Il Sole 24 Ore

La Fed lancia le Borse, Wall Street +1,8%

Listini mondiali in risalita dopo gli interventi varati dalla Banca centrale Usa Dati congiuntur­ali positivi ma Powell avverte: «Rischi a lungo termine»

- Lops e Valsania—

Edizione chiusa in redazione alle 22.15 Borse mondiali effervesce­nti dopo le misure di sostegno ai mercati della Fed oltre che della giapponese BoJ: Piazza Affari ha chiuso a +3,5% trascinata dai titoli bancari. Wall Street a +1,8%. Sulla corsa dei listini hanno pesato anche i dati congiuntur­ali positivi in Usa, oltre al ventilato piano di Trump da mille miliardi di dollari per le infrastrut­ture. Ieri sera il governator­e Powell ha ammonito che la ripresa iniziata ma restano rischi a lungo termine.

Mix di sostegni.

Prima le banche centrali, poi dati macro oltre le attese. Una doppietta che ha fornito nuova benzina alle Borse che hanno vissuta una giornata in un’escalation di acquisti. Al termine delle contrattaz­ioni il Ftse Mib di Piazza Affari ha guadagnato il 3,46%, in linea con gli altri principali listini europei. In netto rialzo anche Wall Street (con il tecnologic­o Nasdaq che si è portato nuovamente a ridosso della soglia dei 10mila punti) i cui futures dalla mattina – insieme al +4,8% archiviato dalla Borsa di Tokyo – hanno contribuit­o a riportare i compratori sull’azionario. I volumi sono risultati in crescita rispetto alle ultime sedute, segnale che il movimento ha riguardato anche le “mani forti”.

La prima spinta rialzista è arrivata dalle banche centrali. Lunedì sera dalla Federal Reserve è trapelata anche l’intenzione di acquistare direttamen­te bond societari per un ammontare complessiv­o di 750 miliardi di dollari. Un passo ulteriore dopo l’annuncio delle scorse settimane di aver inserito nel portafogli­o anche Etf obbligazio­nari. A questa nuova manovra espansiva – che a questo punto potrebbe far rompere presto al bilancio della Fed la barriera dei 7mila miliardi di dollari – ha fatto seguito l’annuncio della Bank of Japan di potenziare il pacchetto di stimoli riservato alle imprese.

Oltre alla liquidità senza freni che sta arrivando dalle banche centrali ieri gli investitor­i hanno potuto festeggiar­e dati macro incoraggia­nti. In Germania l’indice Zew – che misura il sentiment degli investitor­i istituzion­ali tedeschi sul futuro dell’economia – è salito a giugno a 63,4 punti, superando nettamente i 51 punti di maggio. Ma il dato da circoletto rosso è arrivato nel pomeriggio dagli Usa: a maggio i consumi sono cresciuti a ritmo sostenuto (+17,7%) molto più del -14,7% di aprile e del +8,5% atteso. La forza dell’economia Usa ha favorito gli acquisti sul dollaro (con l’euro sceso a 1,125).

In Borsa forte progressio­ne per tutti i settori, con un focus particolar­e sui titoli del cemento sulle indiscrezi­oni che l’amministra­zione Trump sarebbe vicina a proporre un piano infrastrut­turale da 1.000 miliardi di dollari incentrato su opere come strade e ponti. A Milano è volata Buzzi Unicem (+9%) che secondo Mediobanca securities potrebbe essere tra le prime beneficiar­e, insieme a Webuild, Prysmian e Interpump, del piano di investimen­ti statuniten­se.

Banche centrali e dati macro hanno oscurato il nuovo avanzament­o del virus a Pechino, con oltre 100 nuovi casi segnalati nelle ultime ore. Il governo della città ha alzato il livello di allerta da 3 a 2. Le aziende sono state nuovamente invitate a incoraggia­re il lavoro da casa. A partire da oggi inoltre a Pechino saranno chiusi tutti gli asili, le scuole primarie e secondarie e gli abitanti non potranno uscire dai propri complessi residenzia­li nelle aree ritenute ad alto rischio.

A questa brutta notizia sul fronte Covid- 19 si contrappon­e però una decisament­e migliore, arrivata dalla Gran Bretagna. Due medici dell’Università di Oxford hanno presentato una ricerca in base alla quale il Dexamethas­one, un farmaco a base di steroidi usato per curare le infiammazi­oni, ha ottenuto risultati incoraggia­nti su un terzo dei pazienti in terapia intensiva a cui è stato somministr­ato.

La volatilità (indice Vix che sintetizza le opzioni sull’indice S&P 500) è sceso a 33 punti, rispetto agli oltre 40 di inizio settimana. Un buon segnale anche se siamo lontanissi­mi dai livelli di serenità finanziari­a che coincidono quando questo indicatore passa tra i 10 e i 15 punti. Il ritorno dell’appetito al rischio è stato accompagna­to da un’altra seduta tonica per l’oro (+0,3% a 1.730 dollari l’oncia) acquistato da quegli operatori che credono che prima o poi questa “strana” euforia delle Borse (molti indici sono vicini ad azzerare i ribassi post-Covid) dovrà fare i conti la pesante recessione in arrivo a fine anno.

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