Rinnovare gli stadi di Serie A vale oltre 10 miliardi
Dossier della Lega per migliorare la normativa sulle infrastrutture sportive e accelerare il percorso di progetti che in dieci città italiane, nonostante le difficoltà operative, potranno creare circa 20mila posti di lavoro
Il tema del rinnovamento degli stadi è centrale per lo sviluppo di un movimento calcistico economicamente progredito. A 30 anni esatti da Italia 90, quella che sarebbe dovuta essere la grande occasione per porre - attraverso impianti all’avanguardia - le basi di una leadership duratura della Serie A e che invece si è trasformata in una delle zavorre che hanno progressivamente deteriorato “il campionato più bello del mondo”, la Lega prova a dare una nuova spallata a un sistema normativo ancora troppo burocratizzato e disincentivante. E lo fa con i numeri contenuti in un approfondito report che fotografa lo stato dell’arte nel Belpaese e all’estero in materia e con la forza di proposte di riforma che i club hanno elaborato sulla base dell’esperienza (non certo positiva) maturata in questi anni. Per rivedere l’attuale normativa per troppi versi lacunosa e inefficiente la Lega di Serie A ha dato vita nei mesi scorsi a una commissione tecnica guidata dal Dg della Fiorentina Joe Barone.
La situazione
In Italia si gioca in stadi inadeguati sotto il profilo della redditività e dei servizi rispetto all’evoluzione che ha avuto la “sport industry”. Nè potrebbe essere diversamente se si considera che 3 strutture su 4 sono state tirate su negli anni 40.
Finora ci si è mossi in ordine sparso. I “nuovi” stadi si contano sulle dita di una mano (Juventus, Udinese, Sassuolo e Frosinone) e hanno avuto storie diversissime tra loro. Tuttavia grazie alla legge sugli stadi del 2013 (poi corretta nel 2017) sono stati implementati negli ultimi 5 anni molti progetti, già in fase di realizzazione (Bergamo)
o alle prese con faticosi iter amministrativi (Cagliari e Bologna, ad esempio). Come ha spesso sottolineato anche l’ad della Lega Luigi De Siervo l’attuale quadro regolamentare presenta molti elementi da migliorare, dai tempi ancora troppo lunghi e indefiniti all’incertezza giuridica, dalla sostenibilità economico-finanziaria a rischio all’eccessiva ampiezza e indeterminatezza dei vincoli storici e architettonici connessi agli impianti. Nelle prossime settimane la Lega Serie A guarderà perciò con interesse alle iniziative che si stanno assumendo in sede parlamentare e governativa: dal decreto legge Semplifica-Italia in materia di riqualificazione urbana alla delega (86/2019) in materia di sicurezza degli stadi.
Il volano
Il volano offerto allo sviluppo dal settore sportivo d’altro canto può essere notevole, a partire dal contributo alla riqualificazione delle aree cittadine coinvolte. Dal 2000 in Premiersono Premier sono stati investiti negli stadi 4,9 miliardi, in Germania 2,1 miliardi, in Francia 2,1 miliardi e in Spagna 2,2 (Real e Barcellona hanno da poco pianificato ristrutturazioni dei loro storici impianti per un valore complessivo di 1 miliardo). Nonostante tutte le difficoltà sono attualmente in programma da parte di club di Serie A 10 interventi di rifacimento che prevedono 2,5 miliardi di investimenti. Questi ultimi secondo il report della Lega potrebbero trasformarsi in 20mila nuovi posti di lavoro, in un impatto sull’indotto da oltre 10 miliardi e in un gettito complementare di 1,5 miliardi in 5 anni da ricavi da stadio che si aggiungerebbero alla quota di 1,2 miliardi all’anno che il calcio già versa al fisco. Stadi più confortevoli e sicuri infatti sono cruciali per l’incremento del giro d’affari.
Attualmente i ricavi medi per spettatore a partita sono di 32 euro in Italia, 52 in Premier, 50 in Spagna e 39 in Germania. Scarsa redditività e complessità delle operazioni edilizie d’altro canto sono strettamente connesse in Italia alla condizione giuridica degli impianti che tra Serie A, B e C sono al 90% di proprietà pubblica. Rispetto alle 5 Top League europee soltanto in Francia si riscontra una maggiore presenza degli enti locali.
Tra le proposte dei club: tempi certi, iter semplificato e più spazi per leve finanziarie e compensazioni
Le proposte della Serie A
I club italiani hanno così elaborato 40 idee sintetizzate in 14 proposte per ingegnerizzare un quadro normativo più efficiente che assicuri un percorso amministrativo più veloce e certo, identifichi meglio le responsabilità dei vari attori e ampli le leve finanziare che permettono di rispettare la sostenibilità dei dossier. Tra queste ultime si parla ad esempio della possibilità che il club abbia al termine della concessione di 99 anni la proprietà dello stadio a titolo gratuito o a prezzo agevolato in ragione degli interventi di riqualificazione fatti, che venga fissata un’area di 500 metri dall’impianto per la sicurezza e di 2 km per le attività commerciali e di parcheggio di pertinenza della società nei giornigara, un’attenuazione dei vincoli culturali, paesaggistici e architettonici, e una deroga del requisito della contiguità delle opere complementari allo stadio. Inoltre si propone l’adozione di agevolazioni fiscali ad hoc, di un supporto all’accesso al credito agevolato attraverso l’intervento di Cdp e Ics, usando anche il gettito delle scommesse sportive, e infine il potenziamento delle forme di partnerariato pubblico-privato per le opere pubbliche e del project financing come fonte di autofinanziamento.