Grazie ai sensori si innaffia il 20% in meno
Metti una centralina meteo in un frutteto, per monitorare la temperatura, l’umidità dell’aria, la quantità di precipitazioni e la velocità con cui l’acqua piovana evapora, lasciando le piante a secco. Metti un set di sensori nel campo, che rilevano se la quantità di acqua fornita con i sistemi di irrigazione è troppa, o troppo poca. «Il risultato è che un agricoltore può arrivare a risparmiare almeno il 20% sulla bolletta dell’acqua. Con un investimento che, tutto compreso per un anno, non supera i 1.800 euro » . Francesco Ciovolani ha 28 anni ed è l’agronomo di iFarming, la startup di Ravenna nata soltanto tre anni fa «e solo con fondi privati», dice, per portare tra i campi tutti i vantaggi dell’Internet of Things: dati meteorologici, bagnatura foliare, potenziale idrico, maturazione e accrescimento dei frutti.
L’azienda per cui lavora opera soprattutto in Emilia Romagna, dove è la produzione della frutta a farla da padrona e dove «l’acqua ormai la si paga a caro prezzo - dice - ma soprattutto, agli agricoltori allacciati al canale emiliano romagnolo l’acqua la danno turnata: se non la sai sfruttare bene, rischi di ridurre la produzione. Quest’anno il caldo si è anche fatto sentire prima e i contadini hanno dovuto cominciare a innaffiare le piante da frutto già a fine marzo».
Per chi oggi in Italia vuole dotarsi di un sistema innovativo per ridurre l’irrigazione nei campi, non mancano né le tecnologie né le società che offrono i servizi. Piuttosto, non tutti sanno che si tratta di tecnologie dal prezzo accessibile. «La « La verità - dice Ciovolani - è che prima ancora che economico, si tratta di un problema culturale. Sono di più le volte che devo convincere gli agricoltori a fidarsi dei dati raccolti con le tecnologie che hanno già acquistato, che le volte che devo convincerli a comprare i sistemi» sistemi». .