TUTTI I RINVII DI CONTE E DEI 5S ALL’ AUTUNNO
Lo stato di salute della maggioranza, nonostante gli Stati generali di Conte, è in parte raccontato dalla modalità in cui il premier si presenta in Parlamento. Ancora una volta un’informativa alle Camere in vista del Consiglio europeo, senza passare da un voto.
Il tema delle risorse europee, che pure ha generato l’evento a Villa Doria Pamphili, continua a contenere un’insidia parlamentare che è quella del Mes ed è questo che suggerisce a Conte di non mettere alla prova la sua maggioranza. In realtà il fondo di circa 36 miliardi non è l’unica insidia prodotta dagli Stati generali, l’altra è stata ormai ribattezzata “concretezza” perfino dal Pd. Dopo le parole del capo dello Stato e del Governatore Visco che richiamavano proprio alla concretezza del piano rilancio - evidentemente non riuscendo ancora a vederne traccia - sulla stessa scia si è messo il partito di Zingaretti che punge il premier a stringere sui temi.
La risposta è stata quella del Recovery Italia, un piano tutto centrato sulla ripartenza del Paese, che il presidente del Consiglio ha annunciato ieri e che prevede sia pronto per l’autunno, dunque spostando più in là tutte le spine che complicano la vita della coalizione. E forse scommettendo sul fatto che a settembre, con una crisi economica che comincia a far sentire i suoi effetti, anche i 5 Stelle finiranno col piegarsi ai 36 miliardi di prestiti dall’Europa a tasso pressoché zero. Dunque il test di fuoco sul Mes così come i frutti degli Stati generali si vedranno più avanti.
Intanto un primissimo bilancio, almeno dal punto di vista politico, dell’iniziativa di Conte - cominciata sabato scorso e ancora ieri in pieno svolgimento - si può fare visto che ha prodotto reazioni a catena, prima nel Pd e poi nel Movimento con Di Battista.
Per la prima volta, con molta più convinzione, Zingaretti e i suoi hanno fatto trapelare il fastidio per quell’annuncio solitario del premier e per una mossa che li lascia in un ruolo secondario, quasi ancillare, invitati a partecipare a un evento che ha il marchio di Palazzo Chigi. E ora, da un paio di giorni, insistono nel dire al premier che è necessario dare un’ossatura a quella sfilza di proposte. Nel mezzo è partita una mina vagante nei 5 Stelle perché anche da quelle parti, evidentemente, il protagonismo di Conte qualche effetto l’ha provocato. Innanzitutto ha riportato in scena Di Battista, riapparso proprio all'indomani del debutto di Conte a Villa Pamphili a ricordargli che se vuole guidare il Movimento deve iscriversi e candidarsi. E nonostante sia stato messo a tacere da Grillo, si sa che nei 5 Stelle si vive un “tutti contro tutti” su come selezionare il capo politico e sull’identità del partito. Un caos che produce però un altro rinvio – all’autunno - sulla scelta della leadership politica. Nel frattempo servirebbe pure un “Recovery maggioranza”.
«Politica 2.0 Economia & Società» di