Enel, la sfida è nelle rinnovabili Focus sulla efficienza operativa
La società, anche a fronte del programmi Ue, punta ad accelerare gli investimenti nella transizione energetica I rischi legati all’America Latina: il gruppo è fiducioso e dice di essere pronto a gestire ogni evenienza
Accelerare, all’interno della transizione energetica, sulle fonti rinnovabili. Poi: accrescere l’ efficienza operativa del business. In particolare nelle reti di trasmissione. Sono tra i tasselli della strategia di sviluppo di Enel.
Le rinnovabili
La multinazionale, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha sentito i vertici finanziari, rispetto alle “renewables”, e similarmente all’operatività complessiva, ha un approccio globale. Cioè: il gruppo punta a cogliere, tra i vari Paesi, le opportunità di sviluppo laddove si presentano.
La società, su questo fronte, predilige i progetti cosiddetti “green field”. L’ M&A, in ipotesi, è considerata soprattutto una leva per l’ingresso in nuovi mercati. Seppure, a fronte della crisi che crea difficoltà a molte società del settore, l’acquisizione di progetti da sviluppare diventa oggi un’opzione più concreta.
Riguardo, invece, alle tecnologie? Qui l’approccio è “agnostico”. La scelta è in funzione delle caratteristiche del mercato in cui viene espanso il business. In generale, comunque, il focus è sul fotovoltaico e l’eolico “onshore”. Escluse, invece, le pale eoliche marine perché troppo costose nella manutenzione, economicamente non concorrenziali e con un “Time to Ebitda” troppo lungo. In altre parole: perché non rispondenti ai requisiti economico-finanziari che Enel si è data su questa tipologia di attività.
Il ritorno sull’investimento
In tal senso va ricordato che (sempre sulle rinnovabili) nell’ area cui appartengono Spagna e Italia, dove peraltro il piano d’ impresa al 2022 ha previsto i maggiori nuovi esborsi in conto capitale, l’obiettivo è un rapporto tra Capex ed Ebitda almeno del 12-13%. La differenza, invece, tra ritorno medio dell’investimento (Irr) e il costo medio del capitale (Waac) è oltre i 200 punti base. Per i mercati quali quello statunitense, oppure brasiliano, l’indicatore della redditività operativa lorda sul Capex è uguale al precedente (12-13%), mentre lo spread tra Irr e Waac è circa 200 basis points. Infine gli altri Stati in cui Enel è presente (o i nuovi mercati). Qui, dove il gruppo prevede minori investimenti, il Mol sul Capex, anche per remunerare il maggiore rischio, è più alto: l’obiettivo è il 14-15%.
Ciò detto, la crisi economico-sanitaria, modifica le carte in tavola nelle rinnovabili? Rispetto ai target di redditività ed efficienza la risposta è negativa. Con riguardo, invece, all’allocazione delle risorse Enel indica di essere in ipotesi pronta ad aumentare gli investimenti nella transizione energetica e, quindi, nelle “renewables”. In particolare, essendo i programmi Ue di rilancio dell’economia in gran parte legati all’eco-sostenibilità, non è da escludersi l’eventuale aumento di Capex in Europa. Ciò non cambia, però, l’approccio di fondo che resta globale. Così, da un lato, va sottolineato il focus sugli Usa. E dall’altro devono ricordarsi le due joint venture nelle rinnovabili. Una, in Africa, dovrà costituire il punto di partenza per l’ulteriore espansione prima nell’area sub-sahariana e, poi, nel nord del Continente. L’altra in India, lanciata proprio di recente, sarà invece l’hub per l’ ampliamento del business verso il Sudest Asiatico.
Il calo del prezzo dell’ energia
Tutto rose e fiori, quindi? La situazione è più complicata. Il risparmiatore ricorda che la dinamica, acuita dalla crisi economico-sanitaria, del prezzo dell’ energia è al ribasso. Certo: ogni mercato è una storia a sé. Tuttavia il trend generale può rendere meno competitive le energie rinnovabili e quindi impattare i programmi di sviluppo dell’Enel su questo fronte. Il gruppo non condivide il timore. In generale, viene spiegato, la discesa dei prezzi energetici è un fenomeno strutturale. Un trend già compreso nello scenario di base del piano d’ impresa. Inoltre, aggiunge l’azienda, proprio la transizione energetica e la maggiore diffusione delle rinnovabili spinge verso un contesto in cui i costi variabili delle commodity saranno sempre meno rilevanti nella formazione del prezzo dell’energia. In un simile scenario, indica Enel, l’efficienza, unita alle economie di scala, delle rinnovabili del gruppo consente di avere un costo marginale di quest’ultime tale da renderle concorrenziali anche con il prezzo dell’energia basso.
