Il riscatto della Romagna passa ancora dal turismo
La riapertura dell’Aquafan è un segnale di fiducia e di speranza per l’industria delle vacanze. Anche l’agroalimentare è pronto a una rapida ripartenza
«Molti colleghi sono ancora in dubbio se aprire o meno quest’estate. Ma io non potevo tenere chiusi due simboli della Riviera Romagnola». Beppe Costa, presidente e amministratore di Costa Edutainment, è consapevole delle difficoltà di gestire un parco divertimento, e in particolare un parco acquatico, in epoca di distanziamento sociale e crisi economica. Ma ha deciso che, dopo il Parco di Oltremare e l’Acquario di Cattolica, domani aprirà anche Aquafan e Italia in miniatura. Perché la cosa più importante, in questo momento, è lanciare un segnale di ripartenza e normalità.
Normalità. Difficile in qualunque contesto, di questi tempi, figuriamoci nel settore turistico, il più colpito dalla crisi, che in Romagna vale il 50% del Pil territoriale. «Solo in queste settimane si comincia davvero a capire la portata del problema - osserva il presidente di Confindustria Romagna, Paolo Maggioli -. Bisognerà Bisogneràvederechihalaforzadiaprire vederechihalaforzadiaprire e chi no, se una maggiore presenza di italianiriuscirà italianiriusciràacompensarealmenoin acompensarealmenoin parte il calo degli stranieri».
In tempi normali la stagione sarebbe avviata già da due mesi, con migliaia di dipendenti stagionali già al lavoro. E invece molti stabilimenti e alberghi sono ancora chiusi. Secondo i dati diffusi dalla Regione Emilia-Romagna, nei primi quattro mesi dell’anno le presenze sono crollate del 60,3% in provincia di Rimini, una delle capitali del turismo italiano,
186 EFFETTO COVID Confindustria Romagna ha chiesto agli associati di stimare la variazione del fatturato dei primi quattro mesi del 2020 rispetto al 2019: il valore medio della perdita è stato per le piccole aziende pari a 15,8 milioni di euro, per le medie 21,5 milioni e 186 milioni per le grandi
del 64,9% in quella di Forlì-Cesena e del 66,9% nel Ravennate. Ma Maggioli cerca di vedere anche il bicchiere mezzo pieno: «Questasituazionepotrebbeaccelerare finalmente quel percorso di riqualificazione e digitalizzazione delle strutture ricettive di cui si parla da tempo, ma che ora è necessario. Per farlo, però, le imprese hanno bisogno di aiuti e incentivi pubblici».
Manon ManondisoloturismovivelaRomagna: disoloturismovive laRomagna: i distretti delle calzature e degli imbottiti o delle macchine per il legno nel Forlivese, il porto di Ravenna, la filiera agroalimentare disegnano un territorio industriale che, con il suo milione di abitanti, chiede di essere riconosciuto come area metropolitana unica, in modo da avere più voce e più forza nelle sedi istituzionali: «Come Confindustria lo abbiamo fatto da tempo, ora tocca alla parte amministrativa – spiega Maggioli –. È una partita importante, che potrebbe aiutare la ripartenza».
Tra i settori che hanno sofferto meno la crisi c’è quello agroalimentare, una voce ancora minore nell’economia territoriale, ma in rapida crescita. «L’emergenzasanitaria «L’emergenzasanitariahatoccatoilbusinessdel hatoccatoil business del nostro gruppo in maniera non troppo significativa – conferma Francesco Berti, amministratore delegato di Amadori, azienda specializzata nel settore avicolo, che ha chiuso il 2019 con ricavi per 1,3 miliardi – grazie a una strategia di lungo periodo che da anni ci vede concentrati sulla diversificazione dei canali distributivi». Il crollo del settore HoReCa è stato statoparzialmentecompensatodall’aumento parzialmentecompensato dall’aumento dei consumi domestici e l’obiettivodelgruppoèchiuderel’annoconsolidando i risultati, anche se il secondo semestresarà semestresaràdecisivo. decisivo. «Prevediamoun graduale ritorno alla normalità nel medio periodo – aggiunge Berti – sostenuto da un’offerta ad alto contenuto di servizio e prodotti pronti all’uso».
La partita della ripresa, per la Romagna, deve però fare i conti soprattutto con temi scottanti come le infrastrutture, la logistica e le risorse energetiche. «Le infrastrutture sono il nostro punto debole – ammette Maggioli –. Il potenziamento della E45, tema abbandonato negli ultimi anni, deve tornare a essere una priorità, assieme al prolungamento dell’Alta Velocità da Bologna alla Romagna e poi alla dorsale adriatica». Sembra essere invece a un punto di svolta lo sviluppo del porto di Ravenna, uno dei più importanti del Paese, dopo l’assegnazione al Consorzio Stabile Grandi Lavori, avvenuta poche settimane fa, dei lavori di scavo dei fondali previsti nel piano da 235 milioni di euro per lo sviluppo del Ravenna Port Hub.
«Dopo anni di battaglie legali, finalmente ci siamo – commenta Maggioli –. Si tratta di una grande opportunità per l’economia e l’occupazione del nostro territorio. Ora speriamo che si sblocchi anche il fermo alle estrazioni al largo delle coste di Ravenna imposto dal decreto “Blocca-Trivelle”». Un potenziale enorme, visto che Ravenna rappresenta il più importante distretto dell’off-shore in Italia, con 22 piattaforme sulle 106 presenti nel Paese e un’avanzata industria di tecnologie per la ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti. Lo conferma la decisione di Eni di realizzare qui il più grande polo per lo stoccaggio della CO2 in Italia, progetto ripartito da pochi giorni con il plauso del premier Giuseppe Conte.