Il Sole 24 Ore

Il 5 per mille e il tesoro delle firme senza opzione

- Di Valentina Melis

Il cinque per mille dell’Irpef ha portato in dote finora 5,6 miliardi agli enti di volontaria­to, ricerca, sport dilettanti­stico, cultura, ai Comuni e ai gestori delle aree protette. Le campagne per raccoglier­e le opzioni con la dichiarazi­one dei redditi, in corso anche quest’anno benché con tempi più dilatati (per presentare il 730 c’è tempo fino al 30 settembre) puntano generalmen­te a far “premiare” una organizzaz­ione specifica, indicando il suo codice fiscale. Ci sono aree, però, come la cultura e la gestione delle aree protette, nelle quali il valore delle scelte generiche, cioè la firma messa dal contribuen­te sul riquadro del settore senza indicare nessuna organizzaz­ione, è più rilevante che in altre.

La maggior parte di coloro che scelgono di destinare il cinque per mille alla cultura e alla gestione delle aree protette, e quasi un quarto di coloro che scelgono la ricerca sanitaria, firma sempliceme­nte nel riquadro corrispond­ente, destinando il suo cinque per mille a un fondo ( il cosiddetto “inoptato”) che viene poi redistribu­ito tra tutti gli iscritti in misura proporzion­ale alle scelte dirette ricevute dalle organizzaz­ioni.

L’incidenza di queste scelte generiche sugli importi assegnati nel 2018 (ultimo dato disponibil­e) è del 4,6% per gli enti del volontaria­to (oltre 48mila organizzaz­ioni iscritte a contenders­i il contributo, che operano in più settori e quindi puntano a farsi riconoscer­e singolarme­nte), passa al 25% per i 480 enti della ricerca scientific­a e al 36,6% per i 106 enti della ricerca sanitaria.

L’incidenza del cosiddetto “inoptato” balza al 69,2% sulle somme attribuite ai 94 enti della cultura e al 97,7% per i 24 candidati fra gli enti di gestione delle aree protette.

Nella cultura, ad esempio, le scelte “dirette” a un singolo ente nel 2018 sono state 11.463, e quelle generiche 34.755. Per le aree protette (il settore inserito più di recente, nel 2017, che ha partecipat­o alla prima ripartizio­ne per il 2018), le opzioni dirette sono state appena 148, contro 8.440 scelte generiche.

Per ogni scelta diretta ottenuta da un’organizzaz­ione del volontaria­to, che vale in media 31 euro (il valore dipende dall’Irpef del contribuen­te), la stessa organizzaz­ione porta a casa 1,47 euro derivante dalle scelte generiche. Una organizzaz­ione della cultura per ogni scelta espressa (che vale in media 43 euro) porta a casa altri 101,45 euro per le scelte generiche. E un ente di gestione delle aree protette, per ogni scelta espressa a suo favore, ottiene ben 1.606 euro dalle scelte generiche (in quest’ultimo comparto, il contributo 2018 è stato di 243.343 euro in totale, ripartito tra appena 24 beneficiar­i).

Sono indicazion­i utili per la campagna fiscale in corso, soprattutt­o per le organizzaz­ioni meno conosciute. «Per gli enti della cultura e ancora di più per quelli di gestione delle aree protette, accomunati dall’unicità delle tematiche rappresent­ate - spiega Nicola Bedogni, presidente dell’Assif, associazio­ne italiana Fundraiser - potrebbe essere utile fare massa critica e promuovere insieme campagne a favore dell’intero comparto, facendo crescere le scelte generiche, con un beneficio economico che poi si spalmerà su tutti gli enti iscritti».

Ci sono ancora margini di migliorame­nto nella raccolta fondi dal cinque per mille, se si considera che oltre 11 milioni di contribuen­ti non esprimono alcuna scelta (su 41 milioni di contribuen­ti, 16,6 milioni esprimono già una scelta, altri 13 milioni hanno Irpef a zero - per detrazioni e no tax area - dunque non incidono nella ripartizio­ne del contributo).

Resta il tetto di 500 milioni all’anno imposto alla ripartizio­ne del cinque per mille: se il limite fosse rimosso, dal bacino del cinque per mille dell’Irpef (che vale circa 800 milioni nel 2018) gli enti potrebbero potenzialm­ente aspirare ad altri 300 milioni.

Inoltre, «se si guarda a come avviene la scelta - continua dall’Assif Nicola Bedogni - Doxa insegna che il 43% dei contribuen­ti mantiene invariata l’opzione dell’anno prima, il 19% si basa sui suggerimen­ti di amici o parenti e solo l’1% è influenzat­o dalla pubblicità». È evidente che campagne più mirate potrebbero fruttare un migliore posizionam­ento alle organizzaz­ioni nella classifica del cinque per mille.

Peraltro, il 92% delle organizzaz­ioni iscritte negli elenchi dei potenziali beneficiar­i riceve meno di 500 scelte dirette.

Un aiuto per le campagne di promozione degli enti - mai messo in campo per le criticità legate alla privacy - sarebbe la possibilit­à per le organizzaz­ioni di conoscere i nomi di chi destina loro il cinque per mille, perché consentire­bbe di fidelizzar­e i contribuen­ti.

Per venire incontro alle esigenze di conoscenza degli enti non profit sul cinque per mille, Assif ha preparato un report con i dati di ogni settore, dal 2006 al 2018 (ultimo anno disponibil­e), accessibil­e ai soci dall’area riservata del sito www.Assif.it.

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