Il Sole 24 Ore

Crisi più pesante nel Nord Est Cassa integrazio­ne, meno vincoli

Dalle erogazioni a fondo perduto la mappa degli effetti del lockdown: colpiti commercio e imprese individual­i Per l’emergenza l’Inps ha impegnato metà delle risorse previste. L’istituto: controlli leggeri sulla Cig ordinaria

- Federica Micardi

Covid.

A pagare il conto più salato al Covid-19 è l’economia del Nord-Est. Stando alla mappa dei contributi a fondo perduto alle partite Iva con un calo di fatturato oltre il 33% a maggio: Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono nei primi cinque posti per importo medio degli aiuti già erogati dalle Entrate. Il Trentino batte anche la Lombardia: 3.897 euro contro 3.786 euro. Quarta la Toscana, trainata dalla provincia di Prato (con 4.875,6 euro: primato a livello territoria­le).

Per quanto riguarda i 32,6 miliardi assegnati dai Dl Cura Italia e Rilancio per finanziare cassa integrazio­ne, bonus e indennità legate all’emergenza Covid 19, secondo l’Inps risultano impegnati 16,5 miliardi (circa la metà).

Novità infine per la Cassa integrazio­ne: le aziende che hanno esaurito le 18 settimane di riduzione dell’attività con causale «Covid» potranno fare ricorso alla Cigo ma con modalità light, ossia con minori controlli.

I profession­isti iscritti agli Ordini, almeno fino ad ora, restano esclusi dai contributi a fondo perduto. L’equiparazi­one alle Pmi, riconosciu­ta in Europa oramai da anni, non “convince” il ministero dell’Economia. Fanno eccezione le Stp, società tra profession­isti, ammesse in quanto produttric­i di reddito d’impresa, anche se l’attività svolta è la stessa.

I profession­isti iscritti alle Casse di previdenza, ma solo se dichiarano entrate non superiori a 50mila euro, possono richiedere il reddito di ultima istanza. L’assegno è a carico dello Stato ma viene anticipato dalle Casse che si occupano anche dell’erogazione.

Sfiorano il mezzo milione (il numero esatto è 495.060) i profession­isti che hanno presentato la richiesta al loro ente previdenzi­ale per ottenere i 600 euro; per marzo e aprile sono stati già stanziati 580.195.200 euro (la domanda per la seconda tranche è stata presentata entro l’8 luglio, ma solo da coloro che non l’avevano presentata a marzo, in tutto 23.128 profession­isti). Si è parlato in più occasioni di un terzo assegno di maggio che potrebbe essere di mille euro, ma i dettagli sul meccanismo di assegnazio­ne non si conoscono ancora.

L'assegno di 600 per i profession­isti ha avuto un percorso ad ostacoli. Inizialmen­te non era stato previsto; poi, una volta riconosciu­to, ha visto cambiare i requisiti in corso d’opera (per marzo sono stati esclusi coloro che erano iscritti a più di un ente di previdenza) costringen­do gli interessat­i ad aggiornare la domanda già presentata. Ad aprile si è nuovamente intervenut­i sui requisiti, non viene più richiesta l’iscrizione esclusiva a un solo ente previdenzi­ale ma restano senza aiuto coloro che hanno un contratto a tempo indetermin­ato o una pensione (esclusa l’invalidità).

Inoltre, in merito ai giovani iscritti ci sono state una serie di incertezze poi risolte con la risposta a una Faq da parte del ministero del Lavoro, che ha chiarito che anche gli iscritti nel 2019 e nel 2020 hanno diritto all’aiuto. Il Dm 29 maggio relativo al bonus di aprile, però, precisa che i giovani devono essere iscritti alla Cassa entro il 23 febbraio, quindi gli iscritti dopo questa data hanno ottenuto il bonus di marzo ma non avrebbero diritto a quello di aprile. Ma dato che l’erogazione del secondo bonus è stata automatica­mente riconosciu­ta a chi lo aveva ottenuto a marzo i giovani che l’hanno percepito per errore potrebbero essere chiamati a restituirl­o.

Sono poi rimasti ancora senza risposta una serie di dubbi che l’Adepp, l’associazio­ne delle Casse di previdenza dei profession­isti aveva sollevato nella lettera inviata al ministero con il resoconto delle domande “aggiuntive” di aprile inviate entro il 21 giugno. Adepp chiedeva, ad esempio, conferma sia dell’esclusione degli iscritti dopo il 23 febbraio sia del reddito da considerar­e, a marzo era quello complessiv­o e ad aprile solo quello profession­ale.

L’accredito di 600 euro viene erogato dallo Stato ma anticipato dalle Casse di previdenza, uno sforzo finanziari­o importante, dato che praticamen­te tutti gli enti a causa della pandemia hanno sospeso il versamento dei contributi riducendo la propria liquidità. Nell’arco di due mesi le Casse hanno anticipato oltre 580 milioni che ancora non sono stati loro restituiti; uno stallo che si dovrebbe sbloccare a breve, a quanto risulta al Sole 24 Ore è già arrivato il nullaosta dall’ufficio centrale del bilancio del Mef per la restituzio­ne dei 283 milioni erogati a marzo.

Alcune Casse hanno messo in campo interventi di welfare per i propri iscritti per fronteggia­re l’emergenza, anche sotto forma di denaro, «ma purtroppo non siamo riusciti ad ottenere – ammette il presidente Adepp Alberto Oliveti – che queste erogazioni siano esenti da imposte, come previsto per i 600 euro, in pratica ci troviamo a pagare una tassa sulla solidariet­à».

Quasi tre domande su dieci sono arrivate dal commercio: a soffrire di più sono state le ditte individual­i

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