L’Europa aumenta le difese contro acquisizioni extra Ue
Nel mirino aziende di Paesi terzi che beneficiano di sussidi pubblici
Si moltiplicano le iniziative per garantire sostanza all’obiettivo di dare all’Unione europea una nuova sovranità. I Ventisette sono alla ricerca di un nuovo posizionamento internazionale in un contesto mondiale più incerto, se non più aggressivo. Peraltro, la recessione economica così come la crisi sanitaria provocati dalla pandemia stanno inducendo i paesi membri a riflettere sempre più spesso in quanto unione, e non più la mera somma di interessi nazionali.
L’esecutivo comunitario ha inaugurato ieri un periodo di consultazione con i Ventisette sul futuro della politica commerciale. Il desiderio è di rimanere aperti alla concorrenza internazionale, ma in una ottica di maggiore difesa degli interessi europei. «Dobbiamo essere più assertivi nel far valere i nostri diritti e difenderci da pratiche sleali da parte di altri», ha detto il commissario al Commercio Phil Hogan.
Nel 2015 la politica commerciale europea era votata al «commercio per tutti» (l’Unione ha sottoscritto finora 76 accordi commerciali bilaterali); oggi deve essere adattata a un mondo più aggressivo e protezionistico, segnato innanzitutto dalla rivalità tra Stati Uniti e Cina. La nuova filosofia è caratterizzata da una nuova «autonomia strategica» che vuole al tempo stesso essere aperta al commercio mondiale, ma anche preservare gli interessi comunitari, per esempio proteggendo ed eventualmente rimpatriando particolari filiere produttive.
La stessa Commissione europea presenterà oggi un libro bianco dedicato a come l’Unione possa contrastare la concorrenza sleale sul mercato unico di imprese sussidiate da paesi terzi. Lo sguardo corre alla Cina. L’iniziativa rischia di essere controversa: come difendere la parità di accesso al mercato senza ostacolare i flussi di investimento di cui l’Europa ha drammaticamente bisogno? L’Italia è tra i paesi che ha firmato un accordo con Pechino nel quadro del progetto infrastrutturale Road and Belt Initiative.
«Non vi è dubbio che l’espressione di sovranità economica, di autonomia economica sia molto più usata di prima - nota Eric Maurice, a capo della sezione bruxellese della Fondation Schuman di Parigi -. Vi è il desiderio di essere meno vulnerabili dalle imprese extra-europee. Più in generale ho la sensazione che l’Unione, pur non essendo naturalmente un paese, rifletta sempre più spesso in quanto entità e che i Ventisette siano più consapevoli di prima di quanto possano essere complementari l’un l’altro».
E’ interessante notare che Bruxelles ha appena deciso di imporre dazi sulle importazioni di tessuto in fibra di vetro provenienti dall’Egitto, ma prodotte grazie a importanti sovvenzioni cinesi. Sempre la Commissione sta lavorando alla possibilità di dare all’antitrust comunitario nuovi strumenti per contrastare imprese dominanti, spesso digitali e americane. Ciò detto, il tema della sovranità europea resta potenzialmente controverso tra i Ventisette. Piace finché rafforza l’interesse nazionale; rischia invece di spiacere non appena sembra minacciare l’autonomia nazionale.