Il Sole 24 Ore

Studi da infermiere: oltre 15mila posizioni

- — Mar. B.

Afianco ai medici gli infermieri sono stati gli altri indiscussi protagonis­ti nella battaglia contro il Covid. E anche per loro il Governo ha deciso di correre ai ripari per arginare le carenze registrate negli ultimi anni: oltre alle assunzioni straordina­rie nelle corsie degli ospedali il decreto Rilancio ha previsto di assoldare quasi 10mila infermieri di famiglia. Una nuova figura che dovrà assicurare la gestione delle cure a casa dei pazienti, vero anello debole durante l’emergenza Covid.

Per le profession­i sanitarie - un universo che oltre agli infermieri prevede operatori della riabilitaz­ione, della prevenzion­e e i tecnici di laboratori­o - i test d’ingresso ai corsi di laurea triennale sono previsti l’ 8 settembre. Le Regioni hanno indicato un fabbisogno solo per il corso di scienze infermieri­stiche di 15201 posti a cui si aggiungono 827 posti per ostetrica e 210 per infermiere pediatrico.

Gli sbocchi occupazion­ali sono buoni come sottolinea­no gli ultimi dati pubblicati da Almalaurea. Dopo l’otteniment­o della laurea di primo livello in infermieri­stica la quasi totalità ( 91%) - avverte l’indagine su 10mila laureati a un anno dal titolo - decide di entrare direttamen­te nel mercato del lavoro, senza iscriversi a un altro corso di laurea. La scelta di non proseguire gli studi universita­ri è dettata soprattutt­o da motivi lavorativi ( 53,2%); per l' 11,1%, invece, la motivazion­e è legata all'intenzione di svolgere un altro tipo formazione post-laurea. Infatti, al momento dell'intervista a un anno dal titolo, il 26,8% dichiara di aver proseguito la formazione, in particolar­e svolgendo un master universita­rio di primo livello ( 10,6%), un corso di formazione profession­ale ( 6,4%) o uno stage in azienda ( 4,8%).

Tra chi non prosegue con gli studi, il tasso di occupazion­e a dodici mesi dalla laurea è pari all' 84,9%. L’ 81,3% degli occupati ad un anno si è inserito nel mercato del lavoro solo dopo il conseguime­nto del titolo; il 15,4%, invece, lavorava al momento della laurea ma ha successiva­mente cambiato lavoro, mentre il 3,2% prosegue, ancora dopo un anno, il lavoro iniziato prima del conseguime­nto del titolo.

Il 16,7% degli occupati, dopo un anno dalla laurea, è impegnato in attività autonome ( come libero profession­ista, lavoratore in proprio, imprendito­re, ecc.), il 22,8% è assunto con un contratto alle dipendenze a tempo indetermin­ato, mentre il 54,7% con un contratto non standard ( prevalente­mente a tempo determinat­o). Il lavoro part- time riguarda il 19,2% degli occupati e la retribuzio­ne mensile è pari, in media, a 1.398 euro netti. Il 69,1% lavora nel settore privato. È occupato nel ramo della Sanità il 74,7% dei laureati e in altri servizi sociali e personali il 19,3%. Il 96,3% dei laureati dichiara il titolo « molto efficace o efficace » per il lavoro svolto.

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