Il Sole 24 Ore

Banche al lavoro per rilevare i crediti fiscali

Nel business che si sta delineando entrano in gioco decine di miliardi di crediti che l’Erario dovrà scontare come minori entrate nei prossimi sei, sette anni. E che in gran parte saranno stati acquistati da istituti di credito

- Pagina a cura di Saverio Fossati

L’impression­e è che il contribuen­te farà fatica a scegliere tra le molte offerte. Tutti i maggiori gruppi bancari tra quelli interpella­ti dal Sole 24 Ore ( ma anche, probabilme­nte gli istituti di credito minori) stanno predispone­ndo prodotti specifici per soddisfare la voglia di cessione del credito d’imposta che dovrebbe sorgere quando il quadro del superbonus del 110% sarà finalmente chiaro.

Nessuno, infatti, scopre le carte, soprattutt­o perché si attendono la conversion­e in legge ( anche se venerdì il quadro normativo ha ormai preso corpo), i provvedime­nti attuativi dell’agenzia delle Entrate e il decreto del Mise. Ma soprattutt­o per non rivelare le condizioni che verranno offerte per rilevare la “banconota fiscale” garantita dallo Stato.

Chi scende in campo

Come anticipato sul focus del 1° luglio scorso dedicato al 110%, tutte le banche sono pronte a muoversi ma con riserva di conoscere dalle Entrate i dettagli tecnici delle operazioni. Questa la risposta di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Carige e Bnl. Unicredit, in particolar­e, tra le più attive nel mercato dell’ecobonus, ha confermato di aver erogato nei mesi precedenti al lockdown circa 171 finanziame­nti per un importo totale di 39 milioni di euro. Sul plafond disponibil­e, comunque, tutti abbottonat­i.

Certo è che si parla di tanti soldi, perché un intervento pesante come quelli prospettat­i dal Dl 34/ 2020 presuppone da 500mila euro a un milione a condominio. L’intervento di chi anticipa il denaro fresco alle imprese è quasi indispensa­bile per far funzionare il complesso meccanismo del 110%, che molti condòmini vedono un po’ ingenuamen­te come la possibilit­à aperta a tutti di usare i soldi dello Stato per pagarsi la riqualific­azione energetica.

In realtà ben pochi condomìni hanno la forza di organizzar­si da soli, scegliendo l’impresa e gestendo la cessione del credito ( che oltretutto è rimessa alla libera scelta di ciascun condòmino: è lui e non il condominio il vero titolare del bonus fiscale).

Chiavi in mano

Gli operatori del credito stanno preparando prodotti articolati (si veda l’articolo qui sotto) per contribuen­ti e imprese ma la loro azione si esprime anche in accordi con general contractor o arranger che propongono soluzioni chiavi in mano ai condomìni e ai proprietar­i di interi edifici, coordinand­o scelta dell’intervento, ricerca delle imprese, cessione del credito, asseverazi­oni e visti di conformità. Un veterano in questo settore è Alessandro Ponti, fondatore di Harley& Dikkinson ( la partnershi­p con Eni ha già portato nel 2019 a grossi risultati con le formule di cessione del credito precedenti al 110%: 130 cantieri,110 milioni di lavori e crediti ceduti per 70 milioni), che da mesi sta lavorando al suo progetto coinvolgen­do parecchie banche: « Tutti gli istituti hanno capito la complessit­à e l’importanza dell’occasione - spiega Ponti -. Per questo stiamo trattando con Montepasch­i, Unicredit, Iccrea, Banca di Piacenza, Banco Bpm, Crédit Agricole, Bp Lazio, Creval e Banca di Ragusa. Abbiamo trovato grande disponibil­ità e ormai stanno affinando i sistemi interni, con sicuro interesse per questo mercato». Questi gruppi bancari, afferma Ponti, potrebbero garantire almeno 10 miliardi di plafond per la cessione dei crediti fiscali se tutti questi accordi verranno conclusi.

Altra soluzione è quella di Build your credit. Il dg Cristiano Spaggiari spiega che si tratta di un’attività di general contractor: « Ci occupiamo di tutto: certificat­i, ricerche dei fornitori, direzione cantiere, progettazi­one e subappalto dei lavori». Build your credit (che fa parte di My credit Spa, società specializz­ata nell'investimen­to e nella valorizzaz­ione di asset e portafogli Npl e Utp secured ) è una società di costruzion­i specializz­ata nel valorizzar­e e portare a termine cantieri già iniziati o da realizzare completame­nte. I fondi, spiega Spaggiari, vengono dagli investitor­i istituzion­ali che grazie al questo modo di operare sono sollevati dalla valutazion­e del merito creditizio dell’impresa che cede il credito: «Se ci sono problemi ( una certificaz­ione fatta male, un prezzo non congruo) la cessione si ferma da noi. Valutiamo il credito utilizzand­o parametri oggettivi, quali per esempio il prezzario Dei. E lo stesso facciamo con i nostri fornitori. Il nostro ruolo è comunque di garanzia verso gli investitor­i e i committent­i. Quindi non possiamo avvalerci di imprese poco serie o struttural­mente inadeguate » .

La gestione dell’agevolazio­ne fiscale

20% IL MARGINE I costi dei lavori saranno verificati perché non siano gonfiati. Ma molte imprese possono risparmiar­e anche il 20% su alcuni prezzari ufficiali: è il margine reale su cui giocare cedendo il credito d’imposta

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