Quei 500 Comuni contro le antenne 5G
Appello delle Fondazioni per favorire lo sviluppo avversato da alcuni sindaci Saliti duranti il lockdown gli enti con ordinanze per bloccare le antenne
Il 5G è «necessario e urgente, va realizzato rapidamente per il futuro dell'Italia». La richiesta al Governo è dunque di intervenire, per facilitare il percorso anche «liberando le diverse amministrazioni dall’assedio di posizioni irrazionali e antiscientifiche». A scendere in campo sono 11 fra fondazioni, centri economici e istituti specializzati. Organismi “terzi”, ma vicini al mondo dell’economia e dell’industria che iniziano a sentire forte il vento contrario a un 5G su cui l’Italia è ora all’avanguardia: sarebbero già 500 i Comuni d’Italia su posizioni #Stop5G.
Il 5G è «necessario e urgente, va realizzato rapidamente per il futuro dell’Italia». La richiesta al Governo è dunque di intervenire, per facilitare il percorso anche «liberando le diverse amministrazioni dall’assedio di posizioni irrazionali e antiscientifiche».
A scendere in campo stavolta non sono le telco, ma 11 fra fondazioni, centri economici e istituti specializzati. Organismi “terzi”, ma vicini al mondo dell’economia e dell’industria che evidentemente iniziano a sentire troppo forte il vento contrario a un 5G su cui l’Italia è ora all’avanguardia: terza in Europa secondo il Desi, l’indice usato dalla Commissione Ue per misurare lo stato d’avanzamento digitale del Paese (a livello generale siamo quartultimi).
Il rischio è del resto grande. Solo per fare un esempio, il report “5G for business: a 2030 market compass” di Ericsson e Arthur D.Little stima che in Italia il 5G potrà abilitare opportunità industriali per 32 miliardi di dollari nel 2030. Un El Dorado che si sta scontrando con l’opposizione di un numero crescente di Comuni. «In soli 14 mesi 500 comuni d’Italia sono diventati ufficialmente #Stop5G» è l’indicazione entusiastica che apre il sito di Alleanza Italiana Stop 5G: associazione che si definisce un «comitato informale, una rete apartitica e trasversale della società civile spontaneamente coagulata». Non si tratta solo di piccole realtà. Ci sono, infatti, anche centri come Udine, Messina, Vicenza, Foggia, Siracusa a cercare di mettere i bastoni fra le ruote al 5G con ordinanze più o meno impositive. Il principio di precauzione è uno dei tasti su cui battono gli oppositori mescolando varie argomentazioni. Tra queste i dubbi sulla presunta maggiore pericolosità del segnale 5G per la salute (sconfessata da pareri degli esperti) e addirittura sul legame fra 5G e coronavirus.
Davvero troppo. Da qui il documento sottoscritto da Centro Economia Digitale, Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni, Fondazione Luigi Einaudi, Fondazione Magna Carta, Fondazione Guglielmo Marconi, Fondazione Aristide Merloni, Fondazione Adriano Olivetti, Fondazione Ottimisti&Razionali, Fondazione Prioritalia, Istituto Bruno Leoni e Istituto per la Competitività. «Crediamo – spiega al Sole 24 Ore
Francesco Merloni, presidente della Fondazione Merloni – nei vantaggi del 5G che consideriamo un acceleratore dello sviluppo del Paese. Peraltro per territori come i nostri, con zone lontane e decentrate, la digitalizzazione e la possibilità di avere coperture e servizi adeguati è fondamentale per stare al passo. Tre anni fa abbiamo lanciato il piano “Salviamo gli Appennini” con progetti su formazione digitale, telemedicina. Il 5G può essere risolutivo».
Per Claudio Velardi, della Fondazione Ottimisti&Razionali «la fase della diatriba sugli effetti negativi del 5G sulla salute dovrebbe essere davvero considerata superata. Il nostro è comunque un appello non contro qualcuno, ma a favore di un 5G per il quale, ora, sono essenziali interventi di semplificazione». Carlo Stagnaro (Istituto Bruno Leoni) dal canto suo parte dall’«evidenza dell’importanza di reti e digitale che ci è stata restituita dall’emergenza coronavirus. Ritardare lo sviluppo del 5G vuol dire penalizzare lo sviluppo dell’economia, ma anche l’inclusione sociale».
Posizioni nette. Anche perché, come detto, i Comuni anti 5G si stanno moltiplicando. «Il mio Comune – spiega Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci – è uno di quelli in cui sono state condotte le sperimentazioni». Come presidente Anci Decaro però segnala di aver «chiesto al Governo di portare avanti un piano di comunicazione, basato su assunti scientifici, per accompagnare cittadini e amministrazioni, evitando al contempo di insistere su una questione che al momento può essere solo controproducente. Parlare di aumento dei limiti elettromagnetici (lo si legge nel Piano Colao visto che i limiti italiani sono molto più bassi di quelli nella Ue, ndr.) può non aiutare ora».