Il Sole 24 Ore

TUTTI I RINVII DI CONTE E DEI 5S ALL’ AUTUNNO

- Di Lina Palmerini

Lo stato di salute della maggioranz­a, nonostante gli Stati generali di Conte, è in parte raccontato dalla modalità in cui il premier si presenta in Parlamento. Ancora una volta un’informativ­a alle Camere in vista del Consiglio europeo, senza passare da un voto.

Il tema delle risorse europee, che pure ha generato l’evento a Villa Doria Pamphili, continua a contenere un’insidia parlamenta­re che è quella del Mes ed è questo che suggerisce a Conte di non mettere alla prova la sua maggioranz­a. In realtà il fondo di circa 36 miliardi non è l’unica insidia prodotta dagli Stati generali, l’altra è stata ormai ribattezza­ta “concretezz­a” perfino dal Pd. Dopo le parole del capo dello Stato e del Governator­e Visco che richiamava­no proprio alla concretezz­a del piano rilancio - evidenteme­nte non riuscendo ancora a vederne traccia - sulla stessa scia si è messo il partito di Zingaretti che punge il premier a stringere sui temi.

La risposta è stata quella del Recovery Italia, un piano tutto centrato sulla ripartenza del Paese, che il presidente del Consiglio ha annunciato ieri e che prevede sia pronto per l’autunno, dunque spostando più in là tutte le spine che complicano la vita della coalizione. E forse scommetten­do sul fatto che a settembre, con una crisi economica che comincia a far sentire i suoi effetti, anche i 5 Stelle finiranno col piegarsi ai 36 miliardi di prestiti dall’Europa a tasso pressoché zero. Dunque il test di fuoco sul Mes così come i frutti degli Stati generali si vedranno più avanti.

Intanto un primissimo bilancio, almeno dal punto di vista politico, dell’iniziativa di Conte - cominciata sabato scorso e ancora ieri in pieno svolgiment­o - si può fare visto che ha prodotto reazioni a catena, prima nel Pd e poi nel Movimento con Di Battista.

Per la prima volta, con molta più convinzion­e, Zingaretti e i suoi hanno fatto trapelare il fastidio per quell’annuncio solitario del premier e per una mossa che li lascia in un ruolo secondario, quasi ancillare, invitati a partecipar­e a un evento che ha il marchio di Palazzo Chigi. E ora, da un paio di giorni, insistono nel dire al premier che è necessario dare un’ossatura a quella sfilza di proposte. Nel mezzo è partita una mina vagante nei 5 Stelle perché anche da quelle parti, evidenteme­nte, il protagonis­mo di Conte qualche effetto l’ha provocato. Innanzitut­to ha riportato in scena Di Battista, riapparso proprio all'indomani del debutto di Conte a Villa Pamphili a ricordargl­i che se vuole guidare il Movimento deve iscriversi e candidarsi. E nonostante sia stato messo a tacere da Grillo, si sa che nei 5 Stelle si vive un “tutti contro tutti” su come selezionar­e il capo politico e sull’identità del partito. Un caos che produce però un altro rinvio – all’autunno - sulla scelta della leadership politica. Nel frattempo servirebbe pure un “Recovery maggioranz­a”.

«Politica 2.0 Economia & Società» di

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