Le efficienze operative
Ma non è solo una questione di fonti alternative. Altra priorità è proseguire nell’incremento dell’efficienza operativa. Il focus, tra le altre cose, è legato allo sviluppo delle reti di distribuzione. Uno degli obiettivi è creare una piattaforma digitale tra i 15 network di Enel (presenti in 8 Paesi) per raggiungere un’unica e più efficiente gestione. Gli elettrodotti fisici hanno le loro complessità e peculiarità legate alle caratteristiche locali dei diversi Paesi. La gestione dei medesimi, invece, è contraddistinta da attività che possono essere replicate e standardizzate. Ebbene: realizzare una piattaforma digitale delle reti significa proprio, nella gestione, definire, uniformare e centralizzare i processi. Così, ad esempio, potere disporre della copia digitale del network di Bogotà in Colombia consente di programmare gli interventi in un centro operativo in ipotesi a Roma. Il tutto al fine di dare migliore qualità ai servizi, riducendo i costi. In tal senso Enel conferma, da un lato, il target di diminuire, rispetto al 2019, di almeno il 17% il costo unitario per utente in rete; e, dall’ altro, di migliorare di almeno 160 punti base l’ indice di qualità dei servizi (definito in base alla durata delle interruzioni nella fornitura di energia).
La crisi economico-sanitaria
Sennonché il risparmiatore volge lo sguardo verso un altro aspetto. La crisi da Covid-19 ha colpito l’economia globale. In Sud America però, anche a causa dello scorretto approccio alla pandemia, diversi Stati paiono subire maggiori effetti negativi. Una situazione che, avendo Enel generato circa il 29% del Mol del 2019 in America Latina, rischia, al di là della variabile cambi, di impattare il business operativo del gruppo. Enel, sottolineando che l’analisi deve essere realizzata in maniera articolata, professa tranquillità e si dice pronta a gestire la situazione. In Brasile, dove grande parte del business del gruppo è regolato, la regolamentazione stessa è considerata efficace e indipendente. Con il che, nonostante le problematiche sanitarie, non è visto alcun particolare problema. Anzi, il Paese è considerato un mercato con un rilevante potenziale di crescita. In Cile invece, Stato colpito sia dalle proteste sociali che dal virus, Enel mantiene gli investimenti ordinari ma, rispetto all’incremento dei Capex legati soprattutto alla transizione energetica, la multinazionale italiana sta facendo, come di prassi in simili contesti, le sue valutazioni. In Colombia, dove il gruppo punta a crescere, la situazione è valutata positivamente. Analogamente al Perù. Infine l’Argentina. In questo Stato, che deve affrontare una grave crisi del debito, la società, rispetto agli investimenti, è in una fase di “stand by”.
Il mercato finale
Dal Sud America ai mercati finali. Qui la strategia della società, tra le altre cose, è quella di spingere sull’elettrificazione dei consumi.Si tratta di un approccio che ha un importante leva in Enel X. La controllata (nel primo trimestre 2020 ha realizzato un Mol ordinario di 8 milioni) sviluppa nuove tecnologie in diversi settori: dalle soluzioni per l’ industria (ad esempio nell’efficienza energetica e generazione distribuita) a quelle per il retail (gestione energetica della casa) fino alla mobilità elettrica e i servizi per le municipalità. Tutte soluzioni che, sempre all’ interno della transizione energetica, agevolano l’elettrificazione dei consumi. Un trend che aumenta la domanda di Mega Wat.
Il rischio sovrano
Infine il debito netto. Il gruppo al 31 marzo scorso ha un debito finanziario netto di 47,o97 miliardi. A fronte di ciò il risparmiatore esprime la seguente considerazione. Enel è una multinazionale ma anche un’ azienda italiana. Il nostro Paese è per Moody's e Fitch un gradino sopra l’ investment grade (la pagella di S&P è due livelli sopra). C’ è il rischio, a fronte del forte aumento dell’ indebitamento pubblico, di un downgrade dell’ Italia. Un’eventualità che può impattare le società italiane, compresa Enel.
Il gruppo, che considera l’ evento meramente teorico, rigetta la preoccupazione. Dapprima, ricordando che il debito non deve considerarsi singolarmente bensì in riferimento alla redditività aziendale, afferma di avere una struttura finanziaria solida. Il “net to Ebitda” è inferiore a quello dei concorrenti. Non solo. La società rammenta di avere circa 25 miliardi di liquidità che consentono, eventualmente, di non ricorrere al finanziamento di terzi per due anni. Inoltre, aggiunge il gruppo, da un lato l’attività complessiva di Enel è sempre meno influenzata dalle dinamiche del mercato domestico; e, dall’altro, l’avere scommesso sullo sviluppo sostenibile rende il suo business maggiormente resiliente alle crisi.
Dopo la joint venture in India, prevista altra partnership in Africa per l’espansione delle rinnovabili