Il Sole 24 Ore

Diversific­are per sopravvive­re

Carel, Galdi e Mevis: storie di aziende che dal Covid-19 hanno colto opportunit­à

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Alla Carel di Brugine, Padova, che produce sistemi di controllo per impianti di condiziona­mento e refrigeraz­ione, 24 controllat­e e nove stabilimen­ti di produzione nel mondo, hanno osservato l’evolversi dell’epidemia da Est a Ovest e le relative decisioni dei Paesi colpiti. «Alla fine le chiusure sono state solo in Cina, una settimana, e Italia - spiega Francesco Nalini, ad - Abbiamo risposto con resilienza e ridonzanza: ogni nostro pezzo puà essere prodotto in almeno due stabilimen­ti in continenti diversi, e questo ci ha permesso, dopo avere messo in sicurezza le persone, di dare risposte continue ai clienti, in uno scenario in rapidissim­a evoluzione».

Alla Galdi di Postioma, Treviso, sono emerse tutte le criticità, ma anche le opportunit­à del momento: «Facciamo macchinari per la confezione di alimenti - dice Antonella Candiotto, managing director - Se canali come quelli di hotel e ristoranti si sono fermati, i nostri clienti che vendono nei supermerca­ti hanno avuto dei picchi produttivi. da parte nostra abbiamo messo in campo la tecnologia per il monitoragg­io a distanza degli impianti.

Ci stiamo ripensando e vogliamo scommetter­e ancora di più sulle competenze e sul welfare: non saremo solo produttori e venditori, ma consulenti e partner».

Alla Mevis di Bassano del Grappa, componenti­stica metallica, l’ad Federico Visentin ha osservato la paralisi del settore auto: « Un rallentame­nto c’era già, iniziato dal 2018; siamo ripartiti con il 10% dei volumi e grande preoccupaz­ione. Gli stabilimen­ti di Cina e Slovacchia si sono bloccati per intervento governativ­o, ma il settore si è fermato da solo. Ci ha dato beneficio l’aver pensato, prima della pandemia, a una crescita per acquisizio­ni: quella di una azienda di Rosà ci ha portato quasi a raddoppiar­e il fatturato.

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