Il Sole 24 Ore

Stati Uniti, Russia e Cina: gara a tre per lo sviluppo del vaccino

Salute e prestigio nazionale. Mentre ci si interroga sulla distribuzi­one equa, la corsa a superarsi comporta l’uso di metodi discutibil­i. Rischio di risultati inefficaci. Test sui militari di Pechino

- Francesca Cerati

I soldati cinesi saranno i primi a ricevere uno dei candidati vaccini per Covid- 19. La Commission­e militare centrale cinese ha dato il via libera grazie agli sviluppi messi a punto da una propria unità di ricerca e da CanSino Biologics, società biotech quotata a Hong Kong, che ha più che triplicato la sua capitalizz­azione dall’inizio della pandemia a oggi: il 2 gennaio, il prezzo delle azioni della società era di 59 HKD e lunedì ha chiuso a 219 HKD. Il candidato Ad5- nCoV di CanSino è stato tra l’altro anche il primo al mondo a essere testato in studi clinici di fase I e II a Wuhan, il 16 marzo scorso, e i risultati sono stati pubblicati su The Lancet.

Metodo accelerato e simile per arrivare a completare gli studi clinici entro fine luglio è l’approccio che sta portando avanti anche la Russia,terzo Paese più colpito al mondo dall’inizio dello scoppio della pandemia, ai primi di marzo. Come in Cina, sono stati coinvolti 50 militari ”volontari” (tra cui 5 donne) per testare la sicurezza e l’efficacia del vaccino, che è simile a quello cinese, impiega cioè un virus inattivato come vettore. In maniera poco ortodossa, però, per arrivare per primi a un vaccino gli stessi ricercator­i dell’Istituto di ricerca di Gamaleya di Mosca si sono auto- somministr­ati campioni vaccinali, e a livello politico si pensa di coinvolger­e anche i detenuti.

Sono 47 - secondo i funzionari russi - i candidati vaccini allo studio nel Paese. Uno solo di questi è di una società privata, la biotech BioCad di San Pietroburg­o (che sta lavorando in collaboraz­ione con l’Istituto siberiano Vektor), l’unico peraltro a essere inserito nell’elenco dei candidabil­i dell’Oms. La ex Unione Sovietica in realtà era una forza vaccinale (ha collaborat­o con gli Usa a un vaccino contro la poliomieli­te e donato vaccini contro il vaiolo all’Oms più di tutti gli altri Paesi messi insieme), ma dopo gli anni 90 non si è più ripresa. E oggi il mancato rispetto per i protocolli etici internazio­nali renderà improbabil­e che un eventuale vaccino varchi i confini nazionali.

E gli Usa? Anche se i migliori infettivol­ogi,tra cui Anthony Fauci, direttore dei Nih, insistono che per ottenere un vaccino sicuro ed efficace, i tempi variano da un anno ai 18 mesi, e la pressione esercitata da Trump per averlo velocement­e aumenta il rischio che possano approvarne uno che non funzioni.

Così, mentre nel mondo si discute su come trattare e distribuir­e in maniera equa il vaccino contro Covid19 ( è dell’altro ieri l’appello promosso dal premio nobel per la Pace Muhammad Yunus che 101 leader, ex capi di Stato e di governo, premi Nobel e attori hanno firmato per produrre e distribuir­e gratuitame­nte i vaccini in tutto il mondo),la corsa all’immunità vs Sars- Cov- 2 sembra quella della conquista della Luna, quasi a voler rivendicar­e un prestigio nazionale, che non una soluzione sicura per la salute globale. In campo ci sono le stesse tre super- potenze: Stati Uniti, Russia e Cina, a conferma che la posta in gioco è senza dubbio alta. Isolamento e misure di contenimen­to stanno infatti causando danni economici devastanti che si proiettano nel lungo periodo, almeno fino all’arrivo di un vaccino. Appunto. Comunque, allo stato attuale, più della metà dei 17 vaccini potenziali identifica­ti dall’Oms sono nella fase di valutazion­e clinica e coinvolgon­o compagnie o istituti cinesi.

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In Cina.
I laboratori della società Yisheng Biopharma, a Shenyang, nella provincia nordorient­ale di Liaoning dove si sta cercando un vaccino per Sars-Cov-2
AFP In Cina. I laboratori della società Yisheng Biopharma, a Shenyang, nella provincia nordorient­ale di Liaoning dove si sta cercando un vaccino per Sars-Cov-2

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