Fornasetti, viaggi nel sogno della realtà
Alla Pilotta un’esposizione che mette in dialogo le produzioni dell’atelier milanese con le architetture e opere del Complesso monumentale di Parma
Prendete un qualsiasi oggetto firmato da Fornasetti. Non avrete mai tra le mani (le pareti, gli spazi della casa, vale, insomma, per tutte le dimensioni) “solo” un pezzo (di arredamento, d’arte, quello che volete). No: avete sotto mano l’incipit di una narrazione, il racconto di un sogno, anzi, ancora meglio, la solidificazione di un’atmosfera onirica, la personificazione, sotto forma di oggetto immateriale, di uno stato d’animo che è, di fatto, irraccontabile: l’immaginazione.
È che gli oggetti di Fornasetti (e poco importa se siano firmati da Piero, il padre geniale che ha dato il via all’azienda o da Barnaba, il figlio che l’ha continuata dandole un futuro del tutto al passo con i tempi) – è che gli oggetti di Fornasetti, dicevo, qualsiasi sia la loro collocazione, “vanno in scena”. Ogni volta. Si predispongono ad essere protagonisti di una storia che li travalica e però, ovviamente, li comprende: parlano di sé stessi cioè, ma anche del contesto nel quale sono immersi; della tradizione in cui si inseriscono; e delle possibilità estetiche e culturali che fanno scaturire.
E perciò non può esserci un titolo piuccheperfetto, per una mostra fornasettiana, di quello che è stato scelto per quella attualmente in corso a Parma, negli spazi prestigiosi della Pilotta: «Fornasetti Theatrum Mundi». La mostra – che ha dovuto attendere la fine del lockdown per aprire e ora ha tutti i requisiti di fruibilità richiesti oggi ed è stata preservata nella sua integrità– sarà visitabile fino al 14 febbraio 2021 e si colloca all’interno di «Rivitalizzazioni del Contemporaneo», bando ideato in occasione di Parma Capitale Italiana della Cultura.
La mostra è curata da Barnaba Fornasetti, Valeria Manzi, presidente dell’Associazione Fornasetti Cult, e dal direttore del Complesso Monumentale della Pilotta, Simone Verde. E se l’intento dichiarato era quello di «rigenerare il patrimonio classico e classicità dell’istituto museale parmigiano, attraverso la ripresa intellettuale che ne ha fatto uno dei maestri indiscussi del design contemporaneo», non solo è più che riuscito: è stato ampiamente superato. Perché il dialogo degli oggetti di Fornasetti con le strutture e le opere della Pilotta (era già accaduta cosa simile a Roma, a Palazzo Altemps, con i classici più spinti) è un incrocio fittissimo di rimandi culturali; e Fornasetti è perfetto perché le riminiscenze del classico (uno dei tratti essenziali della visione di Piero) sono integrazioni calzanti e ri-valutanti. Prendete, per esempio, l’allestimento mozzafiato del teatro Farnese, il capolavoro dell’architettura seicentesca costruito nel Complesso sul modello del teatro classico: la stessa struttura architettonica da cui nasce l’idea del
Theatrum Mundi formulata dal retore neoplatonico Giulio Camillo (14801544). Aggiungete qui l’icona stessa del mondo fornasettiano: il volto enigmatico di Lina Cavalieri riprodotto in centinaia di variazioni (altra essenza dell’immaginario dell’atelier milanese) nei piatti: ecco un popolo di porcellana assiso nel silenzio che genera – e dunque arricchisce il pur splendido teatro ligneo – un emozionante viaggio onirico e illusionistico. E quell’atmosfera, quella sensazione è la chiave «precisa e preziosa» (parole di Neruda per descrivere la magia di Piero Fornasetti) per capire cosa siano gli esperimenti di arredo, decorazione, arte fornasettiani: un viaggio nell’immaginazione che regala sensi e sensazioni nuove alla realtà.
Paraventi, sedie, specchi, vassoi, scatole di fiammiferi, candele, posacenere, gatti, strumenti musicali, colonne architettoniche, rovine, farfalle e mille altre cose: là dove si posa l’attenzione di Fornasetti si spalanca un mondo di possibilità, una stupefacente capacità di evocazione – anche ludica – che vivifica la quotidianità e la rende memorabile. Forse per questo alcuni pezzi storici dell’atelier strappano cifre notevoli alle aste (è il caso del trumeau, altro segno distintivo, protagonista di recenti riproposizioni: uno, nato dalla collaborazione Fornasetti-Gio Ponti arrivò a oltre 230 mila euro ad un’asta di Christie’s), suscitano ancora rinnovata meraviglia e le nuove proposte (la più recente «Insoliti salotti» sono cinque differenti idee di living caratterizzate ciascuna da un decoro, declinato su divani, poltrone, panche e numerosi complementi) promettono di continuare su quella falsariga. Philippe Starck, designer tra i più “prosaici” e sintetici, aveva colto il punto. «Ogni oggetto di Fornasetti è una porta aperta attraverso la quale si viene immediatamente risucchiati. Ha il potere di cambiare le vibrazioni di un luogo, non perché è un bell’oggetto decorativo. Ci si può trovare in una stanza molto bella, ben decorata, con un design davvero bello, ma che resta comunque una stanza radicata nella vita reale. Ma metteteci un Fornasetti e la stanza assume una dimensione del tutto diversa, quella del sogno». Inutile aggiungere che è il sogno il modo di capire, nel profondo, la realtà. Lasciamo che vada in scena. Su il sipario: con Fornasetti si recita ad oggetto.