Il Governo vuole la rete unica tlc Tutto da definire il ruolo di Cdp
Resta un rebus la fusione tra Telecom e Open Fiber Gubitosi vola a Parigi Macquarie interessato alla quota Enel in OF, ma non su base stand alone
La rete unica è in cima alla lista delle priorità governative. La Borsa considera la svolta imminente, con Telecom che ha guadagnato quasi l’8%. Ma se a parole tutti sono d’accordo che mettere insieme le infrastrutture di Telecom e Open Fiber sia la soluzione migliore per evitare di disperdere risorse, è sul come che casca l’asino. Allo stato si sta tentando un percorso che riunisca le reti di Telecom e Open Fiber in un’unica società controllata a maggioranza da Telecom, ma con la governance assegnata a Cdp. In Uk Openreach, la società nella quale è stata scorporata la rete dell’incumbent britannico, è tuttora 100% di proprietà British Telecom, la quale dopo essersi concentrata sulla rete fissa ha aggiunto anche il mobile, rilevando EE. In Italia, nel caso, si starebbe discutendo di un ex-monopolista che si diluirebbe sul suo asset principale, facendo spazio a un socio istituzionale che ha l’obiettivo dichiarato di sviluppare la rete, garantendo nel contempo parità di trattamento agli operatori alternativi. Cosa che non ha precedenti finora tra i grandi incumbent a livello continentale. Se l’operazione si concretizzasse nella fusione tra Telecom e Open Fiber, Vivendi si diluirebbe a vantaggio di Cdp che, avendo il 10% della prima e il 50% della seconda, diventerebbe il primo azionista della compagnia con una quota vicina al 25%. A inizio settimana l’ad di Telecom Luigi Gubitosi - a quanto risulta - è volato a Parigi a incontrare l’azionista francese. Vivendi non ha voluto rilasciare commenti.
Sembrerebbe essere una proposta di buon senso, ma non pare che miracolosamente tutte le posizioni si siano ancora allineate. Maximo Ibarra, ex ad Wind-Tre e attualmente ad di Sky Italia, ieri nel presentare il nuovo servizio wifi per i suoi clienti - che si appoggia alle reti di Open Fiber e di Fastweb - si è detto «convinto che la miglior soluzione possibile sia la rete unica wholesale, ma la cosa importante è che non abbia come azionista un player verticalmente integrato». Questo in risposta all’ipotesi di cui sopra. Analoga posizione è stata ribadita nel weekend dal presidente di Open Fiber, Franco Bassanini.
Enel, dalla sua, ha confermato le indiscrezioni riportate dal quotidiano « Repubblica » di un interessamento da parte del fondo infrastrutturale australiano Macquarie per la sua quota in Open Fiber. Dalla società guidata da Francesco Starace è arrivata la precisazione che, nella seduta del 10 giugno, il consiglio «ha ricevuto un’informativa in merito a un’offerta non vincolante presentata da Macquarie», avente per oggetto l’acquisizione «in tutto o in parte» della quota Enel in Open Fiber.
In Danimarca il fondo australiano ha rilevato l’incumbent Tdc, scindendolo in due società separate, da una parte la rete, dall’altra i servizi. In Polonia ha invece investito in una nuova rete che sta coprendo le zone rurali e che lavora in collaborazione con la francese Orange, la quale, a sua volta, ha rilevato l’incumbent locale. Due modelli differenti, ma - a quanto risulta a «Il Sole-24Ore» - Macquarie in Italia non sarebbe interessato a intervenire su base stand alone, bensì nella prospettiva di un’unificazione delle reti che non si collochi all’interno di un gruppo verticalmente integrato (come è Telecom), paventando altrimenti problemi regolamentari/ antitrust con Bruxelles.
Tutti d’accordo, dunque, sulla rete unica, ma il problema è il come. Potendo scegliere, gli operatori terzi preferirebbero passare su una rete non di un altro operatore. Ma mettetevi nei panni di Telecom: chi si prenderebbe la responsabilità di strapparle il cuore?
Una precisazione: l’ex presidente Cdp Claudio Costamagna ha fatto sapere che sul dossier è advisor di KKR, il fondo Usa che sta trattando in esclusiva l’acquisto del 40% della futura società della rete secondaria di Telecom, e non invece di Macquarie per la quota Enel di Open Fiber. Tra Cdp e Macquarie sono già in corso contatti per la partita Aspi - Autostrade per l’Italia - che dovrebbe definirsi in un modo o nell’altro a fine mese.