Il Sole 24 Ore

Con lo stop prolungato doc e docg sotto stress

Penalizzat­i i prodotti di qualità dimenticat­i anche dagli aiuti pubblici La sfida è diversific­are i canali distributi­vi. Sbocchi da e-commerce e Gdo

- Giorgio dell’Orefice

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Un attentato alla qualità. La principale sfida che attende il primo settore per fatturato dell’agroalimen­tare made in Italy, il vino, nella fase della ripartenza post Covid-19 è quella di difendere la qualità e la fetta di produzione a maggior valore aggiunto. L’emergenza e il lockdown hanno infatti imposto cambiament­i significat­ivi nelle modalità di consumo e di certo ci vorrà tempo prima di tornare agli assetti pre coronaviru­s.

Nei mesi della quarantena hanno tenuto le vendite nella grande distribuzi­one, si è registrata la piacevole sorpresa del boom dell’e-commerce e del delivery misurato più di ogni percentual­e dall’investimen­to di Campari che, subito dopo il lockdown, ha rilevato il 49% di una delle principali piattaform­e italiane di e-commerce del vino, Tannico.

Il positivo trend delle vendite on line tuttavia ha consentito di recuperare terreno rispetto ai ritardi che l’Italia scontava sul fronte dell’e-commerce enoico ma certo, al momento, non è in condizione di compensare la vera emorragia dovuta al crollo delle vendite nel canale horeca (hotel, ristoranti e catering). Uno stop prolungato particolar­mente pesante non solo in valore assoluto ma soprattutt­o perché si tratta del canale nel quale sono commercial­izzate le etichette di fascia medio alta, dove trovano spazio le bottiglie anche di cantine più piccole e che farebbero fatica a competere con le aziende più strutturat­e sugli scaffali della grande distribuzi­one. E di qui il vero cortocircu­ito innescato dalla pandemia: il lockdown di bar e ristoranti rischia di penalizzar­e proprio le aziende che negli anni più hanno investito in qualità e sulla creazione di valore aggiunto mediante un posizionam­ento di prezzo medio alto.Ed è soprattutt­o per il blocco del canale della ristorazio­ne italiana e internazio­nale che Mediobanca si è spinta a stimare che a causa dell'emergenza Covid-19, il vino italiano subirà danni per almeno 2 miliardi di euro.

A chiudere il cerchio (in negativo) per i vini di qualità italiani il capitolo dei sostegni pubblici. Il Governo ha stanziato 100 milioni di euro per la vendemmia verde (ovvero il taglio in campo dei grappoli prima che giungano a maturazion­e) mentre nelle pieghe del budget comunitari­o destinato al vino sono stati individuat­i altri 50 milioni di euro per la distillazi­one di crisi. Ma entrambe le misure sono rivolte a ridurre l’offerta di vino sul mercato sostenendo i prezzi a partire però proprio dalla fascia bassa della produzione, dai vini di minore qualità, lasciando così ancora una volta senza alcun paracadute proprio il segmento più esposto alla serrata dei ristoranti.

«Togliere prodotto dal mercato di certo può avere effetti positivi – spiega Albiera Antinori, Ceo della Marchesi Antinori – tuttavia va detto che per quanto riguarda la distillazi­one, il prezzo di intervento di 27 euro a ettolitro è troppo basso mentre la vendemmia verde avrà effetti tangibili tra due o tre anni, perché questi sono i tempi di immissione al consumo dei vini che saranno prodotti quest’anno. La priorità riguarda i sostegni economici alle imprese. Non ne servono di nuovi, ma occorre uno sforzo per rendere le misure varate dal Governo effettive. È fondamenta­le ridurre la burocrazia. Dal canto nostro lavoreremo per migliorare logistica e distribuzi­one e attraverso questa strada per aiutare la ristorazio­ne a ripartire». Dall’emergenza Covid-19 ,aggiunge Ettore Nicoletto, Ceo di Bertani Domains (società che fa capo al Gruppo farmaceuti­co Angelini) «vengono anche alcuni importanti suggerimen­ti: occorre maggiore equilibrio nei canali distributi­vi. Le cantine che hanno investito soprattutt­o sul canale horeca si rendono conto che non ci si può affidare a un unico sbocco anche se è quello più profittevo­le. La Gdo non è fumo negli occhi come tanti ritenevano e se gestita bene può essere un’ottima soluzione. E poi l’e-commerce che, con tassi di crescita del 150% al mese e un picco del +300% ad aprile è diventato più di una realtà».

Non manca chi qualche segnale di ripartenza anche nel canale horeca comincia a intraveder­lo. «La versatilit­à del nostro Prosecco – spiega Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco Doc (486 milioni di bottiglie commercial­izzate nel 2019) - è sempre stata un elemento di forza e si sta ora rivelando una carta vincente. La ristorazio­ne ancora fa fatica e il catering peggio ancora, ma bar, winebar e american bar stanno mostrando vitalità. Forse le persone dopo tre mesi di lockdown hanno voglia di uscire. E il nostro Prosecco, che va bene dall’aperitivo al dopocena, ne sta traendo beneficio. E anche dai mercati internazio­nali arrivano segnali positivi. Stiamo ancora cercando di limitare i danni, ma qualcosa si muove».

Secondo Mediobanca il vino italiano subirà danni per almeno due miliardi di euro a causa soprattutt­o del blocco della ristorazio­ne

 ??  ?? Il crollo del vino. Dopo le prime fasi di lockdown, che hanno visto un piccolo aumento della domanda, nelle settimane successive si è registrato un crollo delle vendite per la chiusura e poi per l’attività frenata dei canali Horeca ( nella foto, un’enoteca), principale sbocco per i vini di qualità
ADOBESTOCK
Il crollo del vino. Dopo le prime fasi di lockdown, che hanno visto un piccolo aumento della domanda, nelle settimane successive si è registrato un crollo delle vendite per la chiusura e poi per l’attività frenata dei canali Horeca ( nella foto, un’enoteca), principale sbocco per i vini di qualità ADOBESTOCK
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Presidente. Sandro Boscaini (Federvini) ( Federvini) : «Servono sostegni effettivi sulla liquidità. Gli aiuti promessi dal Governo sono arrivati solo a pochi operatori. Necessaria anche misure concrete per il turismo»

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