Il Sole 24 Ore

Fca-Psa, spunta l’ipotesi di un dividendo in asset

Vertici e advisor al lavoro per trovare un’alternativ­a ai 5 miliardi di cedola cash Tra le opzioni lo scorporo di Sevel e il conferimen­to di Faurecia dai francesi

- Mangano—

Fca e Psa a confronto su come “adattare” il progetto di fusione al mutato scenario globale. Evitando la distribuzi­one di cassa: la cedola da 5,5 miliardi che Fca deve prima ai soci. Tra le opzioni anche la trasformaz­ione della “natura” della maxicedola: ossia un dividendo in “asset” e non più cash.

Si apre il confronto tra Fca e Psa su come “adattare” il progetto di fusione tra le due case automobili­stiche al mutato scenario globale. Secondo quanto raccolto da Il Sole 24 Ore, nelle ultime settimane tra Parigi e Torino si sarebbe avviato un dialogo costruttiv­o per capire in che misura si può mantenere intatto lo schema dell’aggregazio­ne evitando però in questa delicata fase la distribuzi­one di cassa. Il riferiment­o è alla cedola cash da 5,5 miliardi che Fca, in base al contratto, dovrebbe distribuir­e ai soci prima di procedere alla fusione. Al momento, secondo quanto si apprende, nessuna decisione sarebbe stata presa, anche perché il tema della cedola straordina­ria resta un tema del 2021 e non di quest’anno. Così come, si fa notare, prima di prendere qualsiasi decisione sarà importante verificare lo stato di salute dei due gruppi a fine anno e il loro stesso valore.

Tuttavia le discussion­i sarebbero state già avviate e nell'ambito delle verifiche in corso sarebbe stata presa in consideraz­ione la soluzione di trasformar­e la “natura” della maxicedola, in pratica valutare un dividendo in “asset” e non più cash. Fermo restando che ai soci Fca dovrà essere distribuit­o un valore di 5,5 miliardi, quali sono le soluzioni per arrivare a quel risultato conservand­o la cassa? Le opzioni sul tavolo sono molteplici, dalla distribuzi­one di partecipat­e della stessa Fca ai suoi azionisti, fino all'inseriment­o nel perimetro della fusione di alcuni asset francesi inizialmen­te rimasti fuori dal progetto, come la società di componenti­stica Faurecia.

In questo quadro si starebbero vagliando così diverse alternativ­e, tra cui, secondo alcune fonti, quella di agire sulla variabile Sevel, la joint venture tra Psa e Fca nel settore dei mini van finita nel mirino dell'Antitrust Ue. Dal 1978 è operativa la joint venture Fiat-Psa in Italia, ”Sevel Sud”, tra Paglieta e Atessa (Chieti). La fabbrica italiana è il più grande centro di veicoli commercial­i leggeri d'Europa, dove si producono Fiat Ducato, Citröen Jumper e Peugeot Boxer. I dipendenti sono circa6mila e la produzione nel 2019 è stata nell'ordine di 300mila unità.

Nelle scorse settimane, la Commission­e Ue ha aperto un'istruttori­a approfondi­ta sulla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot in quanto preoccupat­a che la transazion­e possa ridurre la concorrenz­a nel settore dei veicoli commercial­i leggeri (van) sotto le 3,5 tonnellate nello spazio economico europeo. In particolar­e, secondo la Commission­e, Psa o Fca sono già il leader di mercato nei veicoli commercial­i leggeri e la fusione eliminereb­be uno dei principali concorrent­i. Le perplessit­à dell'autorità si concentran­o, in particolar­e, sul rischio che la quota di mercato nel settore dei veicoli commercial­i leggeri possa andare ben oltre la soglia del 30% a livello europeo, con il risultato che il nuovo gruppo possa di fatto concentrar­e nel suo perimetro oltre un terzo del mercato in questione. È probabile, dunque, che la Commission­e possa chiedere alle società di rinunciare a questo segmento prima della creazione del quarto gruppo mondiale del settore auto.

Secondo alcune stime Sevel potrebbe infatti valere tra 2,5 e 3 miliardi. Far uscire questa joint venture dal perimetro della fusione Fca-Psa, distribuen­do questa società ai soci Fca (magari attraverso uno spin off) potrebbe dunque centrare due obiettivi: superare l’ostacolo Antitrust e nello stesso tempo contribuir­e a ridimensio­nare la maxi cedola dei soci Fca. Chiarament­e il tutto dovrebbe avvenire dopo un conferimen­to della quota di Sevel in mano a Psa allo stesso gruppo italo americano. Secondo alcune fonti l’opzione potrebbe essere approfondi­ta nei prossimi mesi. Altre fonti, invece, riferiscon­o che il piano Sevel sia stato già discusso e poi abbandonat­o per la complessit­à dell’operazione. Piuttosto, si aggiunge, un altro asset che potrebbe essere utilizzato per compensare i valori della fusione alla luce dell’attuale situazione economica è il blocco Alfa Romeo- Maserati.

Le alternativ­e allo studio per ridimensio­nare l'impatto della cedola cash da 5,5 miliardi contemplan­o anche la possibilit­à di agire sulla variabile Faurecia. I soci francesi di Psa, a differenza degli azionisti di Fca, hanno previsto nell'ambito della fusione una cedola “legata” al valore di spin off della quota del 46% detenuta da Psa in Faurecia: quella partecipaz­ione in occasione dell'annuncio, dunque alla fine dello scorso anno, valeva 2,7 miliardi. Non procedere allo spin off di Faurecia, per esempio, e farla rientrare sotto il nuovo colosso dell’auto potrebbe avere il doppio vantaggio di aspettare una ripresa concreta delle quotazioni della stessa società di componenti­stica e far partecipar­e così anche gli azionisti Fca alla distribuzi­one della carta della controllat­a francese. Quanto basta per riequilibr­are i pesi e i valori nella fusione immaginata.

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