Dècina: «La scienza non ha evidenze di danni da 8 miliardi di telefonini»
Cellulari e 5G, nessuna prova scientifica di danni alla salute
«Oggi esistono circa 5,5 miliardi di utenti unici dei sistemi cellulari e circa 8 miliardi di dispositivi terminali attivi, su una popolazione di 7,3 miliardi di individui. La telefonia cellulare è in opera da oltre 25 anni sul pianeta terra e non esistono evidenze della dannosità delle onde elettromagnetiche emesse dalle stazioni radio base e ricevute dai telefonini e dagli umani. Questi sono fatti». Maurizio Dècina, decano delle tlc in Italia e professore emerito del Politecnico di Milano, è persona dai modi spicci. E senza troppi giri di parole liquida così la questione, «con i fatti e con i dati», se gli si chiede un parere sulle perplessità che stanno montando in Italia fra i Comuni che hanno deciso di dichiarare battaglia al 5G e che (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) sono arrivati a quota 500 stando a quanto esibisce sulla sua home page l’associazione Alleanza Stop 5G. «I sistemi 5G poi, a differenza dei predecessori – aggiunge Dècina - impiegano frequenze radio molto elevate, onde millimetriche, che sono certamente meno dannose di quelle del 3G del 4G. Inoltre, le celle radio 5G faranno largo uso delle antenne cosiddette Mimo che impiegano fasci radio multipli e direzionabili che servono a connettere i singoli telefonini nella cella, esponendoli così a potenze minori rispetto alle vecchie antenne a fascio radio omni-direzionale».».
L’avanzare dell’ostilità dei Comuni comunque preoccupa. E nella comunità scientifica le reazioni vanno dall’incredulità allo scoramento. «Mi capita spesso di partecipare anche a incontri con associazioni o Comuni. E veramente sento cose senza alcun tipo di base scientifica» commenta Antonio Capone, ordinario di Telecomunicazioni al Politecnico di Milano. Che si rifiuta anche solo di commentare «la fake news sul legame fra 5G e coronavirus» ma invece, per rendere ancora più diretto il suo pensiero racconta di trovarsi spesso «a fare questo esempio: in Italia abbiamo dei limiti molto più bassi che negli altri Paesi. L’Icnirp stabilisce il livello d’attenzione della potenza. E divide per 50. In Italia abbiamo preso il limite e ulteriormente diviso per 100. E quindi, applichiamo questi limiti al peso che un operatore professionale può portare sulle proprie spalle. Il limite è 25 chili. Se applicassimo limiti elettromagnetici al peso, un lavoratore in altri Paesi non potrebbe spostare più di mezzo chilo. Quello italiano al massimo 5 grammi».
In gioco c’è tanto. Entro la fine del 2020 sono previsti 190 milioni di abbonamenti 5G nel mondo, che diventeranno 2,8 miliardi entro la fine del 2025 stando al Mobility Report di Ericsson presentato proprio ieri. Rimanere indietro sarebbe pericolosissimo come sarebbe molto pesante l’impatto sulle attività manifatturiere dal momento che il valore aggiunto del 5G sta non tanto nella comunicazione fra persone ma negli scenari amplissimi (telemedicina, turismo virtuale, industria hi-tech) grazie all’Internet delle cose. «Per quanto ci riguarda noi abbiamo avuto contezza dell’importanza dell’Iot», commenta Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, con sede a Bari. «Il 5G unito alla blockchain e all’integrazione dei sistemi informatici rappresenta una svolta».
25 ANNI La telefonia cellulare è in opera da oltre 25 anni sul pianeta e non esistono evidenze della dannosità delle onde elettromagnetiche emesse dalle stazioni radio