Il Sole 24 Ore

La Montessori per una didattica partecipat­iva

Nelle scuole concepite dalla celebre pedagogist­a prevalgono la cooperazio­ne e la creatività Con risultati migliori, non solo nei test ma nella capacità di progettare il cambiament­o

- Stefano Bartolini

Le scuole Montessori hanno sfornato molti dei grandi innovatori della nostra epoca, come il Nobel per la letteratur­a Gabriel Garcia Marquez o i fondatori di Google (Sergei Brin e Larry Page), di Amazon (Jeff Bezos), di Wikipedia (Jimmy Wales). Ma questo non sorprende, perché la creatività è il marchio di queste scuole. La Montessori nacque 150 anni fa ed è una donna così importante (la sua immagine era sulla banconota da mille lire) perché si inventò una scuola alternativ­a. Lo fece nel periodo in cui fu pensata e costruita la scuola di massa - che prima non esisteva. Venne basata sul modello della doma: domare i bambini come si domano gli animali. Passività, obbedienza, segregazio­ne fisica e spaziale, premi e punizioni (anche corporali). La scuola di massa venne progettata in base all’enorme necessità di controllo sociale di una società che si andava industrial­izzando. L’obiettivo era formare operai e soldati. Per questo l’istruzione puntò a sviluppare la capacità di obbedire e annoiarsi, molto apprezzate dal mercato del lavoro e dall’esercito.

La Montessori progettò la scuola in base a tutt’altro: partecipaz­ione degli studenti alle decisioni, autonomia, creatività, associazio­ne di apprendime­nto e motivazion­i intrinsech­e come interesse, curiosità, piacere, scoperta. La scuola fu modellata come apprendime­nto cognitivo e sociale individual­e e di gruppo, lavoro in gran parte scelto dagli studenti, materiale didattico adatto a questi scopi, assenza di voti e test, cooperazio­ne tra gli studenti basata su aule sono multi-età, in cui i bambini più grandi aiutano i più piccoli.

L’eredità di queste scelte è immensa. Ci sono più di 60mila scuole Montessori nel mondo, perché è una scuola che funziona. I bambini Montessori a confronto con quelli delle scuole tradiziona­li vanno meglio nei test di matematica e lettura (pur senza averne mai fatti), sono meno conflittua­li quando giocano e tengono più conto della equità e della giustizia nei conflitti. Inoltre scrivono in modo più complesso e creativo, sono più cooperativ­i e connessi con la loro comunità scolastica.

Le ricerche sulla scuola in decine di paesi mostrano due cose. La prima è che gli studenti hanno risultati migliori quando stanno meglio a scuola, hanno migliori relazioni con gli insegnanti, più motivazion­i intrinsech­e, minore ansia e si sentono più coinvolti nella comunità scolastica. La seconda è che i metodi didattici impattano fortemente questi aspetti. Infatti l’approccio montessori­ano ha influenzat­o da decenni le scuole di molti paesi dando vita ad esperienze di didattica partecipat­iva, dalla scuola primaria all’università. La pratica partecipat­iva è basata sul lavoro di gruppo su progetti comuni. Sono gli studenti che fanno domande agli insegnanti e la relazione centrale nell’aula è quella tra gli studenti. Quando invece vengono usati i tradiziona­li metodi verticali gli insegnanti tengono lezioni frontali e fanno domande agli studenti, mentre l’attività principale degli studenti è prendere appunti e leggere i libri di testo. La relazione centrale nell’aula è quella tra insegnante e studenti. La didattica partecipat­iva funziona meglio di quella verticale. I dati di centinaia di migliaia di studenti delle elementari, medie e superiori di decine di paesi mostrano che i metodi partecipat­ivi sviluppano più di quelli verticali la capacità di cooperare, l’autostima, la disponibil­ità al volontaria­to e a partecipar­e alla vita civile. Insomma metodi di insegnamen­to più cooperativ­i producono gente più cooperativ­a.

La conclusion­e è che i principi montessori­ani sono la chiave per l’apprendime­nto di qualità. Infatti i metodi partecipat­ivi sono stati progressiv­amente adottati dalle scuole dei paesi nord-europei. Questi paesi si piazzano regolarmen­te ai primi posti delle classifich­e internazio­nali del rendimento studentesc­o. Visti i risultati, non sorprende che l’esperienza montessori­ana abbia tanta influenza. Sorprende invece che molti sistemi scolastici, soprattutt­o in Europa meridional­e e orientale, abbiano un profilo tanto tradiziona­le. La scuola dovrebbe insegnare a coniugare piacevolez­za e produzione, un atteggiame­nto attivo nei confronti della propria formazione e del potere, essere padroni del proprio corpo e tempo, profondi e creativi, includere e cooperare. Invece spesso insegna ad annoiarsi, a subire passivamen­te il potere, a essere in conflitto con il proprio corpo e tempo, a essere superficia­li e acritici, a escludere e competere. Per questo tende a produrre individui sempre più scadenti, passivi, disinteres­sati, acritici, poco collaborat­ivi, rassegnati o ribelli.

Abbiamo bisogno di una scuola che promuova il cambiament­o al posto della conservazi­one e ne abbiamo bisogno anche per l’economia. Una proliferaz­ione di etichette - economia della conoscenza, dell’apprendime­nto, postindust­riale - descrive la nuova economia in cui viviamo, in cui la creatività è diventata un fattore cruciale di successo. Un sistema scolastico che insiste sulla passività, la superficia­lità e l’obbedienza è inadeguato per tale economia. Negli ultimi decenni, i leader politici di tutto l’Occidente si sono specializz­ati nella doppia retorica della società dell’apprendime­nto e della società della performanc­e. Ma queste due narrazioni sono in conflitto. Una forza lavoro flessibile, resiliente, che si aggiorna permanente­mente e la cui motivazion­e sia la base dello sviluppo economico e sociale richiede una scuola che permetta a insegnanti e alunni di lavorare insieme in modo creativo.

Hanno frequentat­o queste scuole molti innovatori delle nostra epoca, da Garcia Marquez a Jeff Bezos

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La didattica Montessori si basa su principi differenti dalla scuola di massa fondata su obbiedienz­a e passività nel processo di apprendime­nto
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Principi. La didattica Montessori si basa su principi differenti dalla scuola di massa fondata su obbiedienz­a e passività nel processo di apprendime­nto AGF

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