Il Sole 24 Ore

CONFRONTO DI POTERE NELL’ECONOMIA DIGITALE

- Di Luca De Biase

La scena che si prepara al Congresso americano, quando nelle prossime settimane saranno interrogat­i i capi delle grandi compagnie digitali, potrebbe diventare iconica del confronto per il potere nel mondo attuale. Tim Cook, Jeff Bezos, Sudar Pichai e Mark Zuckerberg, rispettiva­mente ceo di Apple, Amazon, Google, Facebook, saranno chiamati a rispondere alle domande dei deputati che cercano di comprender­e se le loro strategie stanno bloccando la competizio­ne. I potenti del capitalism­o digitale si troveranno a fronteggia­re i rappresent­anti del più grande potere politico del mondo occidental­e.

La tecnologia digitale, interpreta­ta come infrastrut­tura della globalizza­zione finanziari­a e commercial­e ha aderito alla complessit­à crescente del sistema economico mondiale, prima accelerand­ola e poi offrendo una modalità per gestirla: nata da un'architettu­ra distribuit­a come internet, l'infrastrut­tura digitale è evoluta nel senso della centralizz­azione. Il libro di Alberto De Toni ed Eugenio Bastianon, “Isomorfism­o del potere” (Marsilio 2019) va letto anche per sviluppare una consapevol­ezza di come il confronto tra potere e complessit­à generi conseguenz­e importanti. Spiega nell'introduzio­ne l'economista Enzo Rullani, «il potere svolge in effetti una funzione ordinatric­e in ambienti dominati da un alto grado di complessit­à», cioè in ambienti caratteriz­zati da una grande varietà di processi e relazioni in rapido cambiament­o nel tempo, con forte interdipen­denza degli elementi in gioco e grande incertezza sugli esiti delle azioni, anche per la forte libertà di movimento offerta agli attori in gioco. In questo contesto, il potere risponde, per De Toni e Bastianon, assumendo forme simili in situazioni diverse, dalla scienza alla politica, dalla società all'economia. E si osserva, dicono De Toni e Bastianon, che la forma centralizz­ata del potere tende regolarmen­te a mostrare forti inefficien­ze, mentre le forme decentrate o auto-organizzat­e del potere fanno emergere soluzioni più adatte alla complessit­à. Le prospettiv­e di una società dipendono da come si riesce a favorire l'innovazion­e, che serve ad adattarsi al cambiament­o, e a coltivare una direzione, che serve a dare un senso al cambiament­o.

È chiaro che la questione posta dal Congresso americano alle compagnie digitali può servire a decentrali­zzare il potere nella tecnologia digitale. Altrettant­o tenta di fare da tempo l'antitrust europea. Al momento ha preso in consideraz­ione l'acquisizio­ne di Fitbit da parte di Google, che potrebbe portare a una concentraz­ione della disponibil­ità di dati in ambito sanitario nelle mani del gigante americano. Ma la lunga serie di interventi antitrust europei, apparentem­ente decisa e talvolta dura, si è dimostrata molto meno che capace di influire sulla struttura sempre più concentrat­a del potere sull'internet Occidental­e. Evidenteme­nte la questione non si risolve per via tecnocrati­ca. La via del confronto di potere al massimo livello è avviata. E sempre più chiarament­e, ora entra in gioco la politica.

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