Stati Uniti, Russia e Cina: gara a tre per lo sviluppo del vaccino
Salute e prestigio nazionale. Mentre ci si interroga sulla distribuzione equa, la corsa a superarsi comporta l’uso di metodi discutibili. Rischio di risultati inefficaci. Test sui militari di Pechino
I soldati cinesi saranno i primi a ricevere uno dei candidati vaccini per Covid- 19. La Commissione militare centrale cinese ha dato il via libera grazie agli sviluppi messi a punto da una propria unità di ricerca e da CanSino Biologics, società biotech quotata a Hong Kong, che ha più che triplicato la sua capitalizzazione dall’inizio della pandemia a oggi: il 2 gennaio, il prezzo delle azioni della società era di 59 HKD e lunedì ha chiuso a 219 HKD. Il candidato Ad5- nCoV di CanSino è stato tra l’altro anche il primo al mondo a essere testato in studi clinici di fase I e II a Wuhan, il 16 marzo scorso, e i risultati sono stati pubblicati su The Lancet.
Metodo accelerato e simile per arrivare a completare gli studi clinici entro fine luglio è l’approccio che sta portando avanti anche la Russia,terzo Paese più colpito al mondo dall’inizio dello scoppio della pandemia, ai primi di marzo. Come in Cina, sono stati coinvolti 50 militari ”volontari” (tra cui 5 donne) per testare la sicurezza e l’efficacia del vaccino, che è simile a quello cinese, impiega cioè un virus inattivato come vettore. In maniera poco ortodossa, però, per arrivare per primi a un vaccino gli stessi ricercatori dell’Istituto di ricerca di Gamaleya di Mosca si sono auto- somministrati campioni vaccinali, e a livello politico si pensa di coinvolgere anche i detenuti.
Sono 47 - secondo i funzionari russi - i candidati vaccini allo studio nel Paese. Uno solo di questi è di una società privata, la biotech BioCad di San Pietroburgo (che sta lavorando in collaborazione con l’Istituto siberiano Vektor), l’unico peraltro a essere inserito nell’elenco dei candidabili dell’Oms. La ex Unione Sovietica in realtà era una forza vaccinale (ha collaborato con gli Usa a un vaccino contro la poliomielite e donato vaccini contro il vaiolo all’Oms più di tutti gli altri Paesi messi insieme), ma dopo gli anni 90 non si è più ripresa. E oggi il mancato rispetto per i protocolli etici internazionali renderà improbabile che un eventuale vaccino varchi i confini nazionali.
E gli Usa? Anche se i migliori infettivologi,tra cui Anthony Fauci, direttore dei Nih, insistono che per ottenere un vaccino sicuro ed efficace, i tempi variano da un anno ai 18 mesi, e la pressione esercitata da Trump per averlo velocemente aumenta il rischio che possano approvarne uno che non funzioni.
Così, mentre nel mondo si discute su come trattare e distribuire in maniera equa il vaccino contro Covid19 ( è dell’altro ieri l’appello promosso dal premio nobel per la Pace Muhammad Yunus che 101 leader, ex capi di Stato e di governo, premi Nobel e attori hanno firmato per produrre e distribuire gratuitamente i vaccini in tutto il mondo),la corsa all’immunità vs Sars- Cov- 2 sembra quella della conquista della Luna, quasi a voler rivendicare un prestigio nazionale, che non una soluzione sicura per la salute globale. In campo ci sono le stesse tre super- potenze: Stati Uniti, Russia e Cina, a conferma che la posta in gioco è senza dubbio alta. Isolamento e misure di contenimento stanno infatti causando danni economici devastanti che si proiettano nel lungo periodo, almeno fino all’arrivo di un vaccino. Appunto. Comunque, allo stato attuale, più della metà dei 17 vaccini potenziali identificati dall’Oms sono nella fase di valutazione clinica e coinvolgono compagnie o istituti cinesi.