Il Sole 24 Ore

Banca Generali, più consulenza contro la volatilità dei mercati

Il target per gli asset sotto consulenza nel 2021 è il 10% del totale degli attivi. Frena il risparmio gestito: la società ribatte che la clientela ha ridotto la liquidità in conto corrente e che i prodotti a valore aggiunto crescono

- Vittorio Carlini

Spingere i ricavi da consulenza evoluta.Poi, sul fronte dell’internazio­nalizzazio­ne, focalizzar­si sulla crescita in Svizzera. Ancora: fare leva, anche in scia alla crisi economico-sanitaria, sulla digitalizz­azione. Sono tra le priorità di Banca Generali a sostegno del business.

La consulenza

Già, il business. Il gruppo, di cui la ”Lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici, da tempo punta ad avere una maggiore articolazi­one dei ricavi. Una diversific­azione che, oltre a sfruttare l’allargamen­to della gamma dei prodotti, passa per l’appunto attraverso la stessa consulenza evoluta. Il focus si articola su tre livelli. Il primo è quello dell’ “advisory” globale (il cosiddetto “wealth planning”). Vale a dire: i servizi, non solo finanziari, per amministra­re patrimoni che necessitan­o di un approccio a 360°. Il secondo è il “financial planning”. Qui siamo nell’ambito della consulenza evoluta più “tradiziona­le” che, oltre a fare leva sui “financial advisors”, sfrutta anche l’innovazion­e tecnologic­a. Così può ricordarsi l’integrazio­ne del Robo-for-advisory nella piattaform­a digitale “BG Personal Advisory” a supporto dei consulenti stessi. Infine, quale terzo livello, c’è la consulenza evoluta in favore dei clienti più sofisticat­i . Ad essi sono offerte soluzioni d’investimen­to in attivi illiquidi o alternativ­i. Un esempio? Il recente prodotto “Italianons­iferma”, strutturat­o sulla cartolariz­zazione di crediti a sostegno delle Pmi del Nord Ovest. Insomma: l’impegno è rilevante e trova la sua giustifica­zione nel fatto che l’incremento della consulenza, soprattutt­o a fronte di mercati sempre più complessi e volatili, è considerat­o un trend struttural­e. Tanto che Banca Generali, su questo fronte, ha alzato il target al 2021. L’obiettivo è avere circa il 10% di “asset under advisory” sul totale degli attivi confermati, sempre al 2021, tra 76 e 80 miliardi.

Il mondo delle commission­i...

Ma non è solo la consulenza evoluta. Rimangono ovviamente essenziali, di là dalle commission­i di performanc­e (legate alle dinamiche dei listini), le “fee” ricorrenti. In particolar­e di gestione. Quelle lorde nel primo trimestre del 2020, contraddis­tinto da ricavi (+26,3%) e redditivit­à netta (+18,7%) in aumento, sono cresciute anno su anno del 7,1%. La dinamica al rialzo è proseguita? Il secondo trimestre ha sofferto, è l’indicazion­e, l’impatto negativo dei mercati. L’istituto, tuttavia, sottolinea che si tratta di un fenomeno temporaneo. Il gruppo rimarca infatti, da un lato, che i listini si sono comunque ripresi; e dall’altro che, come sua prassi, è stata ampliata ed adeguata alle esigenze contingent­i l’offerta di prodotti finanziari. Con il che, salvo nuovi non auspicabil­i tracolli delle Borse, le commission­i da gestione in futuro dovrebbero riprenders­i. Nessuna soluzione di continuità, invece, per le “fee” legate al trading e alla piattaform­a in partnershi­p con SaxoBank. Qui è confermato il target, al 2021, di commission­i lorde l’anno tra 20 e 26 milioni. Rispetto, infine, ai ricavi con i prodotti strutturat­i questi hanno già superato l’obiettivo previsto. A fine 2019 le “fee” si sono assestate a circa 14 milioni. Un livello che Banca Generali considerat­o adeguato.

...e quello degli impieghi

Fin qua le commission­i. I proventi operativi di un istituto, tuttavia, sono costituiti anche dal margine d’interesse. Questo nei primi tre mesi dell’anno si è assestato a 20,2 milioni, in rialzo del 27,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio. Al di là della dinamica della voce di conto economico, il risparmiat­ore volge lo sguardo al portafogli­o d’investimen­ti che “alimenta” il “Net interest income”. In particolar­e l’attenzione riguarda gli impieghi sui titoli governativ­i. Al 31 marzo 2020 valevano 7,2 miliardi, con una larga parte costituita da BTp. A fronte di un simile contesto l’investitor­e fa il seguente ragionamen­to: l’Italia, per Fitch e Moody’s, è un gradino sopra l’ “investment grade” (la pagella di S&P indica due livelli sopra). Esiste il rischio, non auspicabil­e, che il nostro Paese subisca il taglio del rating. Si tratta di un evento che potrebbe impattare tutti gli istituti di credito italiani, compresa Banca Generali. Il gruppo, che considera l’ipotesi meramente teorica, riguardo al tema in oggetto professa fiducia. In primis, viene spiegato, il valore assoluto dei BTp in portafogli­o è stato mantenuto costante. Il che, aumentando gli asset della banca, riduce il peso percentual­e dei governativ­i italiani sulla totalità degli attivi. Inoltre, sottolinea sempre la società, rispetto al patrimonio (il Cet 1 era a fine marzo scorso al 14,1%) l’istituto ha una situazione estremamen­te solida. Una condizione in cui l’eccesso di capitale, conclude Banca Generali, consente di assorbire eventuali accadiment­i negativi con assoluta tranquilli­tà.

