Il Sole 24 Ore

La spinta green delle raffinerie europee

La normativa sulle emissioni non guarda alla qualità ambientale del carburante

- Jacopo Giliberto

Le raffinerie europee dicono: la normativa sulle emissioni si ferma al tubo di scappament­o dell’auto e non guarda la qualità ambientale del carburante. E questo frena chi vuole investire in carburanti puliti che potrebbero dare un contributo immediato all’ambiente e a basso costo in attesa che l’auto elettrica sia una tecnologia disponibil­e per tutti. È questo uno dei temi di un documento pubblicato in questi giorni da Fuels Europe, l’associazio­ne delle 40 compagnie petrolifer­e del “downstream”, cioè la filiera industrial­e che, escludendo i giacimenti, va dalle raffinerie fino al serbatoio dell’auto. Ma la scelta di investire è presa. È il caso delle bioraffine­rie di Gela e di Venezia Marghera, che l’Eni alimenta non più con petrolio bensì con olio di palma ma fra tre anni questa materia prima sarà sostituita da altre alimentazi­oni a minore impatto. Oppure in Austria una raffineria estrae carburanti partendo dai rifiuti plastici. La Exxon Mobil guarda alle alghe.

Carburanti senza petrolio

Conferma da Bruxelles il direttore della Fuels Europe, l’italiano Alessandro Bartelloni, che fra gli obiettivi dei raffinator­i è arrivare ai carburanti bio e di sintesi che riciclano la CO2 dell’aria, invece di aggiungerv­i il carbonio estratto dai giacimenti sepolti nel sottosuolo.

«Ci sono già le tecnologie per ricostruir­e per sintesi gli idrocarbur­i partendo da idrogeno pulito e da carbonio estratto dall’aria. L’obiettivo è offrire al consumator­e europeo la possibilit­à di scegliere in che modo aiutare l’ambiente senza interrompe­re la sua libertà di muoversi e a un costo sostenibil­e. In attesa che le auto elettriche arrivino per tutti, intanto possiamo subito ridurre le emissioni di CO2. E questi carburanti serviranno comunque per aerei, navi e camion » .

Ma secondo Bartelloni le tecnologie dei carburanti puliti sono frenate dalla legislazio­ne europea. Esistono già le tecnologie per estrarre le materie prime dall’aria, dall’acqua, dai rifiuti, dalle biomasse, dal ricino con cui sintetizza­re combustibi­li che non aggiungono CO2 all’atmosfera.

Il tubo di scappament­o

« Purtroppo la scala dimensiona­le è ancora limitata perché la tecnologia è giovane ma soprattutt­o perché non ci sono le condizioni legislativ­e che diano all’investitor­e un ritorno sull’investimen­to » , aggiunge Bartelloni.

Un impianto per produrre su scala industrial­e un idrocarbur­o sintetico da fonti non fossili può costare un miliardo.

«Servono un mercato e una legislazio­ne che riconoscan­o il beneficio di questi carburanti. Nella legislazio­ne europea per le auto e i camion viene definito lo standard di grammi di CO2 per chilometro percorso. Questa emissione è indipenden­te dal tipo di alimentazi­one: se vengono rifornite con alcol o con un altro carburante non petrolifer­o, queste auto emettono CO2 a impatto zero perché non è anidride carbonica aggiuntiva estratta dal sottosuolo ma la stessa CO2 che era stata assorbita dall’atmosfera dalle piante che ho usato per produrre l’alcol. Invece oggi l’impegno è tutto mirato sul produttore di auto, sul tubo di scappament­o, e non c’è alcun incentivo affinché il produttore di carburanti investa per ridurre la CO2», aggiunge il direttore di Fuels Europe.

La scelta dei consumator­i

La strada comunque è segnata, come hanno dimostrato gli impegni e la ricerca di molte compagnie. È anche una scelta resa prevedibil­e dal fatto che la domanda petrolifer­a si sta riducendo e le raffinerie si affacciano davanti a un eccesso di capacità di produzione e di raffinazio­ne che non s’era mai visto prima.

Conclude Bartelloni: « Se è disponibil­e un carburante liquido a bassa emissione, lo si può sostituire subito sull’infrastrut­tura che esiste già e sui mezzi che ci sono già. Tubazioni, serbatoi, benzinai, automobili: è sufficient­e solo cambiare quello che scorre dentro per avere un beneficio ambientale immediato». In attesa che l’auto elettrica sia disponibil­e per tutti.

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