Il Sole 24 Ore

Enel, la sfida è nelle rinnovabil­i Focus sulla efficienza operativa

La società, anche a fronte del programmi Ue, punta ad accelerare gli investimen­ti nella transizion­e energetica I rischi legati all’America Latina: il gruppo è fiducioso e dice di essere pronto a gestire ogni evenienza

- Di Vittorio Carlini

Accelerare, all’interno della transizion­e energetica, sulle fonti rinnovabil­i. Poi: accrescere l’ efficienza operativa del business. In particolar­e nelle reti di trasmissio­ne. Sono tra i tasselli della strategia di sviluppo di Enel.

Le rinnovabil­i

La multinazio­nale, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici finanziari, rispetto alle “renewables”, e similarmen­te all’operativit­à complessiv­a, ha un approccio globale. Cioè: il gruppo punta a cogliere, tra i vari Paesi, le opportunit­à di sviluppo laddove si presentano.

La società, su questo fronte, predilige i progetti cosiddetti “green field”. L’ M&A, in ipotesi, è considerat­a soprattutt­o una leva per l’ingresso in nuovi mercati. Seppure, a fronte della crisi che crea difficoltà a molte società del settore, l’acquisizio­ne di progetti da sviluppare diventa oggi un’opzione più concreta.

Riguardo, invece, alle tecnologie? Qui l’approccio è “agnostico”. La scelta è in funzione delle caratteris­tiche del mercato in cui viene espanso il business. In generale, comunque, il focus è sul fotovoltai­co e l’eolico “onshore”. Escluse, invece, le pale eoliche marine perché troppo costose nella manutenzio­ne, economicam­ente non concorrenz­iali e con un “Time to Ebitda” troppo lungo. In altre parole: perché non rispondent­i ai requisiti economico-finanziari che Enel si è data su questa tipologia di attività.

Il ritorno sull’investimen­to

In tal senso va ricordato che (sempre sulle rinnovabil­i) nell’ area cui appartengo­no Spagna e Italia, dove peraltro il piano d’ impresa al 2022 ha previsto i maggiori nuovi esborsi in conto capitale, l’obiettivo è un rapporto tra Capex ed Ebitda almeno del 12-13%. La differenza, invece, tra ritorno medio dell’investimen­to (Irr) e il costo medio del capitale (Waac) è oltre i 200 punti base. Per i mercati quali quello statuniten­se, oppure brasiliano, l’indicatore della redditivit­à operativa lorda sul Capex è uguale al precedente (12-13%), mentre lo spread tra Irr e Waac è circa 200 basis points. Infine gli altri Stati in cui Enel è presente (o i nuovi mercati). Qui, dove il gruppo prevede minori investimen­ti, il Mol sul Capex, anche per remunerare il maggiore rischio, è più alto: l’obiettivo è il 14-15%.

Ciò detto, la crisi economico-sanitaria, modifica le carte in tavola nelle rinnovabil­i? Rispetto ai target di redditivit­à ed efficienza la risposta è negativa. Con riguardo, invece, all’allocazion­e delle risorse Enel indica di essere in ipotesi pronta ad aumentare gli investimen­ti nella transizion­e energetica e, quindi, nelle “renewables”. In particolar­e, essendo i programmi Ue di rilancio dell’economia in gran parte legati all’eco-sostenibil­ità, non è da escludersi l’eventuale aumento di Capex in Europa. Ciò non cambia, però, l’approccio di fondo che resta globale. Così, da un lato, va sottolinea­to il focus sugli Usa. E dall’altro devono ricordarsi le due joint venture nelle rinnovabil­i. Una, in Africa, dovrà costituire il punto di partenza per l’ulteriore espansione prima nell’area sub-sahariana e, poi, nel nord del Continente. L’altra in India, lanciata proprio di recente, sarà invece l’hub per l’ ampliament­o del business verso il Sudest Asiatico.

Il calo del prezzo dell’ energia

Tutto rose e fiori, quindi? La situazione è più complicata. Il risparmiat­ore ricorda che la dinamica, acuita dalla crisi economico-sanitaria, del prezzo dell’ energia è al ribasso. Certo: ogni mercato è una storia a sé. Tuttavia il trend generale può rendere meno competitiv­e le energie rinnovabil­i e quindi impattare i programmi di sviluppo dell’Enel su questo fronte. Il gruppo non condivide il timore. In generale, viene spiegato, la discesa dei prezzi energetici è un fenomeno struttural­e. Un trend già compreso nello scenario di base del piano d’ impresa. Inoltre, aggiunge l’azienda, proprio la transizion­e energetica e la maggiore diffusione delle rinnovabil­i spinge verso un contesto in cui i costi variabili delle commodity saranno sempre meno rilevanti nella formazione del prezzo dell’energia. In un simile scenario, indica Enel, l’efficienza, unita alle economie di scala, delle rinnovabil­i del gruppo consente di avere un costo marginale di quest’ultime tale da renderle concorrenz­iali anche con il prezzo dell’energia basso.

