Wirecard ammette: 1,9 miliardi sui conti «non esistono»
Tra tagli e ristrutturazioni il nuovo management cerca di salvare il salvabile
Quei conti da 1,9 miliardi «probabilmente non esistono». Il consiglio di amministrazione di Wirecard AG, il gruppo bavarese fintech specializzato nei pagamenti online e travolto da un presunto caso di frode, ha ammesso ieri in un lungo comunicato che è molto probabile «che il saldo dei conti correnti bancari fiduciari per 1,9 miliardi non esista» e che vi siano state irregolarità nelle operazioni di acquisizione di terzi o “third party acquiring”, con conteggi errati nella contabilità degli attivi di bilancio. Per questi motivi, i dati preliminari del bilancio 2019, le stime dell’Ebidta risalenti ai mesi scorsi fin dall’8 ottobre 2019 e i conti del primo trimestre 2020 sono stati ritirati, in quanto alla luce del “probabile” buco sono carta straccia. La voragine potrebbe far scattare le manette per l’ex-ceo e fondatore Markus Braun e Jan Marsalek, membro del board, ha riportato Reuters.
I vertici della società, guidati dall’ad James Preis dopo le inevitabili dimissioni diBraun, hanno detto che un negoziato «costruttivo» è in corso con le banche e le controparti commerciali per mantenere aperte ed estendere le linee di credito. Nel tentativo di salvare il salvabile ed evitare il fallimento, il cda ha comunicato che punta sul taglio di costi, ristrutturazioni, cessioni di prodotti e unità commerciali. Ma il titolo è precipitare in Borsa ancora perdendo ieri il 43% e chiudendo a 14 euro: a metà giugno viaggiava oltre quota 100 euro. Moody’s, che lo scorso venerdì ha declassato il senior bond Wirecard da 500 milioni di sei gradini da Baa3 a B3, ieri ha ritirato il rating.
Le scosse del terremoto Wirecard scuotono la Germania. Nel settembre 2018 il colosso del Fintech con sede a Monaco è entrato nell’indice Dax al posto di Commerzbank. Ora è «il caso più orribile che abbia mai visto una società del Dax», «una vergogna, un completo disastro», ha detto ieri Felix Hufeld, presidente di Bafin (autorità federale di vigilanza). Bafin, interpellata dal Sole24Ore, ha puntualizzato di esercitare la supervisione su Wirecard Bank, “less significant institution” controllata da Wirecard AG. Un portavoce ha spiegato che per condurre attività di tipo bancario, assicurativo, di investimento, e-money business, servizi finanziari e di pagamento c’è bisogno di autorizzazione scritta da Bafin ma Wirecard AG non ha richiesto questa licenza. La Bundesbank, che vigila direttamente sulle istituzioni meno significative in Germania, ha chiarito che solo Wirecard Bank AG ricade sotto la sua supervisione, con Bafin, nell’ambito del regolamento prudenziale sui requisiti patrimoniali (CRR) e della direttiva Ue CRD. Bafin, in alcuni casi, può applicare la legge bancaria tedesca Kreditwesengesetz. Resta da vedere se il buco di Wirecard è confinato alla casamadre oppure esteso alla banca e fino a che punto Bafin avrebbe dovuto vigilare sull’attività dei pagamenti.