Cattolica, un mese per la spa Soci coop in subbuglio
Il cda convoca l’assemblea per la trasformazione: si terrà il prossimo 31 luglio Un piano per la minoranza di blocco studiato dal fronte dei dissidenti
L’assemblea per la trasformazione di Cattolica in società per azioni è stata convocata per il prossimo 30 luglio, 31 in seconda convocazione. Lo ha stabilito il cda della compagnia riunito ieri chiamato anche a dare il proprio via libera al progetto di abbandono della forma cooperativa. Tra trenta giorni dunque si terrà l’assise chiave che definirà il destino della compagnia assicurativa. Nei giorni immeditamente precedenti, almeno per il momento, si chiuderà anche l’ultima finestra utile, il 28 luglio, per consegnare le azioni Ubi, di cui il gruppo assicurativo detiene l’ 1% vincolato nel patto Car, all’Ops di Intesa Sanpaolo.
La società è da mesi nell’occhio del ciclone prima per il ribaltone al vertice dello scorso 31 ottobre, con la burroascosa uscita di scena dell’ex ad Alberto Minali voluta dal cda, poi con l’avvio delle ispezioni da parte di Ivass e Consob, quindi con la discesa in campo di un nutrito gruppo di soci dissidenti per dar vita a una radicale riforma della governance e infine con l’intervento determinante della Vigilanza che ha chiesto di dar seguito in tempi rapidi a un aumento di capitale da 500 milioni per ripristinare livelli adeguati di solidità patrimoniale.
Lo scorso 27 giugno l’assise ha dato il proprio assenso alla ricapitalizzazione aprendo così le porte all’ingresso di Generali con il 24,4% grazie a un aumento di capitale riservato da 300 milioni a 5,5 euro. Quel sigillo, tuttavia, è già oggetto di dibattito “legale”, poiché una nuova frangia di soci, quella riferibile a Network Verona, ritiene illegittima la deliberazione. Di fatto si contesta che la raccolta delle deleghe di voto, misura necessaria in tempi di Covid-19, si sia chiusa prima che fosse svelato il piano del Leone su Cattolica. A questo si potrebbe poi aggiungere un’altra iniziativa, più di carattere finanziario. Sebbene tra la base il dibattito se procedere o meno con la trasformazione in spa sia aperto e molto sentito, allo stesso tempo c’è chi sta già immaginando una sorta di piano B: provare a costituire, una volta che Cattolica avrà assunto la forma della società per azioni, una sorta di minoranza di blocco che freni le ambizioni di Generali. Possibile da realizzare? Di certo il piano è in fase di valutazione ma le variabili sono molteplici: va individuato un nutrito gruppo di azionisti, va trovata una linea comune anche sul piano strategico e un uomo disposto poi in qaulità di manager a declinarla. Non si vorrebbe tuttavia, almeno tra una parte consistente dei soci, lasciare nulla di intentato. Il sentimento che serpeggia è di essere stati vittime di un blitz che ha sottratto la società alla base senza che questa potesse avere voce in capitolo.
D’altra parte, gli eventi di questi ultimi mesi hanno imposto un’imprescindibile inversione di marcia. L’azienda, come ha preteso Ivass, va ripatrimonializzata, e sperare di raccogliere sul mercato 500 milioni, quanto necessario per riportare la Solvency a livelli opportuni, mantenendo la forma della cooperativa e senza il supporto di un anchor investor era pura fantasia. Nell’ambito dunque della ricerca di una soluzione è emersa l’operazione Generali che ha scalzato altre opzioni, tra le quali quella di una partnership alla pari con Vittoria Assicurazioni. Sulla scorta dell’intesa con il Leone il titolo della compagnia è tornato a correre e ieri si è avvicinato ancora al prezzo dell’aumento Generali chiudendo in progresso del 7,93% a 5,31 euro.