Apple, faro Ue su musica e pagamenti
La Ue: Cupertino privilegia le sue app su iPhone o iPad, ostacolando la concorrenza Il pressing dei competitor come Spotify. La replica: «Accuse infondate»
In un contesto politico già molto teso tra Bruxelles e Washington, la Commissione europea ha annunciato ieri l’apertura di una doppia indagine ai danni di Apple. L’esecutivo comunitario sospetta che il colosso Usa approfitti della sua posizione dominante in due campi: la musica distribuita su Internet da Apple Store e il metodo di pagamento elettronico Apple Pay. L’azienda ha definito «infondati» i sospetti europei.
In un contesto politico già molto teso tra Bruxelles e Washington, la Commissione europea ha annunciato ieri l’apertura di una doppia indagine ai danni di Apple. L’esecutivo comunitario sospetta che la società informatica americana approfitti della sua posizione dominante in due campi; la musica distribuita su Internet da Apple Store e il metodo di pagamento elettronico Apple Pay. L’azienda ha definito «infondati « infondati » i sospetti europei.
Nei fatti, la Commissione europea ritiene che Apple privilegi i propri servizi sui suoi strumenti mobili iPhone o iPad, ostacolando la libera concorrenza e approfittando della sua posizione dominante sul mercato. Secondo fonti di stampa, alcune delle denunce ai danni della società americana sono giunte da Spotify, la società svedese di musica su Internet; e da Kobo, la filiale di libri elettronici di proprietà del gruppo internet giapponese Rakuten.
«Dobbiamo assicurarci che Apple non distorca la concorrenza nei mercati sui quali la società compete con altri», ha spiegato in un comunicato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager. Le grandi società informatiche americane – da Google a Facebook – sono accusate di controllare l’accesso al mercato, di approfittare della loro posizione di gatekeeper. Non vi è scadenza per la nuova indagine comunitaria, anche se Bruxelles la considera prioritaria.
Nel caso di Apple Store, alla società americana viene rimproverato di privilegiare i suoi servizi ai danni della concorrenza, e di imporre commissioni elevate. Nel caso invece di Apple Pay, l’azienda californiana viene accusata di esigere particolari condizioni per l’uso del suo metodo di pagamento. Apple Pay consente di pagare direttamente con un iPhone o un Apple Watch, applicando l’apparecchio sugli stessi terminali usati da una carta di credito e senza usare codici.
« È deludente - ha commentato Apple in un comunicato - che la Commissione europea stia facendo proprie denunce infondate provenienti da una manciata di aziende che vogliono semplicemente approfittare della s0ituazione senza pagare o giocare secondo le stesse regole del resto 0
del mondo. Non pensiamo che sia giusto. Vogliamo mantenere condizioni di parità in cui qualsiasi persona determinata con un’idea promettente possa prosperare » .
Non è la prima volta che la Commissione europea se la prende con Apple. Nel 2016 aveva condannato la società americana a restituire illegali aiuti di Stato al governo irlandese per un totale di 13 miliardi di euro. La società americana ha fatto ricorso dinanzi alla Corte europea di Giustizia che ancora non ha preso una decisione finale. Nel mirino di Bruxelles vi sono anche Google o Amazon, tanto che il presidente americano Donald Trump ha definito la signora Vestager una “Tax Lady” che detesta gli Stati Uniti.