Banca Generali, più consulenza contro la volatilità dei mercati
Il target per gli asset sotto consulenza nel 2021 è il 10% del totale degli attivi. Frena il risparmio gestito: la società ribatte che la clientela ha ridotto la liquidità in conto corrente e che i prodotti a valore aggiunto crescono
Spingere i ricavi da consulenza evoluta.Poi, sul fronte dell’internazionalizzazione, focalizzarsi sulla crescita in Svizzera. Ancora: fare leva, anche in scia alla crisi economico-sanitaria, sulla digitalizzazione. Sono tra le priorità di Banca Generali a sostegno del business.
La consulenza
Già, il business. Il gruppo, di cui la ”Lettera al risparmiatore” ha sentito i vertici, da tempo punta ad avere una maggiore articolazione dei ricavi. Una diversificazione che, oltre a sfruttare l’allargamento della gamma dei prodotti, passa per l’appunto attraverso la stessa consulenza evoluta. Il focus si articola su tre livelli. Il primo è quello dell’ “advisory” globale (il cosiddetto “wealth planning”). Vale a dire: i servizi, non solo finanziari, per amministrare patrimoni che necessitano di un approccio a 360°. Il secondo è il “financial planning”. Qui siamo nell’ambito della consulenza evoluta più “tradizionale” che, oltre a fare leva sui “financial advisors”, sfrutta anche l’innovazione tecnologica. Così può ricordarsi l’integrazione del Robo-for-advisory nella piattaforma digitale “BG Personal Advisory” a supporto dei consulenti stessi. Infine, quale terzo livello, c’è la consulenza evoluta in favore dei clienti più sofisticati . Ad essi sono offerte soluzioni d’investimento in attivi illiquidi o alternativi. Un esempio? Il recente prodotto “Italianonsiferma”, strutturato sulla cartolarizzazione di crediti a sostegno delle Pmi del Nord Ovest. Insomma: l’impegno è rilevante e trova la sua giustificazione nel fatto che l’incremento della consulenza, soprattutto a fronte di mercati sempre più complessi e volatili, è considerato un trend strutturale. Tanto che Banca Generali, su questo fronte, ha alzato il target al 2021. L’obiettivo è avere circa il 10% di “asset under advisory” sul totale degli attivi confermati, sempre al 2021, tra 76 e 80 miliardi.
Il mondo delle commissioni...
Ma non è solo la consulenza evoluta. Rimangono ovviamente essenziali, di là dalle commissioni di performance (legate alle dinamiche dei listini), le “fee” ricorrenti. In particolare di gestione. Quelle lorde nel primo trimestre del 2020, contraddistinto da ricavi (+26,3%) e redditività netta (+18,7%) in aumento, sono cresciute anno su anno del 7,1%. La dinamica al rialzo è proseguita? Il secondo trimestre ha sofferto, è l’indicazione, l’impatto negativo dei mercati. L’istituto, tuttavia, sottolinea che si tratta di un fenomeno temporaneo. Il gruppo rimarca infatti, da un lato, che i listini si sono comunque ripresi; e dall’altro che, come sua prassi, è stata ampliata ed adeguata alle esigenze contingenti l’offerta di prodotti finanziari. Con il che, salvo nuovi non auspicabili tracolli delle Borse, le commissioni da gestione in futuro dovrebbero riprendersi. Nessuna soluzione di continuità, invece, per le “fee” legate al trading e alla piattaforma in partnership con SaxoBank. Qui è confermato il target, al 2021, di commissioni lorde l’anno tra 20 e 26 milioni. Rispetto, infine, ai ricavi con i prodotti strutturati questi hanno già superato l’obiettivo previsto. A fine 2019 le “fee” si sono assestate a circa 14 milioni. Un livello che Banca Generali considerato adeguato.
...e quello degli impieghi
Fin qua le commissioni. I proventi operativi di un istituto, tuttavia, sono costituiti anche dal margine d’interesse. Questo nei primi tre mesi dell’anno si è assestato a 20,2 milioni, in rialzo del 27,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio. Al di là della dinamica della voce di conto economico, il risparmiatore volge lo sguardo al portafoglio d’investimenti che “alimenta” il “Net interest income”. In particolare l’attenzione riguarda gli impieghi sui titoli governativi. Al 31 marzo 2020 valevano 7,2 miliardi, con una larga parte costituita da BTp. A fronte di un simile contesto l’investitore fa il seguente ragionamento: l’Italia, per Fitch e Moody’s, è un gradino sopra l’ “investment grade” (la pagella di S&P indica due livelli sopra). Esiste il rischio, non auspicabile, che il nostro Paese subisca il taglio del rating. Si tratta di un evento che potrebbe impattare tutti gli istituti di credito italiani, compresa Banca Generali. Il gruppo, che considera l’ipotesi meramente teorica, riguardo al tema in oggetto professa fiducia. In primis, viene spiegato, il valore assoluto dei BTp in portafoglio è stato mantenuto costante. Il che, aumentando gli asset della banca, riduce il peso percentuale dei governativi italiani sulla totalità degli attivi. Inoltre, sottolinea sempre la società, rispetto al patrimonio (il Cet 1 era a fine marzo scorso al 14,1%) l’istituto ha una situazione estremamente solida. Una condizione in cui l’eccesso di capitale, conclude Banca Generali, consente di assorbire eventuali accadimenti negativi con assoluta tranquillità.
