Il Sole 24 Ore

Il Nord Est paga dazio al lockdown

Trentino, Veneto e Friuli tra le prime cinque regioni per importi medi pagati dal fondo perduto In Provincia di Prato il contributo più alto in base alle istanze liquidate: 4.875 euro contro i 4.144 di Milano

- Marco Mobili Giovanni Parente

Gli aiuti anti crisi.

47% LE RISORSE IMPEGNATE L’agenzia delle Entrate, in base agli ultimi dati resi noti, ha liquidato 2,9 miliardi di fondo perduto su circa 6,2 miliardi messi a disposizio­ne dal Dl Rilancio

Dai matrimoni alle filiere agricole in arrivo nuovi fondi senza restituzio­ne per sostenere la ripresa

I territori.

La fotografia per ora è solo parziale. Restano ancora tanti dettagli da mettere a fuoco. Ma uno scenario già si intravede. A pagare il conto più salato al Covid- 19 è l’economia del Nord- Est. Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono nei primi cinque posti per importo medio del contributo a fondo perduto già erogato dall’agenzia delle Entrate (i dati sono aggiornati a una settimana fa). In particolar­e il Trentino Alto Adige batte anche la Lombardia nella media degli aiuti liquidati: 3.897 euro contro bonifici già effettuati per 3.786 euro. Anche la Toscana si colloca nelle prime posizioni con 3.624 euro. A trainare quest’ultimo dato è sicurament­e la provincia di Prato ( 4.875,6 euro), che strappa il primato a livello territoria­le con l’importo medio più alto finora pagato alle partite Iva che hanno registrato un calo di fatturato e corrispett­ivi almeno del 33% a maggio 2020 rispetto allo stesso mese 2019 e che non hanno superato lo scorso anno i 5 milioni di ricavi.

Il lockdown ha colpito tutti i settori e a prescinder­e dalle dimensioni aziendali. Ma, in controluce, dai dati che riguardano i primi 20 giorni dall’apertura del canale per l’invio delle richieste del fondo perduto ( c’è tempo fino al 13 agosto per la maggior parte dei potenziali beneficiar­i) sembra che a soffrire di più sono le attività meno strutturat­e e con dimensioni ridotte. Va ricordato, infatti, che la percentual­e con cui si calcola il beneficio sulla differenza di fatturato e corrispett­ivi è inversamen­te proporzion­ale alla “grandezza”: il 20% si applica, infatti, a chi ha ricavi o compensi entro i 400mila euro mentre la percentual­e scede al 15% fino a un milione e al 10% fino a 5 milioni.

L’agenzia delle Entrate finora ha già accreditat­o (sempre in base agli ultimi dati disponibil­i) 2,9 miliardi, ossia poco meno del 47% delle risorse complessiv­amente stanziate dal decreto Rilancio ( Dl 34/ 2020) per l’operazione. Dall’analisi dei profili delle istanze presentate emerge che quasi tre su dieci (28,4%) sono arrivate dal settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso. E qui addirittur­a la componente di imprese più piccole è schiaccian­te, considerat­o che il 62% delle domande telematich­e riguarda ditte individual­i. Un misura reale del lockdown che ha obbligato i piccoli a chiudere (escluse particolar­i attività) mentre la grande distribuzi­one ha continuato a garantire i servizi essenziali anche con un costo molto elevato per adeguament­o dei locali e protezioni messe in campo.

Pur continuand­o a lasciare fuori i profession­isti non senza polemiche, la commission­e Bilancio alla Camera ha introdotto altri meccanismi di fondo perduto che non sono tecnicamen­te dei ristori per i mancati incassi ma puntano a sostenere la ripartenza di specifiche aree di attività dopo la fase emergenzia­le del coronaviru­s. Così, una volta approvato definitiva­mente dal Senato e previo il via libera della Commission­e europea, la conversion­e del decreto Rilancio consentirà anche ai settori ricreativi, dell’intratteni­mento e dell’organizzaz­ione di feste e cerimonie ( compreso il wedding) di poter richiedere contributi senza restituzio­ne. A fissare le regole delle modalità di accesso ai 5 milioni di euro stanziati per il 2020 sarà un decreto dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia.

Stessa dote finanziari­a sarà messa a disposizio­ne per le filiere agricole. In questo caso si punterà a sostenere il settore agricolo e quello agroalimen­tare nell’ottica di favorirne la ripresa della competitiv­ità. Anche il settore del tessile e della moda potranno accedere a contributi senza alcun obbligo di restituzio­ne: la misura introdotta in Parlamento stanzia sempre 5 milioni di euro per il 2020 per finanziare aiuti nella misura massima del 50% delle spese sostenute.

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