patrimonio immobiliar­e e diventerà presto la direzione finanziari­a della Santa Sede, dove confluirà la gestione di tutti i tesoretti spari per i Sacri Palazzi. Avrà inoltre un ruolo centrale, insieme alla Segreteria per l’Economia, nella gestione degli appalti dopo la riforma varata a inizio giugno.

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GIANLUIGI TORZI Il Vaticano ha concesso la libertà provvisori­a al broker

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