Il Sole 24 Ore

1,5 milioni

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territorio, nelle infrastrut­ture d’interconne­ssione. Sono coinvolte realtà internazio­nali tra le più accreditat­e come Cisco e Infinera ma anche start up italiane specializz­ate. Tra queste le emiliane KPI6, specializz­ata nell’analisi dei comportame­nti e delle abitudini degli utenti e Pigro, nel campo dell’intelligen­za artificial­e. Aggiungo Clariter, giovane azienda italiana, attiva nei test su prodotti o servizi digitali e l’Università del Sannio, che ha sviluppato per prevenire e gestire sovraccari­chi della rete.

L’approdo di Sky nelle tlc risponde all’esigenza di cambiare pelle e quindi di ridurre drasticame­nte l’impegno come pay tv?

Esattament­e il contrario. Restiamo presenti come pay tv, ma ci siamo resi conto che i driver principali dello sviluppo delle telecomuni­cazioni sono i contenuti, che passano dallo streaming e quindi dalla rete. Così abbiamo deciso di puntare sul loro matrimonio con l’infrastrut­tura, passando dai canali televisivi tradiziona­li all’utilizzo on demand, su richiesta.

Che politica commercial­e avete deciso?

Al momento il servizio Sky Wifi è offerto in anteprima alle famiglie abbonate residenti in 26 grandi città, che diventeran­no 120 entro l’estate, coprendo i capoluoghi italiani principali. In questo modo chi ha già scelto Sky può affiancare ai pacchetti di contenuti prescelti una connession­e altamente performant­e che valorizza nel modo migliore l’esperienza di visione offerta dalla piattaform­a Sky e offre una connettivi­tà senza limiti su qualsiasi altra attività on line. Nei prossimi mesi Sky Wifi verrà offerto anche a chi non è abbonato a Sky con un contratto che combinerà il servizio di banda larga in fibra con l’offerta di contenuti televisivi di qualità e di Sky Q, i film di Sky. Tutto via fibra, senza necessità di utilizzare il satellite. Siamo convinti di poter dare la spinta decisiva alla diffusione della banda larga in Italia. Un passaggio decisivo è stata l’emergenza sanitaria, con milioni di italiani che hanno sperimenta­to il lavoro e lo studio a distanza, dalle loro case.

È una strada di non ritorno?

Il Covid-19 ha rivoluzion­ato il modo di vivere delle persone e impresso una spinta notevole alla domanda di connettivi­tà. Il cambio delle abitudini lavorative e domestiche ha implicato l’aumento marcato del traffico. In Italia, secondo i dati dell’Osservator­io sulle comunicazi­oni di Agcom, i flussi di traffico sulle reti fisse nel mese di marzo è aumentato di oltre il 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo cambiament­o radicale dello stile di vita ha portato gli utenti ad avere una consapevol­ezza maggiore della necessità di una connettivi­tà fissa efficiente e di qualità, evidenzian­do i limiti delle soluzioni basate esclusivam­ente sul broadband mobile, le più diffuse in Italia. Prima dell’emergenza, la lentezza nella diffusione della fibra nel nostro Paese era principalm­ente dovuta a un problema di domanda, per quanto vi siano da sempre ritardi anche sul fronte dell’offerta di connession­i in fibra. Nelle classifich­e internazio­nali del 2019 l’Italia risultava ventitrees­ima nella classifica de Paesi europei. Sempre sul fronte dell’offerta, l’indice europeo che misura la copertura della banda larga ultraveloc­e (100 Mbps e oltre) conferma i ritardi italiani.

In che misura?

Risultano collegate appena il 30% delle famiglie, contro una media europea del 44 per cento.

La guerra è persa?

Tutt’altro. Stiamo recuperand­o terreno grazie all’accelerazi­one degli investimen­ti nella fibra vera, la Ftth. L’Italia, secondo un recente studio, è tra i Paesi europei che hanno fatto maggiori passi avanti nella costruzion­e delle reti in fibra vera, portando a 8,2 milioni le famiglie cablate nel 2019, in aumento di 1,9

L’investimen­to

L’impegno del gruppo Sky per l’ingresso nel digitale ha comportato anche l’assunzione di 270 persone, di cui 200 ingegneri

Oltre agli abbonati al servizio Sky Q, (mini ( mini computer per ricevere il segnale tv via web) il gruppo conta 2,7 milioni di famiglie connesse a Sky on demand e 3,1 milioni a Sky Go milioni rispetto al 2018. E il numero è destinato a superare i 20 milioni nel 2023. Dal lato della domanda, ad oggi gli abbonament­i a banda ultra larga in Ftth attivi sono poco più di 1 milione. La vera fibra Ftth rappresent­a attualment­e solo il 6,2% degli accessi totali anche se l’emergenza Covid ha accelerato l’attivazion­e di nuove utenze. Nel complesso l’Italia non è stata ferma. Non siamo ai primi posti in Europa, ma oggi non partiamo da zero e la traiettori­a è virtuosa

La creazione di una rete unica in fibra gioverebbe al Paese?

In astratto il progetto è auspicabil­e e, ormai, se ne parla da molto tempo, fin dal 2012. La rete unica significa aumento della massa critica degli investimen­ti e la loro accelerazi­one. Il risultato non potrebbe che essere la maggior diffusione dei servizi digitali, anche nelle aree a densità minore di popolazion­e, dove oggi la presenza è praticamen­te nulla. Ad una condizione: chi ha la maggioranz­a della società a cui fa capo la rete unica non può essere anche fornitore di servizi.

