Arriva l’ora della frenata dopo lo scatto del 2019
Osservatorio del Politecnico di Milano: le applicazioni sfiorano i quattro miliardi
Prendi le linee dei trattori di Sdf. Che solo grazie alla nuova movimentazione digitale hanno potuto assecondare i nuovi distanziamenti post-Covid. O la piattaforma hi-tech di Biesse, che per via remota collega gli impianti del gruppo installati del mondo e ne consente la manutenzione a distanza. Solo esempi, tra i tanti. Perché se mai vi fossero stati dei dubbi sui benefici della digitalizzazione per le aziende, lockdown, nuove regole di sicurezza e vincoli alla mobilità li hanno definitivamente stroncati.
Investimenti 4.0 che certo potranno subire un rallentamento nell’anno in corso, frenata temporanea e comunque parziale in un percorso di crescita che resta dirompente.
Nel 2019, secondo l’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, gli investimenti in nuove tecnologie hanno sfiorato i quattro miliardi, progresso del 22% rispetto all’anno precedente, volumi più che triplicati se si guarda indietro appena di pochi anni, al 2015.
Tecnologie che si sono rivelate fondamentali in questo periodo di crisi. A prescindere dalle dimensioni, quasi un terzo delle imprese sta infatti riconvertendo la propria produzione o sta valutando di farlo. E un quarto delle imprese ha giudicato a questo scopo fondamentale l’utilizzo dell’IoT in produzione, il cloud trasversalmente a ogni ambito applicativo. «Chi ha toccato con mano l’utilità di questi strumenti nell’emergenza - spiega il responsabile scientifico dell’Osservatorio Marco Taisch – ha compreso che 4.0 ormai non è più solo un’opzione o un abilitatore, piuttosto una necessità: se non vai in quella direzione chiudi. Penso al cloud, al collaudo remoto degli impianti, ai controlli a distanza, allo stesso telelavoro: il digitale ha aiutato a riconfigurare le attività e dal Covid queste tecnologie riceveranno una forte accelerazione».
Forse non nell’immediato, tenendo conto che un quarto delle imprese censite nel sondaggio pensa di posporre metà dei propri investimenti. Comportamenti comunque non omogenei tra i settori, in misura coerente con i danni legati al virus. Così, se nel tessile-abbigliamento solo un’azienda su dieci dichiara di proseguire il 2020 mantenendo il budget, all’estremo opposto la conferma sale al 50-65% per Chimica-Farmaceutica e Food. Nella media, il 46% comunque conferma i piani, il 27% taglierà solo il 20% degli importi.
«Posporre è naturale – aggiunge Taisch – in presenza di un evidente e diffuso problema di cash-flow. Anche se nell’anno in corso mi aspetto un rallentamento della crescita per questi investimenti, non un segno meno. Del resto, già dalla corsa allo smart working si sono avuti effetti positivi in termini di volumi». Rallentamento possibile ma comunque solo temporaneo, tenendo anche conto che solo l’1% delle aziende si dichiara delusa dalle soluzioni che ha sviluppato. «L’emergenza - spiega Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 - segnerà profondamente le imprese, circa il 40% stima una perdita di fatturato di oltre il 20% rispetto al budget. Ma gli investimenti in digitale sono stati strumenti per reagire all’emergenza sanitaria e secondo la grande maggioranza delle industrie questa esperienza alla fine si rivelerà un acceleratore della trasformazione 4.0». L’idea di rinforzare l’apparato pubblico di incentivazione è evidentemente gradita alle imprese: taglio del costo del lavoro e del peso fiscale sono le scelte più frequenti mentre un terzo del campione chiede il rilancio di super e iper-ammortamento.