Sanità, fisco e pensioni i nodi del negoziato con la Ue
La valutazione dei piani nazionali in base alle Raccomandazioni
« Attuare pienamente » la riforma Fornero per « ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia sulla spesa pubblica» e «creare margini per altra spesa favorevole alla crescita » ; «rafforzare» il sistema sanitario» e « migliorare il coordinamento fra autorità nazionali e regionali » , riformare la giustizia e la pubblica amministrazione.
Concentrato com’è sulle condizionalità macroeconomiche del Mes, che non ci sono, il dibattito politico italiano ha fin qui trascurato i vincoli a cui sarà collegato il Recovery Fund, che invece ci sono. E che sono facili da ricostruire rispolverando le Raccomandazioni inviate dalla commissione Ue all’Italia nel 2019 e nel 2020: Raccomandazioni che rimangono di stretta attualità come riconosce il Programma nazionale di Riforma appena pubblicato nella sua versione definitiva dal ministero dell’Economia.
L’incontro di venerdì fra il premier Conte e il collega olandese Rutte è servito a ricordare il tema in maniera piuttosto brusca. Ma più dei battibecchi con i singoli leader dei Paesi cosiddetti “frugali” è il cuore delle trattattive sul funzionamento operativo di Next Generation Eu a misurare con chiarezza i termini della questione. La proposta di mediazione elaborata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel ( Sole 24 Ore di ieri) sposta a un livello politico il controllo sui Recovery Plan dei singoli Paesi, che l’idea originaria della Commissione ipotizzava di lasciare al Comitato economico finanziario: e il Consiglio, secondo questa impostazione, dovrebbe approvare a maggioranza qualificata i programmi nazionali.
Proprio per questa ragione il Pnr finito sui tavoli del consiglio dei ministri notturno fra lunedì e martedì fa mostra di ortodossia europea sui piani di politica economica dell’Italia. Finché può. Sulla riforma fiscale si mostra deciso a ridurre la pressione sul lavoro, come chiesto in coro da tutti gli organismi internazionali, dalla commissione Ue all’Ocse, e promette di finanziarla anche con la revisione delle spese fiscali in un’ottica triennale. Sugli investimenti punta a finanziare i programmi al centro delle linee comunitarie del Green New Deal e della Annual Sustainable Growth Strategy. Ma sulla previdenza lo slancio europeista si raffredda decisamente: perché un accordo su come rivedere Quota 100 non c’è, e il Programma si limita a ricordare il termine della «sperimentazione» a fine 2021 a cui seguiranno scelte da «valutare alla luce della sostenibilità del debito garantendo al contempo il rispetto per l’equità intergenerazionale». Un’indicazione di massima, da riempire di contenuti.
Manca un accordo sulla revisione di Quota 100. Il Pnr si limita a ricordare la fine della sperimentazione nel 2021