Il Sole 24 Ore

Ex Ilva, le prime ipotesi per l’altoforno

- Domenico Palmiotti

L’uso dell’idrogeno nell’acciaieria ex-Ilva è una prospettiv­a che affascina ma per ora riguarda solo studi di fattibilit­à. «Con l’idrogeno - spiega al “Sole 24 Ore” Carlo Mapelli, del Politecnic­o di Milano - si può alimentare un impianto di preridotto di ferro, la carica dell’altoforno, ma non la produzione di acciaio da altoforno. Quest’ultimo, per ragioni struttural­i e non chimiche, non può fare a meno del carbone per il flusso della carica dall’alto verso il basso. Si può invece sostituire un po’ di carbone con gas naturale per riscaldare le tubiere dell’altoforno. Calcolando 500 chili di coke per produrre una tonnellata di ghisa, 180 chili possono essere sostituiti da idrogeno». «Per la preriduzio­ne - aggiunge Mapelli -, l’idrogeno si usa ma non continuati­vamente. Una società in Messico ha fatto già delle sperimenta­zioni e si è visto che funziona». «La ricerca per un altoforno ad idrogeno - spiega un tecnico - è ancora ad uno stato molto embrionale. Non è una cosa che possiamo vedere presto a Taranto. Attualment­e lo studio si sta concentran­do nel verificare come si può realizzare l’idea. Raggiunto questo step, bisognerà capire se è possibile industrial­izzare il modello, ma ci vorranno diversi anni».

Al momento solo studi di fattibilit­à, per l’applicazio­ne servono anni

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Un impianto siderurgic­o
REUTERS Allo studio. Un impianto siderurgic­o
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Carlo Mapelli. Professore del Politecnic­o di Milano

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