Enel non ha fretta e su Open Fiber alza la posta
Il gruppo pronto a uscire ma non per lasciare a Tim il ruolo di protagonista
Enel continua a non appassionarsi alla partita per la rete unica. La priorità resta la cablatura del Paese attraverso la controllata Open Fiber. Ma certo l’offerta del fondo infrastrutturale Macquarie per il 50% che Enel possiede mette un nuovo punto fermo in uno scenario che resta comunque in evoluzione. Il fondo ha avanzato un’offerta economica (esaminata in cda il 10 giugno) piuttosto elevata, superiore ai 7 miliardi indicati dai rumors e forse vicina agli 8 miliardi calcolati dall’advisor di Enel, Mediobanca, in una delle due valutazioni eseguite per conto dell’azienda. La seconda, la più recente, risale alla fine del 2019: l’esigenza di mettere numeri a terra rispondeva alla richiesta avanzata dal precedente cda di Enel di avere contezza dei valori, alla luce delle svariate selezioni di investitori istituzionali che Tim stava eseguendo da un anno a questa parte prospettando anche una potenziale vendita di una quota non sua, proprio il 50% di Open Fiber in mano ad Enel. Quest’ultima, dal canto suo, non ha mai manifestato intenzione di vendere. L’offerta Macquarie cambia gli scenari perché a fronte di una proposta molto elevata il cda di Enel ha il dovere di esaminarla. Al contempo la proposta alza decisamente l’asticella per qualsiasi altro compratore, a partire da Cdp, partner di Enel in Open Fiber, che ha una prelazione sulla quota del partner. Ma anche per i fondi infrastrutturali: la convinzione è che altri si faranno avanti. Enel però resta convinta che non ci sia alcuna fretta, non a caso ha chiesto e ottenuto da Macquarie di allungare (e di parecchio) la scadenza entro la quale dare una risposta. Adesso al gruppo elettrico non resta che aspettare. L’uscita del fondatore dei 5Stelle, Beppe Grillo, ha ributtato la palla in mezzo al campo e messo Tim di fronte alle sue scelte: vendere la minoranza di una società composta dalla sua rete in rame e rete in fibra secondaria al fondo Kkr aiuta davvero la nascita di una rete unica? In Enel restano convinti che tale rete non dovrebbe vedere in posizione di controllo Tim, ma in caso un socio terzo (quale potrebbe essere quello pubblico). Se quell’obiettivo fosse raggiunto e il gruppo elettrico decidesse che è arrivata l’ora di vendere, allora uscirebbe dal capitale. Tenersi una quota di Oper Fiber e entrare nella nuova società che ha già come partner industriale Tim non avrebbe infatti alcun senso.
Nelle aree concorrenziali la fibra OF ha raggiunto 6 milioni di unità su 9,5. Più indietro nelle aree marginali