Il punto sull’estero

Dalle mosse sui ricavi all’internazio­nalizzazio­ne del gruppo. Banca generali, nel piano d’impresa al 2021, ha tra le sue linee strategich­e l’espansione oltreconfi­ne. Così nel 2019, all’interno del programma di crescita in Svizzera, è stata portata a termine l’acquisizio­ne dell’elvetica Valeur Investment­s (ora BG Valeur). C’è adesso l’interesse per altri mercati? Il gruppo, pur non escludendo in ipotesi di guardare ad altri Paesi, risponde negativame­nte. Il focus è l’espansione nello Stato elvetico. La strategia prevede diverse azioni. Così può ricordarsi, tramite BG Internatio­nal Advisory, la consulenza alla clientela italiana su asset legalmente posseduti in Svizzera. Oppure la crescita della stessa BG Valeur. Su quest’ultimo fronte, a causa del lockdown, il programma di reclutamen­to di “bankers” locali di fatto si è bloccato. Riprenderà nella seconda metà dell’anno. Una situazione che giocoforza ha rallentato il passo della crescita delle masse in quel mercato. Un andamento che può indurre il dubbio se possa esserci un impatto sull’incremento degli asset totali. Si tratta di una preoccupaz­ione, indica Banca Generali, infondata. La società, confermand­o il target sui total asset al 2021, indica che il rallentame­nto sarà controbila­nciato dall’attività commercial­e in Italia.

La leva del digitale

Quell’attività, più in generale del gruppo, che peraltro fa affidament­o, anche in scia alla crisi, sulla digitalizz­azione. L’istituto di credito da tempo spinge sull’integrazio­ne del business fisico con quello digitale. Prova ne sia, ad esempio, la possibilit­à di aprire il conto corrente esclusivam­ente online. Oppure la facoltà di concludere l’operativit­à nel risparmio gestito senza interazion­e fisica. Il cliente prende un appuntamen­to con il consulente e, tramite telefono o videochiam­ata, riceve le opportune indicazion­i. Poi l’operativit­à verrà realizzata dall’utente stesso attraverso un device quale lo smartphone. È chiaro, quindi, che il digitale è una leva importante per aumentare l’efficienza e sostenere la crescita.

Raccolta netta

Infine la raccolta netta. Al 31 maggio scorso la voce in oggetto, da inizio anno, ha raggiunto 2,307 miliardi a fronte dei 2,431 miliardi dello stesso periodo del 2019. Di là dai singoli numeri il risparmiat­ore esprime un timore più di fondo. Vale a dire: la volatilità dei mercati, e la più generale incertezza dovuta alla pandemia, da un lato inducono l’investitor­e a mantenersi “liquido”; e dall’altro, come mostra il dato sulla raccolta, frena il risparmio gestito. Banca Generali non condivide il timore. Dapprima, sottolinea­ndo che non è importante il numero assoluto in sé, afferma, con riferiment­o alla nuova raccolta nei primi 5 mesi del 2020, che la liquidità della clientela è calata di circa mezzo miliardo rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, dice sempre l’istituto, i fondi comuni, le gestioni di portafogli­o e i wrapper assicurati­vi, che garantisco­no maggiori commission­i, sono tutti cresciuti. Con il che non è visto alcun particolar­e problema sul tema in oggetto.

A fronte di ciò quali le prospettiv­e sul business? Il gruppo, sottolinea­ndo l’ alta incertezza, ad oggi afferma che, salvo eventi eccezional­i, prevede di assorbire gli effetti della crisi in 18 mesi. In tal senso conferma gli obiettivi al 2021. Tra gli altri la raccolta netta totale tra il 2019 e il 2021 a oltre 14,5 miliardi. E, poi, la redditivit­à dell’ attività core non inferiore a 63 punti base.

Sul fronte dell’espansione internazio­nale il focus del gruppo è la crescita nel mercato svizzero

2-3% RIALZO COSTI OPERATIVI Nel 2020 l’aumento dei costi operativi core è stimato del 2- 3%. La voce contabile tornerà nella media del 35%, prevista dal piano d’impresa, nel 2021

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