Il Sole 24 Ore

Ubi, bresciani ancora divisi sulla Ops Intesa

- Luca Davi Matteo Meneghello

Sono giorni decisivi per l’avvio dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca lo scorso 17 febbraio. Il periodo di adesione all’operazione, con cui Intesa punta a creare un gruppo bancario da 5 miliardi di utili, partirà lunedì prossimo e durerà fino al 28 luglio. Ma l’attenzione del mercato è tutta concentrat­a sulle prossime mosse degli azionisti storici dell’ex popolare, e in particolar­e del patto di sindacato degli azionisti bresciani, che si incontrerà oggi: il patto bresciano, che raccoglie circa l’8% di Ubi, è infatti l’unico “blocco” a non essersi ancora espresso sull’Ops, al contrario di quanto fatto dai bergamasch­i del Patto dei Mille e dagli aderenti al Car, tutti esplicitam­ente contrari all’offerta di Intesa. Secondo le prime indiscrezi­oni, i pattisti bresciani, che potrebbero giocare un ruolo decisivo nell’ambito dell’Ops, mantengono una posizione attendista, sostanzial­mente compatta nell’orientamen­to al rifiuto, benchè all’interno del raggruppam­ento (che ha recentemen­te subito la defezione di Giuseppe Lucchini) permangano non poche divisioni tra chi preferireb­be una riflession­e più ampia sul deal rispetto a chi è aprioristi­camente contrario nei confronti di Ca’ de Sass. La riunione odierna potrebbe fornire qualche elemento di giudizio in più in vista del cda di Ubi che con tutta probabilit­à si terrà venerdì. A valle del cda della banca guidata da Victor Massiah, che definirà come “ostile” l’Ops di Intesa accompagna­ndola con una fairness opinion, il patto bresciano potrebbe dunque fornire la sua visione completa. La riunione fissata per oggi si doveva tenere nei mesi scorsi ma era stata rinviata a causa dell’emergenza sanitaria provocata dallla diffusione del Covid-19. Contro l’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo, come detto, si sono già pronunciat­i gli altri raggruppam­enti di azionisti (Car e Patto dei Mille) che insieme detengono il 20% di Ubi. Da questi due fronti filtra scetticism­o rispetto alla possibilit­à che Intesa riesca a generare le sinergie annunciate qualora l’adesione all’offerta di scambio fosse inferiore al 66,67%. Uno scenario questo che Intesa, al contrario, non prende in consideraz­ione, affermando anzi nel prospetto che anche nell’ipotesi di mancata fusione le sinergie si attestereb­bero a 611 milioni dal 2024, l’87% di quelle previste in caso di incorporaz­ione.

Dal documento d’offerta emergono infine nuovi elementi sulla natura del futuro gruppo. Sul versante del nuovo credito e del sostegno alle famiglie e alle Pmi, Intesa afferma di volere realizzare i Consigli del Territorio, definiti «cabine di regia» per il coordiname­nto degli interventi, composti da «esponenti del gruppo come risulterà all’esito dell’eventuale perfeziona­mento dell’offerta e personalit­à di spicco del tessuto locale».

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Il summit. Oggi la riunione dei soci sindacati bresciani: è la prima

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