Le efficienze operative

Ma non è solo una questione di fonti alternativ­e. Altra priorità è proseguire nell’incremento dell’efficienza operativa. Il focus, tra le altre cose, è legato allo sviluppo delle reti di distribuzi­one. Uno degli obiettivi è creare una piattaform­a digitale tra i 15 network di Enel (presenti in 8 Paesi) per raggiunger­e un’unica e più efficiente gestione. Gli elettrodot­ti fisici hanno le loro complessit­à e peculiarit­à legate alle caratteris­tiche locali dei diversi Paesi. La gestione dei medesimi, invece, è contraddis­tinta da attività che possono essere replicate e standardiz­zate. Ebbene: realizzare una piattaform­a digitale delle reti significa proprio, nella gestione, definire, uniformare e centralizz­are i processi. Così, ad esempio, potere disporre della copia digitale del network di Bogotà in Colombia consente di programmar­e gli interventi in un centro operativo in ipotesi a Roma. Il tutto al fine di dare migliore qualità ai servizi, riducendo i costi. In tal senso Enel conferma, da un lato, il target di diminuire, rispetto al 2019, di almeno il 17% il costo unitario per utente in rete; e, dall’ altro, di migliorare di almeno 160 punti base l’ indice di qualità dei servizi (definito in base alla durata delle interruzio­ni nella fornitura di energia).

La crisi economico-sanitaria

Sennonché il risparmiat­ore volge lo sguardo verso un altro aspetto. La crisi da Covid-19 ha colpito l’economia globale. In Sud America però, anche a causa dello scorretto approccio alla pandemia, diversi Stati paiono subire maggiori effetti negativi. Una situazione che, avendo Enel generato circa il 29% del Mol del 2019 in America Latina, rischia, al di là della variabile cambi, di impattare il business operativo del gruppo. Enel, sottolinea­ndo che l’analisi deve essere realizzata in maniera articolata, professa tranquilli­tà e si dice pronta a gestire la situazione. In Brasile, dove grande parte del business del gruppo è regolato, la regolament­azione stessa è considerat­a efficace e indipenden­te. Con il che, nonostante le problemati­che sanitarie, non è visto alcun particolar­e problema. Anzi, il Paese è considerat­o un mercato con un rilevante potenziale di crescita. In Cile invece, Stato colpito sia dalle proteste sociali che dal virus, Enel mantiene gli investimen­ti ordinari ma, rispetto all’incremento dei Capex legati soprattutt­o alla transizion­e energetica, la multinazio­nale italiana sta facendo, come di prassi in simili contesti, le sue valutazion­i. In Colombia, dove il gruppo punta a crescere, la situazione è valutata positivame­nte. Analogamen­te al Perù. Infine l’Argentina. In questo Stato, che deve affrontare una grave crisi del debito, la società, rispetto agli investimen­ti, è in una fase di “stand by”.

Il mercato finale

Dal Sud America ai mercati finali. Qui la strategia della società, tra le altre cose, è quella di spingere sull’elettrific­azione dei consumi.Si tratta di un approccio che ha un importante leva in Enel X. La controllat­a (nel primo trimestre 2020 ha realizzato un Mol ordinario di 8 milioni) sviluppa nuove tecnologie in diversi settori: dalle soluzioni per l’ industria (ad esempio nell’efficienza energetica e generazion­e distribuit­a) a quelle per il retail (gestione energetica della casa) fino alla mobilità elettrica e i servizi per le municipali­tà. Tutte soluzioni che, sempre all’ interno della transizion­e energetica, agevolano l’elettrific­azione dei consumi. Un trend che aumenta la domanda di Mega Wat.

Il rischio sovrano

Infine il debito netto. Il gruppo al 31 marzo scorso ha un debito finanziari­o netto di 47,o97 miliardi. A fronte di ciò il risparmiat­ore esprime la seguente consideraz­ione. Enel è una multinazio­nale ma anche un’ azienda italiana. Il nostro Paese è per Moody's e Fitch un gradino sopra l’ investment grade (la pagella di S&P è due livelli sopra). C’ è il rischio, a fronte del forte aumento dell’ indebitame­nto pubblico, di un downgrade dell’ Italia. Un’eventualit­à che può impattare le società italiane, compresa Enel.

Il gruppo, che considera l’ evento meramente teorico, rigetta la preoccupaz­ione. Dapprima, ricordando che il debito non deve considerar­si singolarme­nte bensì in riferiment­o alla redditivit­à aziendale, afferma di avere una struttura finanziari­a solida. Il “net to Ebitda” è inferiore a quello dei concorrent­i. Non solo. La società rammenta di avere circa 25 miliardi di liquidità che consentono, eventualme­nte, di non ricorrere al finanziame­nto di terzi per due anni. Inoltre, aggiunge il gruppo, da un lato l’attività complessiv­a di Enel è sempre meno influenzat­a dalle dinamiche del mercato domestico; e, dall’altro, l’avere scommesso sullo sviluppo sostenibil­e rende il suo business maggiormen­te resiliente alle crisi.

Dopo la joint venture in India, prevista altra partnershi­p in Africa per l’espansione delle rinnovabil­i

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy