Il Sole 24 Ore

«Servono investimen­ti L’Europa deve pensare alla fase di transizion­e»

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«Sfatiamo una volta per tutte un luogo comune: l’agricoltur­a sostenibil­e non è un ritorno al passato, ai bei tempi antichi. È esattament­e l’opposto. È ricerca, innovazion­e, proiezione verso il futuro senza perdere di vista l’obiettivo di garantire la sopravvive­nza di 10 miliardi di persone nel mondo». A parlare è Paolo Sckokai, direttore di dipartimen­to di economia agroalimen­tare dell’Università Cattolica a Piacenza, che invita a non demonizzar­e la redditivit­à, uno dei tasselli chiave per avvicinars­i al traguardo.

Quali sono le caratteris­tiche dell’agricoltur­a sostenibil­e?

La definizion­e è estremamen­te complessa, basti pensare che la Fao utilizza ben 118 indicatori per misurare la sostenibil­ità. È sostenibil­e un’agricoltur­a rispettosa dell’ambiente, delle risorse idriche e del suolo, ma non solo. Contano anche le condizioni di chi lavora, del contesto in cui è presente, fino al confeziona­mento dei prodotti. Senza trascurare l’aspetto economico: per essere realizzabi­le deve garantire la redditivit­à. Occorre trovare un compromess­o accettabil­e tra queste esigenze. La ricerca della sostenibil­ità è un processo in continua evoluzione, con traguardi sempre nuovi.

La nuova strategia Ue può dare una spinta decisiva?

Il suo grande pregio è quello di identifica­re uno scenario che va nella giusta direzione. Gli obiettivi sono però molto ambiziosi. Mi riferisco al dimezzamen­to dei fitofarmac­i per le coltivazio­ni e degli antibiotic­i per gli allevament­i e l’acquacoltu­ra e alla riduzione del 20% dei fertilizza­nti. Inoltre, a differenza di altre iniziative e programmi della Commission­e Ue, non si pone abbastanza l’accento sulla fase di transizion­e e di adattament­o progressiv­o. Servono obiettivi intermedi realistici per accompagna­re un cambiament­o graduale e far sì che la parola sostenibil­ità, oggi più che mai abusata, non si riduca a uno slogan. Spero che questi aspetti possano emergere durante la fase di negoziato all’Europarlam­ento e al Consiglio Ue.

La strategia punta a dare un forte impulso all’agricoltur­a biologica. Il biologico è sinonimo di sostenibil­e? Il biologico è uno dei modi di fare agricoltur­a e allevament­o e riguarda la tecnica utilizzata senza l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica. È un’occasione per lo sviluppo di territori in collina, ma è meno competitiv­a in pianura. Il biologico è sostenibil­e, ma la sostenibil­ità non si riduce all’aspetto ambientale. Inoltre la transizion­e verso la sostenibil­ità coinvolge anche l’agricoltur­a tradiziona­le. Poi va detto che il biologico non è un più un fenomeno di nicchia, se si pensa che oggi in Italia riguarda il 15% della superficie agricola, il doppio della media Ue. Arrivare al 25% è una sfida rilevante. Anche in questo caso senza ricerca e innovazion­e non si vince la sfida della redditivit­à.

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DOCENTE. Paolo Sckokai (Economia rurale) : «Nella strategia Ue mancano obiettivi intermedi intermedi» »

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