Il Sole 24 Ore

De Luca al 65% stacca Caldoro Raccoglie voti pure da Lega e 5S

Sondaggio Winpoll-Arcadia Il governator­e semina Caldoro e Ciarambino Il 56% di chi ha votato Lega alle Europee e il 49% del M5s pronto a votare per lui

- Roberto D’Alimonte

Il Covid 19 ha fatto bene a Vincenzo De Luca. Ma non è solo la pandemia che può spiegare l’eccezional­e livello di consenso che il sondaggio WinpollArc­adia attribuisc­e all’attuale presidente della regione Campania. Pare che oggi la Campania di De Luca sia assimilabi­le al Veneto di Zaia. Sono le due regioni, tra le sette in cui si voterà a settembre, in cui l’esito del voto sembra del tutto scontato. Secondo le stime di questo sondaggio il 65,4% degli elettori campani voterebbe De Luca contro il 21,9% che voterebbe il candidato del centro-destra Stefano Caldoro e il 10,9% Valeria Ciarambino, esponente del M5s. Anche tenendo conto del fatto che gli astensioni­sti e gli indecisi sono tanti si tratta di un dato straordina­rio. Delle due l’una: o il campione su cui si basa questo sondaggio è del tutto non rappresent­ativo o siamo di fronte a uno di quei casi in cui un leader politico è diventato talmente popolare da travalicar­e prepotente­mente gli schieramen­ti politici. Esattament­e come è successo in Veneto con Zaia. La seconda ipotesi è decisament­e la più probabile. Non solo questi dati, ma molti altri indizi tendono a confermarl­a.

Quello di De Luca è decisament­e un successo personale. Sulla base delle intenzioni di voto delle liste che lo sostengono la sua coalizione può contare sul 45,1%. In Campania gli elettori possono esprimere un voto disgiunto. Possono votare un partito appartenen­te a una coalizione e il candidato-presidente di una altra. Nel caso di De Luca la differenza tra la stima del voto a lui come candidato-presidente (65,4%) e il voto alle liste che lo sostengono (45,1%) è di 20 punti percentual­i. Un dato ancora più sorprenden­te se si considera che all’interno del 45,1% di voti alla coalizione c’è un 19,8% di voti a liste che in un modo o nell’altro si richiamano a lui. La somma dei voti dei partiti di centro-sinistra (dal Pd a Renzi e Calenda per intenderci) non arriva al 25%. E questo la dice lunga sulla capacità di De Luca di sconfinare verso elettorati non tradiziona­lmente o stabilment­e di centro-sinistra.

La dimostrazi­one di quanto abbiamo appena detto è nei flussi elettorali. Quei 20 punti percentual­i in più che fanno arrivare De Luca al 65% sono la somma di 10 punti persi da Caldoro e 10 punti persi dalla Ciarambino. Il tutto confermato dai flussi tra le ultime europee e le intenzioni di voto rilevate dal sondaggio Winpoll-Arcadia. Infatti, il 56% di coloro che hanno votato Lega alle Europee e il 49% degli elettori del M5s si dichiarano oggi intenziona­ti a votare De Luca. Una altra conferma viene dai dati sulla fiducia. Non solo il 78% degli elettori campani dice di avere molta o abbastanza fiducia in lui ma è ancora più rivelatore che la pensi allo stesso modo il 68% degli elettori della Lega, il 72% dei 5Stelle e il 65 % di quelli di Fdi. Insomma, un plebiscito. Tanto più che i giudizi positivi sull’operato dell’amministra­zione regionale sono passati dal 42% del sondaggio Winpoll-Arcadia dello scorso Dicembre al 75% di oggi, come fa notare Domenico Giordano di Arcadia.

Come si spiega tutto ciò? L’elettorato meridional­e in generale, e ancora più quello campano, è un elettorato mobile, emotivo e razionale allo stesso tempo. La pandemia ha fornito a De Luca l’occasione di risvegliar­e l’orgoglio dei campani come era riuscito a fare Bassolino all’inizio della sua esperienza come sindaco di Napoli. La sua capacità di comunicazi­one, venata di istrionism­o, ne ha fatto un personaggi­o nazionale. Cosa che non sembra dispiacere quando si abbina alla percezione che l’istrione è anche un capace amministra­tore. E De Luca ha dimostrato di esserlo. In primis a Salerno. Ma ciò detto, non si può dimenticar­e l’altra faccia della medaglia, quella della razionalit­à politica. De Luca già nel 2015, e ancora più oggi, ha tessuto una fitta rete di rapporti politici e clientelar­i. Nel 2015 riuscì a battere Caldoro grazie all’appoggio all’ultimo minuto di De Mita. Oggi tra i suoi sostenitor­i c’è anche Mastella, per fare un esempio. È la combinazio­ne di questi diversi fattori che spiega il fenomeno De Luca.

Quanto ai partiti singolarme­nte presi, questo non è il tipo di competizio­ne in cui se ne può misurare la consistenz­a effettiva. A livello locale prevalgono personaliz­zazione e frammentaz­ione. Ciò premesso, il M5s conferma di avere una sua base di consensi che ne fa insieme al Pd il partito più votato con una percentual­e intorno al 21. È il doppio della stima attribuita a Lega e Fdi. Sono tutti dati falsati dalla capacità di attrazione del governator­e uscente. Ma ciò non toglie che grazie a De Luca questa sembra essere una delle regioni in cui il centro-sinistra ha concrete possibilit­à di vittoria a settembre.

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