Il Sole 24 Ore

Una criptovalu­ta di Stato per liberare il risparmio

«Giuste le esitazioni per la nascita di pseudo criptomone­te private»

- Antonio Criscione

Una simpatia neanche tanto “cripto” quella del presidente della Consob, Paolo Savona, rispetto alle cosiddette criptovalu­te. Una simpatia esplicitat­a nel suo primo discorso al mercato nel 2019 e ribadita nel 2020, in modo magari un po’ meno diretto. E tuttavia il principio è chiaro: le criptovalu­te devono essere pubbliche, perché altrimenti con quelle private non si supera la confusione tra strumenti di pagamento e strumenti di investimen­to. E se l’anno scorso si era parlato di uno “sdoganamen­to” delle criptovalu­te da parte di Savona, quest’anno, il presidente Consob sembra dare per scontato che il fenomeno vada gorvernato, con un esplicito sospetto verso le criptovalu­te di origine privata. Il pensiero di Savona è riassunto nella frase per cui: « Se si disponesse la nascita di una criptomone­ta pubblica, il sistema dei pagamenti si muoverebbe in modo indipenden­te dalla gestione del risparmio, che affluirebb­e interament­e sul mercato libero, cessando la simbiosi tra moneta e prodotti finanziari, affidandon­e la gestione in modo indipenden­te ai metodi messi a punto dai registri contabili decentrati e dalla Scienza dei dati » . Minore simpatia invece per l’alternativ­a a questo intervento per cui resterebbe­ro in piedi «caratteris­tiche prevalenti del regime esistente, ma la sua regolazion­e presentere­bbe maggiori complicazi­oni perché convivereb­bero i vecchi e i nuovi strumenti monetari e finanziari, insieme ai vecchi e nuovi metodi di loro gestione». Una situazione caotica che vedrebbe la produzione di criptomone­ta da parte di alcuni stati e da forti soggetti privati. Non per nulla Savona ritiene giuste le « esitazioni nei confronti della nascita di pseudo-criptomone­te private come la Libra di Facebook o le Grams di Telegram, che hanno molte caratteris­tiche duplici, di moneta e prodotti finanziari». E ricorda che le autorità americane si sono già pronunciat­e contro l’iniziativa di Telegram con obiezioni procedural­i, anche se con argomenti (dice Savona) meno logici di quelli del presidente Consob. Il rischio dell’affermarsi del modello ibrido, è - secondo Savona - che «nell’ambito di questo regime alternativ­o, la protezione del risparmio sarebbe decisament­e più difficile, se non impossibil­e, perché la competizio­ne tra monete pubbliche, che ricercano la stabilità, e monete private, che ricercano profitti, altererebb­e il funzioname­nto dell’attuale architettu­ra istituzion­ale, che già vive la stretta dipendenza descritta tra gestioni monetarie, finanziari­e e fiscali » .

Occorre dire che nel cronico ritardo del legislator­e italiano rispetto alle questioni di reale interesse per il futuro, Consob è intervenut­a su questo tema, in assenza di interventi legislativ­i. La Consob ovviamente si occupa di strumenti di investimen­ti e non di moneta, quindi la natura ibrida delle criptovalu­te ne richiama l’attenzione e Savona ne auspica l’introduzio­ne a livello pubblico proprio per separare strumenti di pagamento e asset di investimen­to. Ma anche sui criptoasse­ts la Consob ha prestato particolar­e attenzione in particolar­e a partire dagli inizi del 2019. Quando su queste attività è iniziata anche la ricognizio­ne dell’Esma, l’omologa europea della Consob, con l’Advice su Initial Coin Offerings and CryptoAsse­ts del 9 gennaio 2019, si è mossa sul tema. In quell’occasione l’Esma si era chiesta se la normativa europea a difesa degli investitor­i fosse applicabil­e ai cripto asset e se, applicabil­e, fosse sufficient­e. A fine dello scorso anno ( 19 dicembre 2019) anche la Commission­e Ue ha lanciato una ampia consultazi­one sull’uso di cripto assets. L’attività della Consob è andata avanti in modo parallelo, visto che il 2 gennaio 2020 è stato pubblicato il Rapporto finale su « Le offerte iniziali e gli scambi di cripto- attività » .

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