Mes e nuove maggioranze, scontro tra Salvini e Berlusconi
Anche per Meloni l’alternativa a Conte è il voto Domani la manifestazione
Se tra i partiti che sostengono il governo Conte soffiano venti di burrasca, anche l’opposizione naviga a vista. Proprio alla vigilia della nuova manifestazione del centrodestra che si terrà domani a piazza del Popolo, l’intervista di Silvio Berlusconi a Repubblica con cui il Cavaliere sembra adombrare la possibilità di una maggioranza diversa riapre una faglia vistosa con gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni. «La via maestra sono le elezioni», tuonano fonti qualificate del Carroccio. «Mandare a casa un governo che blocca tutto è vitale per il futuro dell’Italia». Poi la stoccata: «Certo sul Mes la posizione di Forza Italia è contro l’interesse nazionale italiano».
Una frase che brucia e irrita. Sia perché in caso di implosione del M5S i voti di Fi potrebbero rivelarsi determinanti per soccorrere il governo sul Fondo Salva-Stati sia perché, come nota il senatore azzurro Andrea Cangini, «non si può accusare un partito alleato di pregiudicare “l’interesse nazionale”: è un giudizio inaccettabile. Salvini smentisca».
Anche Meloni chiude a nuove maggioranze («L’alternativa per noi è sempre il voto», dice a Sky Tg24), ma usa toni completamente diversi nel tentativo ormai costante di smarcarsi da Salvini e definisce «forzato» il titolo dell’intervista. Dal quartier generale azzurro, infatti, replicano soltanto alla Lega: «Invitiamo le “fonti” a leggere il testo delle interviste senza fermarsi ai titoli. Avrebbero scoperto che il presidente Berlusconi non si è mai detto a favore di un governo di unità nazionale, ma, al contrario, ritiene che “non esistono le condizioni” e che qualunque decisione andrebbe comunque “verificata con gli alleati”».
Salvini punge: «Non c’è inciucio? Allora siamo d’accordo. Occupiamoci della vita reale, non dei comunicati stampa». Ma il gelo e il nervosismo restano. Scricchiolii di una convivenza che appare sempre più forzata in vista delle elezioni regionali del 20 settembre. Fino ad allora le mosse di Berlusconi,
impegnato nella controffensiva giudiziaria per ottenere la piena riabilitazione politica, sono “sorvegliate speciali” da Lega e Fdi. E si sprecano i sospetti di un possibile patto con il premier Giuseppe Conte, fondato sul calo degli spot sulla Rai per favorire Mediaset ma anche sulla partita più generale degli aiuti Ue che saranno destinati alle Tlc. Anche se la capogruppo di Fi alla Camera, Mariastella Gelmini, getta acqua sul fuoco: «Fi è all’opposizione e ci resterà. Il governo di unità nazionale è una fake news».
Di certo ieri Conte, che ancora non ha comunicato la data dell’incontro con le opposizioni, ha mostrato di ricambiare la cortesia di Berlusconi. «Fi è la forza di opposizione che si sta distinguendo per un atteggiamento più costruttivo e più responsabile - il messaggio consegnato ai cronisti nel primo pomeriggio durante una passeggiata nel centro di Roma - ma ho inteso l’intervista non nel senso di chi vuole offrire un’indistinzione di ruoli o un mescolamento». Eppure l’impressione è proprio quella di correnti sotterranee pronte a emergere in superficie al momento del bisogno. A beneficio di chi, è tutto da verificare.