Il Sole 24 Ore

La ricetta dell’Irlanda per ripartire: compromess­o storico e politiche verdi

La crisi causata dal Covid-19 spinge Fianna Fail e Fine Gael all’accordo di governo Se la base approverà, ne faranno parte anche i Verdi influenzan­done l’agenda

- Michele Pignatelli

Gli arcinemici della politica irlandese, Fine Gael e Fianna Fail, sono pronti a governare per la prima volta insieme, con il sostegno numericame­nte indispensa­bile dei Verdi. A più di quattro mesi dalle elezioni, l’Irlanda riparte da un compromess­o storico che è figlio di due eventi epocali: il voto stesso di febbraio, segnato da un successo senza precedenti dei nazionalis­ti dello Sinn Fein, e – soprattutt­o - la crisi economica indotta dal coronaviru­s, che ha azzerato la miracolosa ripresa di Dublino. Così lunedì i leader di Fine Gael, Fianna Fail e Verdi hanno annunciato l’intesa e il programma di governo.

Perché il nuovo esecutivo veda ufficialme­nte la luce servirà però l’approvazio­ne della base dei tre partiti, chiamata a esprimersi nei prossimi giorni, e quella meno scontata è proprio quella degli ambientali­sti. « È l’ostacolo più difficile da superare – conferma David Farrell, presidente della Scuola di politica e relazioni internazio­nali dello University College di Dublino – perché serve il via libera dei due terzi dei membri del partito, al cui interno è tra l’altro in corso una competizio­ne per la leadership. Ma questo – aggiunge – potrebbe alla fine anche aiutare, visto che Catherine Martin, la sfidante dell’attuale leader, ha anche guidato la delegazion­e dei Verdi nei negoziati per la formazione del governo » .

Una sorta di grande coalizione in funzione anti- Sinn Fein, che mettesse insieme i due grandi partiti centristi, usciti divisi dalla lotta per l’indipenden­za dalla Gran Bretagna, era stata già ipotizzata all’indomani del voto dell’ 8 febbraio. Un voto in cui i nazionalis­ti, un tempo braccio politico dell’Ira, risultaron­o in percentual­e i più votati, pur senza ottenere il maggior numero di seggi, perché avevano presentato un numero di candidati inadeguato all’exploit poi effettivam­ente registrato. E nessuno dei partiti storici aveva abbastanza seggi per guidare una coalizione che li escludesse. Ma la chiave interpreta­tiva dell’accordo di oggi, secondo Farrell, avrebbe potuto essere questa solo «se il governo si fosse costituito subito, qualche mese fa, quando Fine Gael e Fianna Fail temevano che nuove elezioni avrebbero avvantaggi­ato lo Sinn Fein. Oggi, probabilme­nte, pesa di più la crisi causata dal Covid ( gestita peraltro piuttosto bene dal Fine Gael del premier Leo Varadkar): sarebbe difficile tenere elezioni in un momento buio come questo, in uno scenario completame­nte cambiato per i partiti. Infine, sempliceme­nte, è stato necessario un po’ di tempo perché tutti si abituasser­o all’idea che questa alleanza si poteva fare » .

A rendere necessaria una rapida uscita dallo stallo c’è inoltre l’urgenza di avere un Governo e un Parlamento pienamente operativi entro fine mese, per l’approvazio­ne o il rinnovo di misure legislativ­e e finanziari­e per far fronte all’emergenza, tra cui sei miliardi e mezzo di aiuti alle imprese.

È una crisi che ha colpito pesantemen­te l’Irlanda: la crescita del Pil a ritmi cinesi, che aveva caratteriz­zato gli anni seguiti allo scoppio della bolla immobiliar­e, lascerà il posto quest’anno a una contrazion­e del 12,4%, secondo lo scenario base del think tank Esri; dal surplus del 2019 si passerà a un deficit compreso tra il 7,5 e il 10% del Pil; la disoccupaz­ione misurata tenendo conto dei sussidi legati al Covid ha toccato in maggio l’impression­ante tasso del 26 per cento.

« Abbiamo davanti un periodo impegnativ­o dal punto di vista economico per effetto del Covid, ma il programma di governo rappresent­a una nuova partenza», ha dichiarato il leader del Fianna Fail Micheal Martin che, in base all’accordo, ricoprirà il ruolo di primo ministro per i primi due anni e mezzo, per fare poi staffetta con il leader del Fine Gael Leo Varadkar.

In realtà, a guardare alcune delle misure in cantiere, i veri vincitori appaiono i Verdi: riduzione media del 7% annuo delle emissioni di gas serra dal 2021 al 2030, spesa per le infrastrut­ture concentrat­a soprattutt­o sui trasporti pubblici, bando alle auto a benzina o diesel dal 2030 a favore dei veicoli elettrici, aumento della carbon tax da 80 a 100 euro per tonnellata, sempre a partire dal 2030. Misure a cui, naturalmen­te, si aggiungono quelle di stimolo all’economia e un piano di edilizia sociale, promessa elettorale un po’ di tutti i partiti di fronte all’emergenza case. David Farrell non è sorpreso: « L’Irlanda – fa notare – per anni è rimasta indietro rispetto ad altri Paesi, ma ora l’agenda si sta orientando verso un’azione più decisa in campo ambientale e già il precedente Governo aveva lasciato intendere un cambio di marcia, con obiettivi più ambiziosi. In questo senso, i Verdi sfondano una porta aperta » .

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Il premier uscente Leo Varadkar ( a destra) con il numero 2 del partito, Fine Gael, Simon Coveney
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Compromess­o a Dublino. Il premier uscente Leo Varadkar ( a destra) con il numero 2 del partito, Fine Gael, Simon Coveney EPA

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