Ex Ilva, le prime ipotesi per l’altoforno
L’uso dell’idrogeno nell’acciaieria ex-Ilva è una prospettiva che affascina ma per ora riguarda solo studi di fattibilità. «Con l’idrogeno - spiega al “Sole 24 Ore” Carlo Mapelli, del Politecnico di Milano - si può alimentare un impianto di preridotto di ferro, la carica dell’altoforno, ma non la produzione di acciaio da altoforno. Quest’ultimo, per ragioni strutturali e non chimiche, non può fare a meno del carbone per il flusso della carica dall’alto verso il basso. Si può invece sostituire un po’ di carbone con gas naturale per riscaldare le tubiere dell’altoforno. Calcolando 500 chili di coke per produrre una tonnellata di ghisa, 180 chili possono essere sostituiti da idrogeno». «Per la preriduzione - aggiunge Mapelli -, l’idrogeno si usa ma non continuativamente. Una società in Messico ha fatto già delle sperimentazioni e si è visto che funziona». «La ricerca per un altoforno ad idrogeno - spiega un tecnico - è ancora ad uno stato molto embrionale. Non è una cosa che possiamo vedere presto a Taranto. Attualmente lo studio si sta concentrando nel verificare come si può realizzare l’idea. Raggiunto questo step, bisognerà capire se è possibile industrializzare il modello, ma ci vorranno diversi anni».
Al momento solo studi di fattibilità, per l’applicazione servono anni