Nel Def infrastrutture priorità per 95 miliardi: possono fare Pil subito
Manutenzioni, innovazioni, opere in corso da accelerare Già finanziati 77,4 miliardi
Con il decreto semplificazioni e con il Piano nazionale di riforme (Pnr) arriva al prossimo Consiglio dei ministri, salvo sorprese, anche l’allegato Infrastrutture al Def, detto anche «Def Infrastrutture», 400 pagine che fanno il punto sullo stato delle opere strategiche e dettano le priorità delle cose da fare scelte dal ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, con il capo della struttura di missione del ministero, Giuseppe Catalano, che svolge il lavoro tecnico. Il Def infrastrutture, che in genere viene approvato insieme al Def e al Pnr in aprile ma quest’anno è stato rinviato per l’emergenza Covid, è condiviso con il Mef e con Palazzo Chigi.
Sono già uscite anticipazioni del piano strategico complessivo da 196 miliardi - che tiene dentro anche # italiaveloce, l’estensione dell’Av nel Sud - ma il documento più utile, se il governo vuole davvero fare Pil in fretta con l’accelerazione dei cantieri, è il piano delle priorità, 95,6 miliardi di cui 77,4 già finanziati, scelti con il criterio della rapidissima spendibilità. Non scelte strategiche di lungo periodo, ma opere immediatamente cantierabili. Fare subito Pil con le infrastrutture - fare cioè Sal ( Stato avanzamenti lavori) e pagamenti alle imprese che realizzano i lavori - è possibile in due modi, all’insegna del realismo: avviando interventi leggeri e a basso livello di progettazione come manutenzioni e innovazione; e accelerando il più possibile investimenti ( anche grandi opere) già in corso. Serve un ponte che consenta di arrivare all’avvio delle grandi opere non aspettando, ma avviando già ciò che è possibile fare.
Dei 95 miliardi totali del piano priorità, 93 appartengono proprio a queste tre tipologie: 48,754 miliardi per gli investimenti in corso («cantieri già in essere prima dell’emergenza Covid-19 e quelli con lavori aggiudicati e prossimi all’avvio»), 24,185 per manutenzione e sicurezza ( « interventi di manutenzione straordinaria sulla rete stradale non in concessione, ferroviaria, su ponti e viadotti e nei porti»), e 20,409 miliardi per innovazione tecnologica («programmi di sviluppo tecnologico per ferrovie, strade, sistemi di trasporto rapido di massa»). Il resto del piano riguarda incentivi e sussidi a trasporto marittimo e logistica e il rinnovo del parco metropolitane per le grandi città.
Il ministero delle Infrastrutture dà anche conto del lavoro svolto in questi mesi con 7.548 milioni di fondi già sbloccati con l’assegnazione dei fondi: 2.978 milioni sono andati al rinnovo del parco autobus per il trasporto pubblico locale ( 2.580 milioni alle Regioni e 398 a 38 comuni più inquinati), 2.600 milioni per la mobilità sostenibile e le metropolitane, 1.504 alle infrastrutture stradali, 466 alle ferrovie regionali isolate.
Il ministero dei Trasporti ha già distribuito fondi per 7,5 miliardi ad autobus, metropolitane, strade e ferrovie regionali