Mini aiuti sulle tecnologie estesi anche al commercio
Per accedere ricavi minimi a 100mila euro. Spese da 50mila a 500mila euro
L’idea originaria, accompagnare la manifattura verso robusti processi di conversione tecnologica, si era già affievolita nella stesura finale del decreto crescita del 2019 e nel successivo passaggio parlamentare. Ora anche il decreto attuativo della Direzione generale incentivi del ministero dello Sviluppo conferma in sostanza che le agevolazioni per la « digital transformation » finanzieranno soprattutto microprogetti.
Il provvedimento, registrato dalla Corte dei Conti e in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, evidenzia che l’ambito di applicazione va oltre il manifatturiero, i servizi diretti alla manifattura e il turismo per le imprese impegnate nella digitalizzazione della fruizione dei beni culturali, e si rivolge anche al commercio. Il tetto di ricavi e prestazioni per accedere alla misura è stato tenuto basso in sede di conversione parlamentare del Dl, a 100mila euro, e l’importo dei progetti non deve superare 500mila euro ma ha una soglia minima piuttosto contenuta, 50mila euro. Sono ammesse le Pmi che dispongono di almeno due bilanci approvati e depositati presso il registro delle imprese.
I 100 milioni sono destinati a progetti per la trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi mediante le tecnologie del piano Impresa 4.0 ( ad esempio manifattura additiva, cloud, cybersecurity, big data) oppure mediante soluzioni tecnologiche digitali di filiera, espressione che apre un ventaglio molto più ampio includendo ad esempio anche i software e le soluzioni di e- commerce, i sistemi di pagamento mobile e via internet, le applicazioni per la gestione della logistica . Un anno e mezzo, dalla data di concessione delle agevolazioni, è il tempo per ultimare i progetti.
Il 30% dei 100 milioni è vincolato con due quote riservate: 25 milioni per progetti congiunti delle Pmi, fino a 10 partecipanti, attraverso consorzi o contratti di rete, e 5 milioni per le Pmi titolari del rating di legalità certificato dall'Antitrust. Nel caso di alleanze tra imprese, le forme contrattuali di collaborazione devono prevedere come capofila un Digital innovation hub o un Ecosistema digitale per l’innovazione, soggetti previsti dal piano Impresa 4.0 per raccordare le politiche di innovazione sul territorio.
Le agevolazioni coprono il 50% delle spese ammissibili, per il 10% sotto forma di contributo e per il 40% come finanziamento agevolato, e comunque entro i limiti del regolamento generale di esenzione europeo (Gber) per i progetti di innovazione di processo o di innovazione organizzativa ed entro i limiti del regolamento “de minimis” per gli investimenti.
Ma i tempi sono decisivi. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto direttoriale, ne servirà un altro per fissare i termini di apertura delle domande ( le agevolazioni saranno concesse sulla base di una procedura valutativa con procedimento a sportello). Ma il regime Gber sarà applicabile solo fino al 31 dicembre 2020, salvo eventuali proroghe autorizzate dalla Commissione Ue.