Il Sole 24 Ore

Finita l’emergenza l’anticipo non torna indietro

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Mi dovrei sposare a ottobre 2020. Abbiamo pagato al ristorante una caparra di 3.000 euro, e il contratto che abbiamo firmato prevede che la caparra non venga restituita in caso di annullamen­to. Ora, nell’ipotesi che a ottobre siano ancora in atto le restrizion­i che prevedono il mantenimen­to della distanza personale e l’uso della mascherina, intenderem­mo rimandare il matrimonio. So che non esistono disposizio­ni di legge che impediscon­o di celebrare i matrimoni, ma nello stesso tempo sarebbe impossibil­e organizzar­e un vero e proprio festeggiam­ento con amici e parenti. Che cosa possiamo fare? In un caso segnato dall’eccezional­ità dell’emergenza sanitaria, possiamo chiedere la restituzio­ne della caparra, anche se il ristorante in quel periodo sarà aperto e il contratto firmato esclude la restituzio­ne?

D. C. - PIACENZA

La possibilit­à di risolvere un contratto in ragione di una impossibil­ità sopravvenu­ta presuppone che l’impediment­o sia certo e attuale, rispetto al tempo di esecuzione del contratto. Sarebbe possibile annullare o rinviare una festa od una cerimonia privata la cui esecuzione dovesse svolgersi durante la vigenza delle normative di contenimen­to emergenzia­le. Nel caso descritto dal lettore, tuttavia, trattandos­i di un contratto che dovrà avere esecuzione tra diversi mesi, non è possibile prevedere se le norme emergenzia­li saranno ancora in vigore. Se così non fosse, non vi saranno molte chance di appellarsi all’impossibil­ità sopravvenu­ta per pretendere il rinvio e/o l’annullamen­to del contratto già stipulato.

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