Usa, crescita inattesa del lavoro Ma il rischio chiusure c’è ancora
Nella prima parte di giugno 4,8 milioni di nuovi posti Disoccupazione all’11,1% La ripresa potrebbe frenare per le nuove restrizioni imposte da molti Stati
Il mercato del lavoro americano ha accelerato il recupero dalla crisi da coronavirus in giugno: la disoccupazione è scesa all’11,1% dal 13,3% grazie al rientro di 4,8 milioni di americani anzitutto in settori particolarmente colpiti quali ospitalità e ristorazione. Ma, nonostante il record mensile di impieghi abbia battuto previsioni ferme a 3 milioni, la strada d’una vera ripresa rimane accidentata e ostacolata da pesanti incognite. Il recupero è tuttora solo parziale, con il ritorno in due mesi di un terzo degli oltre 22 milioni di impieghi persi durante lo shock di marzo e aprile. E oggi questi stessi progressi minacciano di deragliare davanti a una recrudescenza della pandemia cominciata sul finire del mese – per la prima volta caratterizzata da oltre 50.000 nuovi casi quotidiani - e collegata in gran parte proprio alla spinta a riaperture aggressive delle attività economiche in vaste regioni del Paese.
I sondaggi tra imprese e famiglie utilizzati per calcolare l’andamento dell’occupazione non catturano i più recenti rovesci perché vengono condotti a metà mese. E grandi Stati quali Texas, California, Florida e Arizona sono stati già costretti a frenare piani di “normalizzazione” con potenziali ricadute sugli impieghi, sottolineano gli economisti di Citigroup. In un sintomo delle sfide aperte, le richieste settimanali di nuovi sussidi di disoccupazione sono leggermente diminuite, di 55.000 domande, rimanendo però nettamente superiori alla soglia del milione, pari a 1,43 milioni. Un livello considerato storicamente molto elevato e che rivela continue ristrutturazioni aziendali e significativi tagli al personale, che testimoniano le attuali perplessità della Corporate America sulla forza di qualunque rilancio. Aumentano anche gli episodi di lavoratori rientrati solo per essere nuovamente licenziati nel giro di poche settimane. Piccole imprese in settori dall'elevata interazione con il pubblico e quindi a maggior rischio, da ristoranti a commercio al dettaglio, hanno già riportato in questi giorni flessioni nel numero di dipendenti medi stando ai dati raccolti dalla società di software per i turni lavorativi Homebase, che ha 60.000 clienti.
Lo stesso dato mensile sull'occupazione ha evidenziato che il rientro al lavoro di dipendenti temporaneamente sospesi è stato pari esattamente all'incremento degli impieghi riportato, 4,8 milioni. Il miglioramento è stato cioè trainato non da nuove assunzioni ma dal richiamo di chi era rimasto temporaneamente sospeso senza paga. Il Dipartimento del Lavoro ha inoltre calcolato come gli americani che perdono in modo permanente il lavoro siano tuttora in aumento, di 588.000 nel mese scorso. Rispetto a febbraio, alla vigilia della paralisi da pandemia, all'appello mancano ancora ben 14,7 milioni di buste paga. E il tasso di senza lavoro rimane più che triplicato rispetto al 3,5% di allora.
Wall Street ha trovato conforto nel nuovo dato, con i principali indici, Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq, che si sono mossi al rialzo di circa l'1 per cento. Gli entusiasmi sono stati però temperati dalle preoccupazioni per il continuo impatto del Covid-19, denunciato di recente anche dal chairman della Federal Reserve Jerome Powell. In contrasto con l'ottimismo sfoggiato dal Presidente Donald Trump, che ha rivendicato un'economia tornata a ruggire, Powell aveva sottolineato i pericoli di gravi e duraturi danni occupazionali.
Le tensioni economiche si sono rispecchiate nei dettagli del dato. Ospitalità, tempo libero e ristorazione sono stati responsabili della ricomparsa del 40% degli impieghi a giugno, per un totale di 2,1 milioni. Ma il segmento della ristorazione risente tuttora di una perdita netta di 3,1 milioni di posti da febbraio. Il settore manifatturiero ha ripreso 356.000 dipendenti il mese scorso, con 196.000 nel comparto auto e nella componentistica; a sua volta rimane tuttavia in deficit di 757.000 posti rispetto a quattro mesi or sono. Dal retail - che ha risentito di numerose bancarotte, punta dell'iceberg di potenziali ondate di fallimenti in molteplici settori se verranno meno in futuro aiuti federali - sono arrivati 740.000 impieghi e ne mancano ancora 1,3 milioni dall'esplosione della crisi. Sanità e istruzione hanno generato 568.000 buste paga.
Le costruzioni 158.000, dimezzando, sommati i guadagni di maggio, le perdite conosciute tra marzo e aprile. Il pubblico impiego, schiacciato dai crescenti deficit di budget di stati e municipalità, è ancora in difetto di 1,5 milioni di posti da febbraio. «Giugno potrebbe rivelarsi la calma prima della tempesta sul mercato del lavoro», ha ammonito Chris Rupkey di Mufg. «I rischi sono ancora sbilanciati verso sorprese negative», ha aggiunto Kathy Bostjancic di Oxford Economics.