Ubi, bresciani ancora divisi sulla Ops Intesa
Sono giorni decisivi per l’avvio dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca lo scorso 17 febbraio. Il periodo di adesione all’operazione, con cui Intesa punta a creare un gruppo bancario da 5 miliardi di utili, partirà lunedì prossimo e durerà fino al 28 luglio. Ma l’attenzione del mercato è tutta concentrata sulle prossime mosse degli azionisti storici dell’ex popolare, e in particolare del patto di sindacato degli azionisti bresciani, che si incontrerà oggi: il patto bresciano, che raccoglie circa l’8% di Ubi, è infatti l’unico “blocco” a non essersi ancora espresso sull’Ops, al contrario di quanto fatto dai bergamaschi del Patto dei Mille e dagli aderenti al Car, tutti esplicitamente contrari all’offerta di Intesa. Secondo le prime indiscrezioni, i pattisti bresciani, che potrebbero giocare un ruolo decisivo nell’ambito dell’Ops, mantengono una posizione attendista, sostanzialmente compatta nell’orientamento al rifiuto, benchè all’interno del raggruppamento (che ha recentemente subito la defezione di Giuseppe Lucchini) permangano non poche divisioni tra chi preferirebbe una riflessione più ampia sul deal rispetto a chi è aprioristicamente contrario nei confronti di Ca’ de Sass. La riunione odierna potrebbe fornire qualche elemento di giudizio in più in vista del cda di Ubi che con tutta probabilità si terrà venerdì. A valle del cda della banca guidata da Victor Massiah, che definirà come “ostile” l’Ops di Intesa accompagnandola con una fairness opinion, il patto bresciano potrebbe dunque fornire la sua visione completa. La riunione fissata per oggi si doveva tenere nei mesi scorsi ma era stata rinviata a causa dell’emergenza sanitaria provocata dallla diffusione del Covid-19. Contro l’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo, come detto, si sono già pronunciati gli altri raggruppamenti di azionisti (Car e Patto dei Mille) che insieme detengono il 20% di Ubi. Da questi due fronti filtra scetticismo rispetto alla possibilità che Intesa riesca a generare le sinergie annunciate qualora l’adesione all’offerta di scambio fosse inferiore al 66,67%. Uno scenario questo che Intesa, al contrario, non prende in considerazione, affermando anzi nel prospetto che anche nell’ipotesi di mancata fusione le sinergie si attesterebbero a 611 milioni dal 2024, l’87% di quelle previste in caso di incorporazione.
Dal documento d’offerta emergono infine nuovi elementi sulla natura del futuro gruppo. Sul versante del nuovo credito e del sostegno alle famiglie e alle Pmi, Intesa afferma di volere realizzare i Consigli del Territorio, definiti «cabine di regia» per il coordinamento degli interventi, composti da «esponenti del gruppo come risulterà all’esito dell’eventuale perfezionamento dell’offerta e personalità di spicco del tessuto locale».