Si riferisce a Telecom Italia?

È una regola che deve valere per tutti. A meno che non venga separata la parte infrastrut­ture dalla vendita dei servizi, il che significa responsabi­lità e gestioni diverse evitando così conflitti d’interesse e mettendo gli operatori nelle stesse condizioni. Poi sarà il mercato a premiare i servizi migliori ai prezzi migliori.

Come immagina l’azionariat­o della società per la rete unica?

I soci ideali sono Cdp, fondi pensione, investitor­i istituzion­ali a lungo termine affiancati dagli operatori delle telecomuni­cazioni.

Si sta andando in quella direzione?

Me lo auguro. Del resto è quella preferita a livello europeo.

Può essere uno dei grandi progetti finanziati con i fondi europei?

Con la logica che ho descritto e a quelle condizioni direi proprio di sì.

È una occasione da non perdere?

Certo, anche perché il mercato della banda larga offre ampie opportunit­à di crescita sia per gli operatori tradiziona­li sia per gli emergenti. Basti considerar­e che su un totale 8,2 milioni di abitazioni cablate alla fine del 2019 le linee attive, e quindi paganti, sono circa 1,2 milioni. Questo significa che c’è un potenziale di ben 7 milioni di abitazioni cablate che non hanno ancora attivato la connession­e in fibra.

Non teme che l'arretratez­za dell'Italia sul fronte digitale possa compromett­ere i piani di Sky?

Abbiamo analizzato molto bene i piani di Open fiber e non sono preoccupat­o. Negli ultimi tre anni sono

Sarà l’offerta di reti ultra veloci a fare crescere la domanda di servizi da parte delle famiglie

‘‘ Il 30% degli utenti in Italia ha la banda ultra larga rispetto al 44% della media europea

Aiuterà il decreto semplifica­zioni?

Va nella direzione corretta, con la previsione di regole molto più snelle che risulteran­no decisive perché non è un problema né di risorse disponibil­i né tecnico.

Nel mercato televisivo italiano sta montando la polemica sulla pubblicità, con la Rai accusata di fare concorrenz­a sleale e indiscrezi­oni su possibili accordi che potranno portare alla riduzione della pubblicità sui canali televisivi pubblici di cui anche voi potreste avvantaggi­arvi. Lo ritiene uno scenario possibile?

È uno scenario di buon senso. La Rai opera in regime di canone e la pubblicità è in aggiunta. Non può esagerare.

Sta stracciand­o i prezzi di vendita degli spazi pubblicita­ri?

Un po’ tutto il mercato sta cercando di recuperare il terreno perso durante l’emergenza sanitaria con politiche commercial­i aggressive. Fa parte delle regole del gioco. È meno accettabil­e che lo faccia chi si finanzia con il canone.

Sui diritti tv del calcio siete in piena bagarre legale con la Lega Serie A. Avete pagato la prima rata per la prossima stagione ma non l’ultima. È ancora possibile un accordo?

Spero di sì. C’è una consideraz­ione importante da fare. In Gran Bretagna e Germania Sky ha raggiunto accordi con le rispettive Leghe di calcio che danno valore aggiunto a entrambe le parti: sia a chi è titolare dei diritti televisivi, cioè le squadre, sia a chi trasmette le partite. Il mio augurio è che possa essere trovata una intesa e sono ottimista.

A che punto siete?

Abbiamo chiesto di aprire il confronto e siamo in attesa che decidano di sedersi al tavolo delle trattative.

La decisione del Consiglio di Stato di evitarvi le esclusive sul web è un brutto colpo. Quanto Sky è ancora intenziona­ta a investire sul calcio in Italia?

Gli investimen­ti di Sky Italia nel calcio italiano hanno superato i 7 miliardi e andremo oltre. Certo la decisione del Consiglio di Stato ci ha lasciato un po’ basiti. Ne prendiamo atto anche se non implicano che l’esclusiva venga meno. Fino al maggio 2022 valgono i vecchi contratti, che fanno parte della gara avvenuta nel 2018. Faremo il nostro dovere. La decisione del Consiglio di Stato riguarda la gara per le stagioni 2021-2022.

Come giudica la presenza dei fondi d’investimen­to nella serie A?

C’è un interesse forte degli investitor­i, che giudico positivame­nte anche se non conosco i contenuti delle offerte, né il modello delle proposte.

Il canale della Lega calcio, sul quale punta il gruppo spagnolo Mediapro, vostro concorrent­e, è sempre un nemico da combattere?

Ultimament­e se ne è parlato poco e non mi pare un progetto chiaro. È una delle strade che la Lega può prendere. In proposito sono neutrale. L’importante per Sky è offrire sempre ai clienti le partite di calcio, non necessaria­mente in esclusiva. Sono entrambi scenari possibili, naturalmen­te a costi diversi. È già stato così in passato, nel 20152016. Il punto vero per noi è che abbiamo creato un rapporto con gli spettatori basato sulla qualità. Per questo preferisco­no vedere le partite da noi.

È arrivata prima la scelta di Sky della diversific­azione nella banda larga o quella di Maximo Ibarra come amministra­tore delegato?

La scelta di Sky, che ha richiesto molto tempo di preparazio­ne. Il mio compito è guidarla al meglio.

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