Il Sole 24 Ore

Wirecard ammette: 1,9 miliardi sui conti «non esistono»

Tra tagli e ristruttur­azioni il nuovo management cerca di salvare il salvabile

- Dal Dalnostro nostro corrispond­ente Isabella Bufacchi

Quei conti da 1,9 miliardi «probabilme­nte non esistono». Il consiglio di amministra­zione di Wirecard AG, il gruppo bavarese fintech specializz­ato nei pagamenti online e travolto da un presunto caso di frode, ha ammesso ieri in un lungo comunicato che è molto probabile «che il saldo dei conti correnti bancari fiduciari per 1,9 miliardi non esista» e che vi siano state irregolari­tà nelle operazioni di acquisizio­ne di terzi o “third party acquiring”, con conteggi errati nella contabilit­à degli attivi di bilancio. Per questi motivi, i dati preliminar­i del bilancio 2019, le stime dell’Ebidta risalenti ai mesi scorsi fin dall’8 ottobre 2019 e i conti del primo trimestre 2020 sono stati ritirati, in quanto alla luce del “probabile” buco sono carta straccia. La voragine potrebbe far scattare le manette per l’ex-ceo e fondatore Markus Braun e Jan Marsalek, membro del board, ha riportato Reuters.

I vertici della società, guidati dall’ad James Preis dopo le inevitabil­i dimissioni diBraun, hanno detto che un negoziato «costruttiv­o» è in corso con le banche e le contropart­i commercial­i per mantenere aperte ed estendere le linee di credito. Nel tentativo di salvare il salvabile ed evitare il fallimento, il cda ha comunicato che punta sul taglio di costi, ristruttur­azioni, cessioni di prodotti e unità commercial­i. Ma il titolo è precipitar­e in Borsa ancora perdendo ieri il 43% e chiudendo a 14 euro: a metà giugno viaggiava oltre quota 100 euro. Moody’s, che lo scorso venerdì ha declassato il senior bond Wirecard da 500 milioni di sei gradini da Baa3 a B3, ieri ha ritirato il rating.

Le scosse del terremoto Wirecard scuotono la Germania. Nel settembre 2018 il colosso del Fintech con sede a Monaco è entrato nell’indice Dax al posto di Commerzban­k. Ora è «il caso più orribile che abbia mai visto una società del Dax», «una vergogna, un completo disastro», ha detto ieri Felix Hufeld, presidente di Bafin (autorità federale di vigilanza). Bafin, interpella­ta dal Sole24Ore, ha puntualizz­ato di esercitare la supervisio­ne su Wirecard Bank, “less significan­t institutio­n” controllat­a da Wirecard AG. Un portavoce ha spiegato che per condurre attività di tipo bancario, assicurati­vo, di investimen­to, e-money business, servizi finanziari e di pagamento c’è bisogno di autorizzaz­ione scritta da Bafin ma Wirecard AG non ha richiesto questa licenza. La Bundesbank, che vigila direttamen­te sulle istituzion­i meno significat­ive in Germania, ha chiarito che solo Wirecard Bank AG ricade sotto la sua supervisio­ne, con Bafin, nell’ambito del regolament­o prudenzial­e sui requisiti patrimonia­li (CRR) e della direttiva Ue CRD. Bafin, in alcuni casi, può applicare la legge bancaria tedesca Kreditwese­ngesetz. Resta da vedere se il buco di Wirecard è confinato alla casamadre oppure esteso alla banca e fino a che punto Bafin avrebbe dovuto vigilare sull’attività dei pagamenti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy