Coppa Italia, chiamata finale per la ripartenza dei ricavi
Juve e Napoli oggi in campo per il primo trofeo che sarà assegnato dopo il lockdown Vincere può portare in cassa circa 20 milioni, ma saltano i proventi del botteghino
Stasera nello stadio Olimpico di Roma, Juve e Napoli si contenderanno il primo trofeo calcistico assegnato dopo il lockdown in uno dei cinque principali Paesi europei. La Coppa Italia 2020 avrà un posto speciale nella bacheca. Ma farà bene anche ai bilanci messi sotto pressione dall’emergenza sanitaria.
Il premio monetario della Coppa Italia tra incassi diretti e indiretti vale infatti una ventina di milioni, perché vincerla permette anche di giocarsi la Supercoppa italiana e di partecipare ai gironi dell’Europa League. La partecipazione a quest’ultima rassegna assicura circa 15 milioni tra bonus sportivi e il market pool televisivo (ovviamente interessa al Napoli che deve ancora mettere al riparo questo traguardo in campionato, mentre la Juventus è di fatto già certa di un posto in Champions).
Il montepremi della Coppa nazionale, distribuito in quote del 25% alle partecipanti di ogni fase a partire dagli ottavi, permetterà alla squadra vincitrice di percepire un assegno pari a 5,3 milioni, mentre la finalista sconfitta dovrà accontentarsi di 3,4 milioni. Dal punto di vista commerciale la partnership con Coca Cola che è il nuovo title sponsor della manifestazione (un’intesa avviata a dicembre con la Coca-Cola Supercup e che vedrà il marchio Usa divenire Official Partner della Serie A per la prossima stagione) porterà in cassa circa 0,7 milioni. Mentre i led a bordocampo non dovrebbero portare ricavi aggiuntivi. Con lo stadio Olimpico deserto verrà meno invece l’incasso del botteghino: le due finaliste se ne dividono di solito il 90% (il restante 10% è per la Lega), vale a dire circa 1,5-2 milioni ciascuna.
A compensare questa perdita potrebbe essere la partecipazione alla Supercoppa italiana (se la Juve dovesse vincere sia la Coppa che lo scudetto il Napoli avrebbe ugualmente questa possibilità). Nel 2018 la Lega ha sottoscritto un accordo per giocare la Supercoppa in Arabia Saudita. Il contratto prevede l’obbligo di disputare tre edizioni in 5 anni (al momento ce ne sono state due), con un bonus di 7,5 milioni a edizione. Se, Covid-19 permettendo, si andasse di nuovo a Riad nel 2020 per i club ci sarebbe un bonus di 3,3 a testa (circa la metà invece se si dovesse restare in Italia). L’accordo con Riad peraltro ha creato diversi problemi alla Serie A che si è schierata apertamente contro la pirateria, e in particolare contro beoutQ, l’emittente che trasmette illegalmente in streaming e via satellite proprio dall’Arabia Saudita. Cosa che ha portato al “disinteresse” di Riad sui diritti tv della Coppa Italia. In effetti la competizione gestita dalla Lega se ha visto crescere per il triennio 2018/21 il valore dei diritti tv nazionali da 25 circa ai 35 milioni versati dalla Rai (per effetto della concorrenza Mediaset) non ha avuto lo stesso successo all’estero. Dopo tre bandi globali andati praticamente deserti i diritti sono stati venduti con bandi paese per paese o tramite agenzia con un incasso complessivo che dovrebbe essere inferiore ai 10 milioni (contro i 24 circa del precedente bando garantiti soprattutto dalle emittenti degli Emirati). La finale sarà trasmessa in oltre 100 paesi, ma mancano all’appello aree importanti come la Cina, il subcontinente indiano, il Medio Oriente e il Nord Africa.