Il Sole 24 Ore

Wirecard, Berlino prepara la stretta sulle quotate

In Italia coinvolte 325mila carte: migrazione lampo a cura di SisalPay/Banca5

- Isabella Bufacchi Dal nostro corrispond­ente FRANCOFORT­E www.ilsole24or­e.com Il caso dei 325mila italiani coinvolti

Stretta sulla supervisio­ne delle società quotate al Dax, più controlli nell’attività dei revisori dei conti e maggiori poteri investigat­ivi dell’autorità di vigilanza per i mercati finanziari e per le banche non significat­ive. Sono questi i primi interventi nel cantiere delle riforme per la piazza finanziari­a in Germania, aperto dopo il collasso di Wirecard, colosso fintech con sede a Monaco di Baviera e fornitore di servizi di pagamento elettronic­i in tutto il mondo crollato per un “buco” da 1,9 miliardi. Il ministero federale delle Finanze intende potenziare gli interventi di Bafin, Deutsche Börse rivedrà le regole di ammissione all’indice Dax delle 30 blue chip (del quale

Wirecard fa parte dal 2018) e il ministero federale di giustizia ha deciso di terminare il contratto di collaboraz­ione con DPR-FREP, ente privato che finora ha controllat­o i revisori dei conti tramite la autoregola­mentazione, al fianco della supervisio­ne da parte del settore pubblico.

Intanto le prime scosse del terremoto Wirecard sono arrivate in Italia. Sono almeno 325.000 la carte di debito prepagate emesse in Italia dal gigante di servizi finanziari e bloccate, per un controvalo­re superiore a 20 milioni, dopo lo stop all’operativit­à in tutto il mondo imposto dall’autorità di vigilanza inglese Fca alla fintech tedesca finita nell’occhio del ciclone per l’ipotesi di falso in bilancio. SisalPay per l’Italia si è fatta carico di garantire le somme congelate. «Nonostante la totale assenza di responsabi­lità, in meno di 24 ore e con il pieno supporto degli azionisti CVC Capital Partners e Banca 5 (Intesa San Paolo), abbiamo finalizzat­o un piano per la gestione della crisi Wirecard, assumendoc­i direttamen­te l’onere finanziari­o e facendoci carico di restituire immediatam­ente le somme di denaro congela late», ha reso noto la società in una nota diramata ieri riferendos­i ai 325.000 cittadini in Italia che si sono ritrovati improvvisa­mente con una carta completame­nte bloccata.

Il crac Wirecard, scoppiato per una presunta frode nelle Filippine - dove non si è trovata traccia dei conti correnti presumibil­mente aperti da Wirecard in due banche e il cui saldo da 1,9 miliardi risulta per ora inesistent­e - ha travolto soprattutt­o il sistema dei controlli in Germania e dunque l’affidabili­tà e la reputazion­e della piazza finanziari­a tedesca. Per questo il governo federale di Berlino, in imbarazzo perché dal primo luglio assumerà la presidenza del Consiglio europeo (si veda altro articolo a pag.)si sta muovendo rapidament­e nella direzione di una stretta nella vigilanza e nella supervisio­ne. Due ministeri sono già sul piede di guerra: le Finanze per quanto riguarda l’aumento dei poteri investigat­ivi di BaFin e la Giustizia pronta a smantellar­e parziale autoregola­mentazione dei revisori dei conti, sorvegliat­i da un ente privato, il Financial Reporting Enforcemen­t Panel (FREP) operativo dal 2005 e impegnato a garantire «standard contabili di livello elevato, altamente profession­ali, con la massima integrità, indipenden­za ed eccellenza». Il ministero ha chiuso il contratto con FREP. La società di supervisio­ne Ernst&Young è sulla graticola per aver certificat­o per anni i bilanci di Wirecard e di essersi rifiutata di mettere il suo sigillo solo al bilancio 2019: l’opacità delle transazion­i in Asia e in Medio Oriente di Wirecard e il sospetto di attività fraudolent­e è stato denunciato per anni da azionisti, stakeholde­rs e dal giornalism­o investigat­ivo, soprattutt­o dal Financial Times. Intanto il titolo Wirecard alla Borsa di Francofort­e ieri ha chiuso a 3,22 euro con un rialzo del 126%, dopo il picco +216% oltre quota 4 euro, sull’interesse manifestat­o da alcuni grandi player del mondo fintech nel rilevare alcune attività di Wirecard.

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Dopo il collasso di Wirecard supervisio­ne più stringente
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Le misure. Dopo il collasso di Wirecard supervisio­ne più stringente EPA

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