Il punto sull’estero
Dalle mosse sui ricavi all’internazionalizzazione del gruppo. Banca generali, nel piano d’impresa al 2021, ha tra le sue linee strategiche l’espansione oltreconfine. Così nel 2019, all’interno del programma di crescita in Svizzera, è stata portata a termine l’acquisizione dell’elvetica Valeur Investments (ora BG Valeur). C’è adesso l’interesse per altri mercati? Il gruppo, pur non escludendo in ipotesi di guardare ad altri Paesi, risponde negativamente. Il focus è l’espansione nello Stato elvetico. La strategia prevede diverse azioni. Così può ricordarsi, tramite BG International Advisory, la consulenza alla clientela italiana su asset legalmente posseduti in Svizzera. Oppure la crescita della stessa BG Valeur. Su quest’ultimo fronte, a causa del lockdown, il programma di reclutamento di “bankers” locali di fatto si è bloccato. Riprenderà nella seconda metà dell’anno. Una situazione che giocoforza ha rallentato il passo della crescita delle masse in quel mercato. Un andamento che può indurre il dubbio se possa esserci un impatto sull’incremento degli asset totali. Si tratta di una preoccupazione, indica Banca Generali, infondata. La società, confermando il target sui total asset al 2021, indica che il rallentamento sarà controbilanciato dall’attività commerciale in Italia.
La leva del digitale
Quell’attività, più in generale del gruppo, che peraltro fa affidamento, anche in scia alla crisi, sulla digitalizzazione. L’istituto di credito da tempo spinge sull’integrazione del business fisico con quello digitale. Prova ne sia, ad esempio, la possibilità di aprire il conto corrente esclusivamente online. Oppure la facoltà di concludere l’operatività nel risparmio gestito senza interazione fisica. Il cliente prende un appuntamento con il consulente e, tramite telefono o videochiamata, riceve le opportune indicazioni. Poi l’operatività verrà realizzata dall’utente stesso attraverso un device quale lo smartphone. È chiaro, quindi, che il digitale è una leva importante per aumentare l’efficienza e sostenere la crescita.
Raccolta netta
Infine la raccolta netta. Al 31 maggio scorso la voce in oggetto, da inizio anno, ha raggiunto 2,307 miliardi a fronte dei 2,431 miliardi dello stesso periodo del 2019. Di là dai singoli numeri il risparmiatore esprime un timore più di fondo. Vale a dire: la volatilità dei mercati, e la più generale incertezza dovuta alla pandemia, da un lato inducono l’investitore a mantenersi “liquido”; e dall’altro, come mostra il dato sulla raccolta, frena il risparmio gestito. Banca Generali non condivide il timore. Dapprima, sottolineando che non è importante il numero assoluto in sé, afferma, con riferimento alla nuova raccolta nei primi 5 mesi del 2020, che la liquidità della clientela è calata di circa mezzo miliardo rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, dice sempre l’istituto, i fondi comuni, le gestioni di portafoglio e i wrapper assicurativi, che garantiscono maggiori commissioni, sono tutti cresciuti. Con il che non è visto alcun particolare problema sul tema in oggetto.
A fronte di ciò quali le prospettive sul business? Il gruppo, sottolineando l’ alta incertezza, ad oggi afferma che, salvo eventi eccezionali, prevede di assorbire gli effetti della crisi in 18 mesi. In tal senso conferma gli obiettivi al 2021. Tra gli altri la raccolta netta totale tra il 2019 e il 2021 a oltre 14,5 miliardi. E, poi, la redditività dell’ attività core non inferiore a 63 punti base.
Sul fronte dell’espansione internazionale il focus del gruppo è la crescita nel mercato svizzero
2-3% RIALZO COSTI OPERATIVI Nel 2020 l’aumento dei costi operativi core è stimato del 2- 3%. La voce contabile tornerà nella media del 35%, prevista dal piano d’impresa, nel 2021