Il Sole 24 Ore

Titoli di Stato, boom di emissioni con oltre 1.000 miliardi nel 2020

Aste già fatte, tassi bassi e misure Bce indicano che il debito è sostenibil­e

- Morya Longo—

Una gigantesca raccolta fondi in tutta Europa. Innescata da una valanga di titoli di Stato: secon do gli analisti quest’anno il mercato vedrà emissioni di titoli di debito pubblico per oltre 1.000 miliardi di euro. Il tutto per finanziari­e i tanti programmi anti crisi che i Governi dell’Europa hanno varato in conseguenz­a della pandemia. Ma la vera partita si giocherà quando la Bce chiuderà i programmi (anch’essi straordina­ri) di acquisti. Almeno tre elementi garantisco­no la sostenibil­ità di tutti i debiti. Il primo è la Bce e le sue politiche di intervento. Il secondo sono i tassi ancora bassi e il terzo è che il grosso delle emissioni è già stato fatto.

Nonostante il debito in aumento, i rendimenti dei BTp decennali scendono: dal 2,09% di un anno fa all’1,375%

Una gigantesca raccolta fondi. In tutta Europa. Mentre i Governi varano le misure straordina­rie per cercare di salvare l’economia, il lavoro a cui sono chiamati i vari dipartimen­ti del debito pubblico in tutta Europa è altrettant­o straordina­rio: raccoglier­e sui mercati i fondi necessari per finanziare quelle misure. Cassa integrazio­ne, aiuti alle imprese e alle famiglie, garanzie, sanità: tutto questo ha bisogno di fondi. E i soldi arrivano dal mercato. Dagli investitor­i. Stiamo parlando di cifre gigantesch­e: nell’intero 2020, secondo UniCredit, gli Stati dell’Eurozona devono emettere titoli di Stato a lunga e breve durata per 1.100 miliardi di euro (al netto di quelli in scadenza). Secondo i calcoli di Intesa Sanpaolo, le emissioni nette dell’anno sono 525 (escludendo in questo caso i titoli a breve scadenza). Al lordo si arriva a 1.220 miliardi.

Cifre enormi. Molto maggiori rispetto a quanto non sarebbe stato necessario se il coronaviru­s non fosse mai arrivato. A gennaio, per fare un esempio, Intesa Sanpalo stimava emissioni lorde in tutta l’Eurozona per 862 miliardi (contro i 1.220 previsti ora) e nette per 167 miliardi (contro le 525 attuali). Cifre, per di più, destinate a crescere: proprio ieri la Germania ha aumentato l’obiettivo di emissioni del terzo trimestre da 41 a 74 miliardi di euro. Di fronte a questi numeri bisogna porsi qualche domanda: tutto questo è sostenibil­e? Anche per un Paese già iper-indebitato come l’Italia? Il paracadute della Bce sarà sufficient­e? O i fondi europei (Mes, Sure e Recovery Fund) alla fine saranno necessari? Dubbi che sul mercato in tanti si pongono. E che, in generale, trovano una risposta uniforme: sì, tutto questo è sostenibil­e. Ma la vera partita si giocherà quando la Bce chiuderà i programmi (anch’essi straordina­ri) di acquisti.

Emissioni e Bce

Almeno tre elementi garantiscn­o la sostenibil­ità di tutti i debiti. Il primo è la Bce. Secondo le stime di Chiara Cremonesi di UniCredit, quest’anno comprerà 740-845 miliardi di titoli di Stato dell’Eurozona: cifra che è pari a circa il 70-80% delle emissioni totali. In alcuni casi (Italia inclusa), gli acquisti della Bce sono addirittur­a superiori alle emissioni nette di titoli di Stato. Insomma: con un compratore così ingombrant­e, i tassi d’interesse non possono fare altro che scendere. Infatti scendono: i BTp decennali un anno fa rendevano il 2,09%, ora l’1,375%. Sale il debito, scendono gli interessi.

E questo è il secondo elemento: i tassi. I debiti resteranno sostenibil­i fin tanto che i tassi d’interesse reali resteranno inferiori ai tassi reali di crescita delle economie. Infine c’è un terzo elemento che tranquilli­zza: il grosso delle emissioni previste per il 2020 è già stato fatto. Secondo le stime di Chiara Manenti di Intesa Sanpaolo, da qui a fine 2020 in Eurozona ci saranno emissioni di titoli di Stato lorde per 481 miliardi e nette per 139,4: cifre che si confrontan­o con i 739 (lordi) e i 385 miliardi (netti) raccolti dagli stessi Governi da gennaio a fine giugno. Così, persino l’ufficio studi di Commerzban­k, solitament­e non tenero, scrive che il debito italiano è sostenibil­e. Anzi: suggerisce di comprare BTp fin tanto che lo spread sui Bund supera i 150 punti base (ora è a 177).

C’è vita dopo la Bce?

Questo è però lo scenario di oggi. Nei prossimi anni non è detto che resti tale. Finiranno per esempio gli acquisti strordinar­i di titoli di Stato da parte della Bce. «Oggi la Bce offre un sostegno enorme, ma i suoi programmi straordina­ri prima o poi termineran­o - osserva Andrea Delitala di Pictet Am -. Non ci si può illudere che questa situazione possa andare avanti in eterno». Anche alla luce dell’intervento della Corte costituzio­nale tedesca. Non solo: prima o poi, proprio per effetto di questo mix di misure fiscali e monetarie, l’inflazione potrebbe tornare a salire. Già un po’ le aspettativ­e l’hanno fatto. «Questo imporrebbe alla Bce di chiudere le misure di stimolo», osserva un economista.

È per questo che fare affidament­o esclusivam­ente sulla Bce non è prudente per i Governi. È per questo che è necessario diversific­are le fonti di finanziame­nto. Per esempio sui risparmiat­ori: non è un caso che il Tesoro stia lanciando un inedito BTp Futura a loro dedicato. «Questo strumento è importante per capire quanto il Tesoro possa attingere dal risparmio degli italiani - osserva Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte -. Serve un secondo canale di finanziame­nto che funzioni». Ma secondo vari economisti serviranno anche i soldi europei: Mes, Sure, Recovery Fund. Messi insieme, osserva Delitala, questi strumenti forniscono potenzialm­ente più o meno la liquidità necessaria per finanziare il deficit italiano del 2020 e del 2021. Sembra quasi fatto apposta per il giorno in cui sarà la Bce a fare un passo indietro.

MoryaLongo

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