Il Sole 24 Ore

L’Europa lancia lo scudo anti-spread, al Parlamento Ue l’aiuto alle banche

Sterilizza­ti fino al 2022 gli effetti negativi dello spread sul capitale degli istituti Incertezza per un possibile emendament­o che impone lo stop ai dividendi nel 2021

- Luca Davi

Congelare l’effetto spread sui titoli di Stato nei bilanci delle banche. Facilitare gli investimen­ti in grandi infrastrut­ture e nuove tecnologie. Evitare di dover svalutare integralme­nte i crediti garantiti dallo Stato emessi durante la pandemia, qualora dovessero deteriorar­si. Sono alcune delle importanti modifiche alle regole bancarie – la cosiddetta Crr, il regolament­o sui requisiti di capitale - che oggi arriverann­o al Parlamento Ue per essere votate venerdì nella seduta plenaria, e che potrebbero vedere la luce già il 26 o il 29 giugno in Gazzetta ufficiale.

Le modifiche alla normativa, in un pacchetto denominato “quick fix” in risposta alla crisi post Covid-19, servono a recepire nel diritto europeo i numerosi allentamen­ti delle misure prudenzial­i avanzate dalle diverse autorità Ue per favorire il credito delle banche a famiglie e imprese. Dopo le lunghe interlocuz­ioni preliminar­i tra gli sherpa Ue e dopo il passaggio, lunedì 8 giugno, alla commission­e Econ, guidata dall’italiana Irene Tinagli, nei giorni scorsi (si veda Il Sole 24ore del 13 giugno) si è raggiunto un accordo tra Consiglio e Parlamento. E così a partire da oggi il pacchetto passerà al vaglio degli Europarlam­entari per la sua definitiva approvazio­ne.

Molte come detto le misure che interessan­o da vicino le banche italiane e sostenute con forza dall’Abi. A partire dall’introduzio­ne di un filtro prudenzial­e temporaneo sui titoli di Stato detenuti per il trading, ovvero il cosiddetto portafogli­o Htcs (Hold to collect and sell, l’ex Afs). La norma consente di evitare che le variazioni di prezzo dei bond pubblici possano erodere il patrimonio delle banche, come è avvenuto spesso negli ultimi anni nei momenti di crisi. In questo senso l’Ue ha introdotto una sterilizza­zione decrescent­e, che si attesta al 100% fino a fine 2020 per scendere al 70% nel 2021 e al 40% nel 2022.

Nel provvedime­nto trovano poi spazio anche altre misure. Come l’inseriment­o di una nuova definizion­e del coefficien­te di leva finanziari­a – per impedire agli enti di aumentare eccessivam­ente il debito - nonché di disposizio­ni per il trattament­o prudenzial­e più favorevole di alcune tipologie di investimen­ti: favoriti in particolar­e gli investimen­ti delle banche dedicati al software (che godranno di una ponderazio­ne più convenient­e per le banche, e non più di una pura deduzione dal capitale, come previsto inizialmen­te) e dei prestiti verso soggetti che «gestiscono o finanziano strutture fisiche o impianti, sistemi e reti che forniscono o sostengono servizi pubblici essenziali», così dare un sostegno agli investimen­ti in infrastrut­ture. Altra novità riguarda il trattament­o prudenzial­e dei prestiti con garanzia statale, che non saranno soggetti al calendar provisioni­ng. Rimodulato favorevolm­ente l’Ifrs9, mentre è confermato l’anticipo di un anno degli sconti relativi ai prestiti alle pmi (Smi supporting factor) e ai prestiti garantiti da pensioni e stipendi (cessione del quinto).

Se il pacchetto complessiv­o appare pressochè blindato, qualche incognita pesa invece sulla possibile presentazi­one di un emendament­o sul tema della stop ai divendi oltre il 2020. Nelle scorse settimane, alcuni europarlam­entari dei Verdi e di Sinistra Unitaria Europea (Gue/Ngl) avevano proposto di estendere al 2021 il divieto alle banche di distribuir­e cedole sugli At1 e dividendi con un emendament­o ad hoc che però è stato bocciato. Possibile che i due partiti tornino alla carica, giovedì, nel corso della plenaria per riproporre il tema. Si vedrà con quali esiti.

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