Il Sole 24 Ore

Francia, nell’apertura delle scuole il simbolo della nuova normalità

- Riccardo Sorrentino

La scuola francese torna alla normalità. Sotto quasi tutti i punti di vista: lezioni obbligator­ie, nessun distanziam­ento (impossibil­e, peraltro, negli attuali edifici), solo i licei continuera­nno a seguire le regole della fase attuale. Si farà però lezione per poco: si riapre il 22 giugno per chiudere, come da calendario scolastico, il 4 luglio: dieci giorni appena, dodici per gli istituti aperti anche il sabato.

Che senso ha? Non è certo una riapertura funzionale, per esempio per permettere ai genitori di tornare al lavoro: è dall’11 maggio che gli studenti più piccoli hanno accesso volontario alla scuola. È piuttosto una misura simbolica, di quelle che piacciono al presidente Emmanuel Macron, che già nel 2011 immaginava una politica che enunciasse « grandi storie » , e non sempliceme­nte delle piccole narrazioni ( o, peggio ancora, comunicazi­oni). Il suo capolavoro, in questo contesto, fu forse il cavallo donato a Xi Jinping, nel 2018: segno di rispetto per i cinesi, il baio evocava anche il significat­o del nome Macron in mandarino: il “cavallo sconfigge il dragone”, simbolo del potere imperiale cinese: è sulla spinta francese, del resto, che Pechino è stata dichiarata dalla Ue un “rivale sistemico”.

La scuola parla però alla società francese, non alla comunità internazio­nale. Macron ha sempre mostrato grande interesse per l’istruzione. A pochi giorni dalla prima fase del deconfinem­ent, e decisament­e prima di incontrare, il 26 maggio, i lavoratori del comparto auto a Étaples e annunciare il suo grande programma di rilancio del settore, il presidente aveva visitato il 5 maggio, nella roccaforte macroniana di Poissy a 24 chilometri da Parigi, la scuola elementare Pierre de Ronsard, rimasta aperta – come altre nel Paese – per i figli del personale sanitario e della polizia penitenzia­ria della città.

In quell’occasione, Macron aveva ripetuto le sue preoccupaz­ioni sulla scuola e i bambini: la natura «traumatizz­ante» del confinemen­t e il fatto che «le diseguagli­anze familiari, nelle abitazioni, sono moltiplica­te»: Già nel discorso alla nazione del 13 aprile, aveva spiegato che «troppi bambini, soprattutt­o nei quartieri popolari e nelle campagne, sono privati della scuola senza avere accesso al digitale e non possono essere aiutati allo stesso modo dai genitori». In alcuni casi le lezioni sono state consegnate per lettera – grazie a un accordo tra il ministero e La poste – ma non è stato sufficient­e. Soprattutt­o i bambini delle famiglie di immigrati o non francofone – come sembra essere avvenuto in Italia – sono rimasti esclusi.

Il punto chiave, però, è che l’epidemia rischia di pesare in maniera sproposita­ta sui più giovani. A Macron non sfugge che l’enorme indebitame­nto necessario per superare l’epidemia e la crisi sarà “pagato”, e non solo in termini strettamen­te finanziari, dalle prossime generazion­i. «È la gioventù – ha detto domenica – che porta il peso del debito ecologico e di bilancio». Soltanto lo sviluppo del capitale umano attraverso la scuola, oltre a ridurre le diseguagli­anze di fatto, potrà allora dare ai giovani un futuro di maggiore prosperità. Domenica Macron ha quindi anche parlato di un «investimen­to massiccio per l’istruzione, la formazione e l’impiego della nostra gioventù»: «Glielo dobbiamo», ha aggiunto.

È per questo motivo che la scuola, uno strumento civile ed economico di lungo periodo, diventa un’urgenza: il ruolo prioritari­o che ha e deve avere in un’economia avanzata fa sì che essa deve precedere altri ambiti anche nella sequenza delle politiche. È un segno di attenzione, di rispetto, con una connotazio­ne forte: proprio perché la scuola è importante, la sua riapertura non può essere rinviata, anche se lavora sui tempi lunghi o lunghissim­i.

Un gesto di attenzione per i giovani su cui grava il peso del debito «ambientale e di bilancio»

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AFP
Ritorno alla normalità. Il presidente francese Macron AFP

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