NUOVE REGOLE PER VELOCIZZARE L’EROGAZIONE DEI CREDITI ALLE PMI
In un Paese dove, dopo gli scandali che hanno travolto alcuni istituti di credito, possiamo vantare, oltre a grandi gruppi, anche un non trascurabile plotone di banche di minori dimensioni ma molto prossime al territorio, continuando a interrogarci, alla luce della lettura dei vari interventi governativi - soprattutto del Decreto Legge del 19 maggio 2020 - su quali siano gli attori che possano promuovere un’azione congiunta in grado di accelerare in maniera importante e definitiva l’erogazione del credito, non possiamo che pensare alle Banche, unitamente a enti con funzioni di garanzia, quali Sace e Mcc.
A nostro avviso, l’obiettivo da perseguire con immediatezza dopo il lockdown, stante l’urgenza imposta dagli accadimenti, è quello di permettere alle banche di accelerare e semplificare il processo di erogazione del credito alle micro, piccole e medie imprese che, invece, appare ancora estremamente laborioso e, quindi, rallentato.
Si deve cercare un sistema che consenta di velocizzare l’iter concessorio e, dal nostro punto di vista, questo è rinvenibile in un ancor più diffuso ampliamento della manleva di rischio, non soffermandosi solo sull’aspetto, di per sé parziale, degli impegni monetari.
La richiesta di una disposizione specifica che, per questi fatti e per un periodo di tempo ben definito, esenti la banca dalle eventuali responsabilità deve essere letta non già come una sorta di “liberi tutti”, inaccettabile per definizione, ma come un invito a operare, unitariamente e positivamente, verso il raggiungimento del bene comune – e prioritario – di una rapida ripartenza.
La fiducia nella conoscenza personale dell’accreditato – quando non è sciatto clientelismo – deve recuperarsi ed estrinsecarsi in una valutazione dei numeri che può e deve essere empatica, considerando il contesto in cui ci si trova; perché è a esso che, prima di tutto, si deve rispondere.
Gli istituti di credito, a loro volta, dovrebbero mantenere un elevato sistema di controllo interno, calibrandone l’intensità e istituendo delle task force, con funzioni di filtro, allargate ma composte da non più di 5/ 7 persone che, dotate di sensibilità e specializzazioni differenziate ( e con la obbligatoria presenza di personale esperto in compliance), possano celermente selezionare le richieste di credito presentate, eliminare quelle palesemente senza requisiti o incomplete, e sottoporre agli organi decisori le loro ragionate (più che motivate) conclusioni, entro un tempo prestabilito ( al massimo entro 15 giorni dalla presentazione della domanda, completa di tutti i documenti).
In questo modo, le banche, qualora svolgano al meglio il loro compito e ben rispondano al loro ruolo di “operatori di sistema” e non di semplici “iniettori di liquidità”, avrebbero sì un onere in più, ma assolverebbero a una funzione socio-economica di assoluto rilievo, evitando la concessione di crediti “a pioggia” e, anzi, selezionando i meritevoli da chi, certamente, tenterà di approfittare anche della crisi per continuare a inquinare il mercato, con mezzi e mezzucci di infimo livello: chi non ha merito, non deve accedere al credito.
Siamo sicuri che senza la spada di Damocle delle inchieste ( soprattutto se giudiziarie, sempre sbandierabili, dalle anime belle, come “atti dovuti” in qualsiasi circostanza di tempo e luogo), gli istituti di credito potrebbero disporre di ampi margini operativi (concetto strutturalmente diverso da quello, fin troppo conosciuto, della insultante discrezionalità a favore di impresentabili e dannosi soggetti) nella concessione del credito e aiuterebbero il sistema economico a ripartire mediante quella immediata immissione di liquidità senza cui non ha senso parlare, in un deprimente, semplicistico e fuorviante, politichese, di fase 2 o 3 che dir si voglia.
Non si chiede certo uno stravoldi gimento del sistema, ma soltanto l’inserimento transitorio di poche disposizioni giustificate da una situazione eccezionale che merita iniziative eccezionali finalizzate, oltretutto, a contrastare il rischio, enorme, di un prepotente ritorno di pratiche usuraie, se non di vera e propria rivolta sociale, direttamente proporzionate all’impoverimento delle famiglie.
La crisi può paradossalmente avere, come si sa, un effetto positivo se permetterà, attraverso una responsabile economia di sistema, di sostenere le imprese sane e di eliminare, senza alcuna indulgenza, le malefiche imprese – e i malefici imprenditori – dal mercato.
Il sistema bancario è l’attore principale della rinascita e l’algoritmo, di cui oggi la banca si può e si deve avvalere è freddo e muto calcolatore solo per chi si rifugia dietro il suo verde o il suo rosso, mentre diventa utilissimo per chi ne sappia valorizzare l’uso quale strumento misuratore, propedeutico al recupero della fiducia in chi quei numeri (misurati dall’algoritmo) li attua nel contesto in cui opera: insomma, si deve valutare il richiedente il credito quale essere umano tra gli esseri umani e non solo numero tra i numeri.
Occorre che il regista – lo Stato – ne disegni la trama su misura e, per restare in tema cinematografico, inizi immediatamente le riprese, perché c’è pochissimo tempo e perché il sistema necessita di decisioni condivise e coraggiose per camminare speditamente verso il traguardo finale: la ripartenza del mercato che, per sopravvivere nel medio – lungo periodo, deve basarsi su un sano conflitto competitivo ( concetto mai ripetuto abbastanza), senza dimenticare il controllo sociale cui, sommessamente, accennavamo in un nostro precedente intervento.